La causa prima di tutte le cose …

… è in ciascuno di noi, ma non si impone a noi, lasciandoci sufficientemente spazio di azione per arrivare a sperimentarla direttamente solo dopo che l’abbiamo compresa ed accettata attraverso un processo coerente.

Quanto segue si riferisce all’incontro n° 71 del 18.01.2022 che è stato suddiviso in 6 articoli. Questo è il n°6.

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La causa prima della nostra esistenza in vita tiene in piedi tutto ciò che avviene nell’universo, negli universi, senza mai mostrarsi a noi come cerchiamo di scoprire in ogni modo, ricercandola secondo principi surrogati degli originali. Per questo, al posto di trovare risposte coerenti, ogni risposta che riceviamo apre sempre altri innumerevoli quesiti che finiscono per disperdere la capacità di visione necessaria alla loro comprensione nel piano originale della creazione continua.

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Mi ricollego a tante cose che hai detto in queste settimane. Il piano di vita originario è molto più ampio di ciascuno di noi. Noi siamo una parte di esso in un determinato momento. In qualche modo.

 

No, solo che noi ci sentiamo tali.

 

Quindi la cosa è ancora più complessa … noi ci sentiamo tali! Il piano di vita arriverà comunque al suo compimento. Da quello che ho capito puoi andare avanti e indietro ma prima o poi là arrivi.

 

Certo!

 

E quindi questa è consapevolezza superiore!

 

No, non lo è!

 

Che cosa è allora? È qualcosa che trascende!

 

No, perché su questi presupposti noi costruiamo un’altra teoria, altre credenze e altre trappole psichiche.

 

Quindi è una questione complessa. Più complessa!

 

Lo è solo perché passa attraverso di noi e noi ne siamo i decodificatori. Perciò potrei, come fa una certa parte degli orientali, stabilire o riconoscere un certo stato di essere come trascendente e intanto non curarmi del fatto di star morendo di fame senza fare niente. Semplicemente vivono, anche se si sdraiano su letti di cacca di vacca, senza farsi toccare dal lezzo che emanano, perché prodotto da un essere vivente ritenuto sacro. Ok, se per loro va bene così, nessuno deve disturbarli: seguiranno il loro cammino in cui probabilmente tutto ciò è compreso ed ha un senso. Ma ogni individuo ha la propria via e non ci sono due individui e due vie perfettamente identici. E così è per ognuno; ognuno ha la propria via da seguire e quindi farà e gli andrà bene fare (anche lamentandosene) quello che si troverà davanti, qualunque cosa ne pensino altri. E, naturalmente, se a quella persona va bene così, nessuno lo disturberà, anche quando potrà apparire diversamente (poiché fa comunque parte della sua strada). Tali fatti seguiranno la legge di attrazione gravitazionale e polarità inverse. Inequivocabilmente. Se ancora state ascoltando tutto ciò che vado dicendo vuol dire che in qualche modo avete compreso che c’è qualcosa che non va, o che sfugge, in ciò che accade, anche se è la migliore condizione possibile, viste le circostanze e noi stessi. C’è qualcosa che sfugge principalmente a noi stessi. E quando questa impressione diventa insostenibile risulta evidente che siamo chiamati in prima persona a fare quello che è necessario per comprendere cosa ci sfugge. E poi fare la propria parte nel piano per cambiare le cose che devono essere cambiate, nel modo in cui (non lo decidiamo noi) devono essere cambiate. Ma come? Abbattendo a fucilate tutte le restanti parti degli otto miliardi di individui che non la pensano come noi? Beh, la vedo un po’ dura anche solo dal punto di vista pratico. Non ci sarebbe neanche il tempo sufficiente per farlo (ovvero non basterebbe ad una sola persona il tempo a sua disposizione, quello della sua intera vita, anche se vivesse più di cento anni). È matematico!  Non si deve disturbare una persona che sta bene così come vive, altrimenti finirà per disturbare anche te e non ti mollerà più; diventerai il suo capro espiatorio. Comincia, se puoi, a prendere in considerazione anche ciò che è molto simile a ciò che dicono e hanno detto altri, che non conosci personalmente e sono distanti da te, e perfino quello che ti sta dicendo quella persona che tu conosci e ti è vicina. Anche se non è necessaria la presenza fisica: ci sono altri meccanismi che si mettono in atto per raggiungere tale finalità a prescindere da ciò. Quindi potete pensare e comprendere bene a cosa mi sto esponendo attraverso queste parole. Specialmente verso quelle persone con cui ho legami di sangue o rapporti stretti.

