Una rara patologia: l'apotemnofilia o desiderio di auto amputazione di un segmento del proprio corpo

Una delle principali preoccupazioni di una gran parte delle persone, anche in questo tormentato periodo, rimane l’amore e la cura del proprio corpo, come è dimostrato dal grande successo della chirurgia estetica. Per questa, complice una tecnologia sempre più sofisticata capace di consentire agli specialisti interventi impensabili nei decenni precedenti, si spendono somme notevoli nel tentativo di cancellare i segni del tempo e poter presentare il più a lungo possibile un aspetto giovanile. Ma non tutti desiderano migliorare il proprio aspetto; esiste infatti una, fortunatamente rara, condizione patologica in cui gli individui desiderano  l'amputazione di parti del proprio corpo, addirittura l’asportazione di un arto sano.

Si tratta di una condizione patologica rara, definita “apotemnofilia”, un termine usato per la prima volta nel 1977. Da allora sono state prodotte  statistiche e studi di gruppi di pazienti, con l’intento di comprendere quale possa essere la causa di un simile, insano e raro desiderio.  È interessante notare che nella maggior parte degli individui, l'arto bersaglio dell'amputazione non è affetto da alcuna patologia, trattandosi dunque di un segmento corporeo del tutto normale. Ancora, per quanto possa sembrare strano, sono descritte persone che desiderano diventare paraplegiche, mentre più rari sono gli individui che cercano di procurarsi volontariamente una privazione sensoriale, come la cecità o la sordità.

Si tratta di pazienti  che soffrono del Disturbo dell'Identità Corporea (Body Integrity Dysphoria o BID), una  situazione di angoscia interiore che porta a provocarsi atti di mutilazione che sfidano la nostra comprensione. Mentre molti provano un'ansia terribile al pensiero di essere costretti ad una amputazione, purtroppo esiste questo raro disturbo che provoca in alcuni soggetti il desiderio di perdere uno o più arti, facendoseli amputare volontariamente.

Essendo una forma patologica molto rara, è di conseguenza poco nota. E’caratterizzata dal fatto che persone fondamentalmente sane, a causa di un disturbo neurologico, hanno difficoltà a riconoscere una o più parti del loro corpo come appartenenti a loro. Anziché percepirle come proprie, “sentono” alcune parti del loro corpo esattamente al pari di corpi estranei, ed è questo il motivo  che fa nascere in loro il desiderio di separarsene e di volersi far amputare, o di auto amputarsi, privandosi di ciò che avvertono come un’escrescenza a loro estranea. E’ anche interessante notare che, in taluni casi, il desiderio raggiunge una tale intensità che si trasforma in una sorta di eccitazione sessuale.

E’ questo un argomento di difficile comprensione risultando a dir poco problematico il concetto di una qualsiasi connessione tra il piacere personale e l'amputazione; alcune correnti di pensiero ritengono che l'idea di auto-privazione di un arto risalga a traumi infantili, per lo più riferibili alla vista di un amputato, rimanendo da allora ben impressa nella coscienza. Si tratta dunque di un disturbo psichiatrico tale da indurre nel soggetto la necessità di diventare disabile, anche se per ottenere il risultato sperato, in alcuni casi gli è necessaria una struttura in cui sia possibile eseguire interventi complessi.

Non essendo però contemplato l’autolesionismo, questi soggetti tendono a ferirsi da soli con l’intento di causare un'infezione irreversibile, fino all’insorgenza di una cancrena dell'arto di cui ci si vuole sbarazzare. In questo modo, i medici si troveranno di fronte ad una unica possibilità terapeutica, quella di amputare un arto ormai gravemente compromesso da una grave infezione.

Nonostante la possibilità di diagnosticare con certezza il disturbo, ne rimangono ancora pressoché sconosciute le cause, anche se raffinate metodiche  di ultima generazione, quali TAC e Risonanza Magnetica hanno dimostrato la presenza di anomalie strutturali nella corteccia cerebrale, specie in sede frontale.

Vengono attribuiti inoltre a tale comportamento turbe sia di natura neurologica che psicologica, fino ad avanzare l’ipotesi che tali soggetti per cause non facili da individuare, sentendosi in pericolo di vita, vittime di qualcosa di analogo ad un predatore che li abbia afferrati, al pari di una lucertola che si priva di un frammento del corpo, in genere la coda, per poter fuggire dal pericolo mortale, e non rinunciare alla propria vita, sia pure se gravata da una seria  menomazione.

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Articolo pubblicato il 30/04/2021