Demenza senile da Alzheimer: recenti studi proverebbero uno stretto legame fra l’insorgenza della malattia e l’inquinamento atmosferico.

La causa più comune di demenza è rappresentata dall'Alzheimer (nella foto del titolo lo scienziato che ha dato il nome alla malattia), un termine generale utilizzato per indicare una particolare forma di involuzione senile caratterizzata dalla perdita di memoria e di buona parte delle altre capacità cognitive, in forma abbastanza grave, tale da interferire con la vita quotidiana, non consentendone il corretto svolgimento. La malattia di Alzheimer rappresenta il 60-80% dei casi di demenza e non fa parte del corredo sintomatologico involutivo  proprio dell'invecchiamento;  il maggiore fattore di rischio noto è l'aumento dell'età, e la maggior parte delle persone affette da Alzheimer ha mediamente circa 65 anni, ma esistono forme in cui la malattia ha un  esordio assai precoce.

Si tratta di una malattia progressiva, inesorabilmente destinata a peggiorare nel corso degli anni. Nelle sue fasi iniziali, la perdita di memoria è modesta, ma con l'Alzheimer in fase avanzata, gli individui perdono la capacità di continuare correttamente una conversazione e non sono più in grado di riconoscere il loro ambiente. Anche se le attuali terapie per il morbo di Alzheimer non possono fermare la progressione della malattia, è possibile rallentare temporaneamente il peggioramento dei sintomi della demenza e migliorare la qualità della vita delle persone colpite dall' Alzheimer e quella dei loro familiari. Le cause dell'insorgenza della malattia comprendono probabilmente una combinazione di fattori genetici, lo stile di vita e le condizioni ambientali in cui i pazienti si trovano a vivere. L'importanza di uno qualsiasi di questi fattori nell'aumentare o diminuire il rischio di sviluppo del morbo di Alzheimer può variare da persona a persona. La malattia si presenta con il carattere di malattia genetica dominante; oltre l'età, vi è una maggiore incidenza della malattia nel sesso femminile in proporzione maggiore rispetto ai pazienti di sesso maschile; inoltre si devono tenere in debita considerazione le alterazioni dovute a esiti di traumi cranici.  Recenti studi aggiungono alle cause fino ad ora accertate, anche i danni derivati dall'esposizione all'inquinamento atmosferico, che sembrerebbe aumentare la possibilità di contrarre la malattia e sviluppare la demenza, fino al 40% dei casi. 

Quando si parla di inquinamento atmosferico, si intendono le alterazioni della miscela dannosa che ci troviamo a respirare, specie nelle aree urbane, costituita da diversi componenti tra cui, oltre i gas, troviamo composti chimici, metalli e minuscole particelle sospese nell’aria.  L'esposizione a lungo termine o il trovarsi occasionalmente esposti ad alti livelli di inquinamento atmosferico, nel lungo periodo risultano pericolosi, poiché si verificano condizioni patologiche in grado di determinare danni consistenti all’apparato respiratorio e cardiaco che colpiscono i polmoni e il cuore, ma non solo. La maggior parte delle ricerche si è concentrata su un componente dell'inquinamento atmosferico noto come particolato fine o PM 2.5 – minuscole particelle sub-millimetriche 40 volte più piccole del diametro di un capello umano.

Una particolare forma del ferro nota come magnetite, viene sovente rintracciata all'interno del particolato fine, e può essere studiata nel corpo grazie alle sue proprietà magnetiche. Le particelle di magnetite vengono rilasciate nell'aria bruciando combustibile; uno studio sul tessuto cerebrale di persone di Città del Messico e Manchester condotto nel 2016, ha confermato che la magnetite da inquinamento atmosferico è in grado di attraversare le membrane protettive situate all’interno del cranio a protezione dell’encefalo, e depositarsi in quest’ultimo. Utilizzando uno speciale microscopio elettronico, i ricercatori hanno esaminato le proprietà superficiali delle particelle di magnetite per dimostrare che sono state generate alle alte temperature trovate in un motore, piuttosto che attraverso altri processi naturali. Questo studio ha confermato che il materiale particolato fine può passare nel cervello attraverso il flusso sanguigno o direttamente attraverso il sottile rivestimento del naso.

Le particelle sono state rintracciate all'interno di depositi proteici che prendono il nome di placche amiloidi, abbondanti nel tessuto cerebrale  nella patologia legata all’Alzheimer. Questo fa pensare che la magnetite potrebbe essere coinvolta nello sviluppo di tale malattia degenerativa. Tuttavia, lo studio non ha ancora dimostrato che la magnetite possa essere coinvolta nella formazione di placche amiloidi o possa portare alla morte delle cellule cerebrali. La possibile spiegazione alternativa, è che particelle di magnetite possano entrare nel cervello tramite l’inalazione di aria inquinata e depositarsi in placche amiloidi, come conseguenza dei processi di smaltimento dei rifiuti cerebrali.

Vi sono comunque studi sui topi che hanno dimostrato alcuni degli effetti legati alla respirazione di aria inquinata sul cervello: i topi che sono rimasti esposti all'aria inquinata proveniente da strade ad alta intensità di traffico, mostrano cambiamenti biologici, noti per causare danni al cervello, fra questi un aumento dei livelli della proteina amiloide, uno dei segni distintivi del morbo di Alzheimer. Tuttavia, sappiamo da studi di imaging del cervello umano che un aumento della proteina amiloide del cervello, da solo, non significa necessariamente che possa svilupparsi la malattia di Alzheimer.

Anche se non è stato ancora dimostrato con certezza un legame diretto tra l'inquinamento atmosferico e il morbo di Alzheimer, vi sono tutt’ora seri indizi di un suo coinvolgimento e se molte domande attendono ancora una risposta, un numero crescente di studi e sperimentazioni sull'esposizione all'inquinamento provenienti da tutto il mondo, associati a tecniche sempre più sofisticate per dimostrare la presenza di particolato fine nel cervello e nel corpo, suggeriscono che vi siano alte probabilità che l'inquinamento atmosferico abbia pesanti  responsabilità nell'insorgenza di disturbi cognitivi. La scarsa capacità di apprendimento, la perdita graduale di memoria e della capacità motoria in persone esposte a livelli elevati di sostanze inquinanti debbono dunque far pensare che, fra i vari danni noti causati dall’eccessivo inquinamento, vi siano non solo danni ormai accertati e ben documentati alle vie aeree, ma associate a queste, vi sia la degenerazione senile legata anche all’Alzheimer, fornendo un ulteriore motivo per accelerare  l’introduzione di abitudini più sobrie nella gestione della nostra vita, a cominciare da una migliore  ottimizzazione del traffico urbano, imponendo un graduale passaggio al maggiore utilizzo di energia elettrica, a fronte di un ancora eccessivo consumo di combustibili fossili, elemento questo che rappresenta l’inizio su cui lavorare e da cui può originare  una migliore qualità ed una maggiore salubrità della vita.

 

 

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foto magnetite da : https://www.bing.com/images/search?q=magnetite&FORM=HDRSC2

 

 

 

 

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Articolo pubblicato il 14/07/2019