 

Certamente! Sono fattori importanti e questo è un aspetto pratico.

 

Lo stupore generato è conseguente all’osservazione del fatto che tutto ciò stia avvenendo in questi termini, ovvero che ciò che viene detto possa essere ascoltato senza immediatamente essere cassato. Poi posso aver detto un mucchio di stupidaggini, ma intanto quella o quelle persone avranno cominciato a pensare con la propria testa, o almeno saranno state stimolate a farlo. E anche se uno solo lo avrà fatto solo quella volta, ciò sarà bastato a cambiare qualcosa in tutti e in ciascuno. Che lo si voglia o no. A queste conseguenze niente si può opporre. Neppure l’intero universo vi si può opporre, essendo una legge funzionale, originale ed essenziale, alla quale esso stesso è sottoposto. Ecco perché vale il detto “ se cambi te stesso cambi anche il mondo”. È una realtà ineludibile! Non è una espressione poetica o fantasiosa! È la realtà dei fatti! Ma per poterne comprendere la potenza occorre comprenderne il senso, i legami e le leggi che ciò sottende. Allora potrai affidarti a qualcosa che prima era solo fede cieca. Inutile! Si inizierà ad agire o lasciare che accadano delle cose osservandone le conseguenze senza giudicare e reagire immediatamente in modo automatico. Comprendendo che tutto ciò che accade segue leggi e finalità precise ed integrate coerentemente in un quadro generale di massima. E avendo compreso ciò, si potrà anche, altrettanto facilmente, comprendere, vedendo accadere una situazione, quali ne saranno le conseguenze. E se vuoi che le cose cambino occorre andare alla radice da cui esse traggono vita. Radice posta in te stesso allo stesso modo in cui è presente anche negli altri e in tutte le cose. E non, come siamo abituati a fare, a cercare o individuare la causa limitandosi a prendere in considerazione solo ciò che sta immediatamente prima di esse o appena prima di quella. Perché la catena di cause e conseguenze è lunga quanto serve ad arrivare alla causa prima posta in te stesso. In altre parole tutto ciò che ci accade segue un’unica causa che ci è sconosciuta, ovvero della quale ignoriamo l’esistenza e di cui nessuno vuole scoprirne l’esistenza, perché è più semplice e comodo trovare una immediata giustificazione al fatto, come se esso fosse limitato e separato dalla realtà. La violenza è causa dei gruppi violenti. Che scoperta! Oppure i gruppi violenti sono la causa della violenza? A che serve porsi questa domanda e trarne considerazioni se ci fermiano solo a cercare la prima risposta che consideriamo sufficientemente vera e giusta, senza andare davvero alla radice di ciò che poi si esprime in tali comportamenti? Alcuni dicono che la violenza dei gruppi violenti è radicata nella loro infanzia violenta. Grazie! E a cosa ci porta questo? Possiamo cambiare la loro infanzia? Tutto ciò è una serie di stupidaggini che ci raccontiamo e condividiamo, assumendo atteggiamenti da esperti in materia senza saperne veramente quasi nulla, al solo scopo di giustificare il nostro scriteriato modo di agire conseguente, che finisce solo per aggravare ulteriormente la situazione. Infatti l’infanzia violenta non è che una delle conseguenze di cause mai indagate, alla quale ci si ferma per incapacità di intendere e volere altro, definendola (in alcuni ambiti medici e di ricerca specifici) causa prima per tagliare corto e non mettere in discussione i propri convincimenti e potere. Ma occorre fare almeno un solo passo che abbia un senso, che non deve essere spiegato a nessuno se non a noi stessi. Se compiamo tale passo se ne vedono immediatamente le conseguenze ed accettandole il mondo dovrà “per forza” cambiare, anche se per una piccolissima sua parte. Non potrà più essere come prima. E quanti più passi e cambiamenti permetteremo che avvengano dentro di noi, abbandonando schemi, presupposti, credenze e quanto altro al quale ci teniamo abbrancati, vedremo cambiare il mondo intorno a noi. Ed ora un piccolo aneddoto. Durante la mia vita lavorativa ho fatto cose assurde. Per esempio lavorare contemporaneamente per tre concorrenti sulla stessa cosa. Cosa che a quel tempo significava poter finire in galera. Però tutti e tre sapevano che stavo lavorando per tutti e tre. E quando mi presentai al capocommessa egli mi prese in disparte e, dicendomi di essere al corrente della situazione, mi accusò di fare il triplo gioco mentre avrei dovuto condurre le mie azioni solo secondo le sue regole. Al che risposi ringraziandolo ma facendo presente che quel lavoro mi era stato affidato per essere condotto in porto nel modo migliore per tutti coloro che ne erano coinvolti e che se non lo avessi fatto io sarebbe toccato farlo a lui e agli altri due, mentre io avrei potuto tranquillamente dedicarmi comunque e responsabilmente allo stesso modo ad un altro lavoro. Per me una situazione valeva l’altra, avrei sempre fatto un lavoro. Ma quel particolare lavoro se non l’avessi fatto io, a cui loro stessi mi avevano dato delega, lo avrebbero dovuto fare loro in prima persona (poiché non c’erano altre possibilità di sostituzione causa tempi ristretti e penali conseguenti). Immediatamente egli convocò i suoi sottoposti ai quali ordinò di mettersi a mia completa disposizione per fornirmi tutta la operatività e il materiale richiesto perché potessi procedere. Mediai quindi la situazione, portando in porto il progetto per tutte le tre parti in gara, diversificato secondo le loro specifiche caratteristiche, ma in modo compatibile tra di loro e tutto andò come doveva andare, con soddisfazione di tutti. Per fare una cosa simile occorre però essere chiaro e trasparente con se stesso e con gli altri. Devi poter essere in grado di accettare anche di perdere quel lavoro. Altrimenti cercherai un compromesso che ti porterà altrove, dove ti impantanerai insieme a tutti. Mi rivolgo particolarmente a te R. perchè hai avuto una esperienza di lavoro molto simile alla mia e hai avuto l’ardire di proporre al tuo datore di lavoro di confrontarsi con me su un lavoro senza vie di uscita.

 

Certo! Mi ricordo, come no!

 

Quindi trovare uno come te che abbia accettato di proporre una cosa del genere, sapendo quali fossero i rischi, vuol dire aver trovato in te una risposta chiara che ti abbia fatto comprendere che ciò che ritieni impossibile invece può essere fatto tranquillamente. Dipende solo da te. Dipende da quanto sei disposto a rischiare nella tua vita e da quello che per te è riferimento di valore. Se ciò può valere per una cosa così piccola, quanto più può valere per la vita intera?

 

Riassumeno quanto detto finora, ricordo che nessuna delle parole che ho detto è vera, né che vale qualcosa, allo stesso modo in cui quanto percepiamo non è verità, ma tutto serve affinché qualcosa dentro di noi si muova e il nostro vero essere produca da esso quegli spunti, quelle sollecitazioni che ci permetteranno di osservare, comprendere ed accettare ogni cosa per come è e per ciò che ne deriverà.

 

Dopodichè trovare la direzione della propria strada, gli aiuti possibili e necessari, saltare fuori dal fossato nel quale si è finiti, diventa una possibilità reale, ma solo perché avremo liberato l’unica cosa che lo può fare, quella cosa che non ha nulla a che fare con ciò che noi crediamo di essere, di fare e di potere. Ed altro ancora. Quella cosa che usa noi stessi come strumento per poterlo fare. Terminiamo qui questo incontro. Il prossimo sarà l’ultimo della serie a cui seguirà ancora un incontro di ricapitolazione ed un altro in cui porre le basi per andare oltre. Abbiamo a disposizione tutto il tempo che serve se solo evitiamo di riempirlo di cose, solo per non impegnarci a fare gli sforzi per andare oltre le abitudini e la nostra “comfort zone”.

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Fine dell’incontro

 

foto e testo

pietro cartella

 

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Articolo pubblicato il 30/05/2023