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Voci e cose dal Piemonte
Casa Alessia dona solidarietà da Novara al mondo
di Ezio Marinoni
Articolo di Milo Julini
Pubblicato in data 18/09/2020

Nel pomeriggio di sabato 12 settembre 2020, nei locali del Broletto di Novara, si è svolta una insolita manifestazione.

Nel mese di marzo Casa Alessia ha deciso di agire a favore dell’Ospedale Maggiore di Novara nella lotta al Coronavirus, avviando una raccolta fondi e acquistando direttamente le attrezzature richieste dalla direzione sanitaria per combattere l’emergenza, donandole direttamente al nosocomio con un abbattimento dei tempi che altrimenti l’ente pubblico dovrebbe rispettare per gli appalti.

Vi è stato uno stanziamento fondi della Onlus, a metà marzo, di 19.450 euro, derivanti da parte del 5×1000 ricevuto. Molti privati, aziende ed enti hanno aderito all’iniziativa donando ulteriori fondi che hanno consentito di ordinare ulteriore materiale sanitario. L’elenco completo dei sostenitori, periodicamente aggiornato, è disponibile sulla pagina Facebook della rivista di Casa Alessia “InformAle”.

Grazie alle numerose donazioni ricevute, al 10 aprile 2020 Casa Alessia ha ordinato e consegnato all’Ospedale di Novara materiali medicali e attrezzature specifiche per il Coronavirus per un importo di € 85.000.

Durante l’estate è venuta l’idea inedita: chiedere un gesto di solidarietà a tanti pittori per allestire una inusuale mostra, all’interno della Galleria d’Arte Moderna Paolo e Adele Giannoni, che ha messo a disposizione le sue sale. Ogni artista avrebbe potuto donare una o più opere, esposte nella Galleria stessa, che al termine della manifestazione sarebbero state donate, in seguito ad estrazione, a tutti i donatori che avevano sostenuto Casa Alessia in primavera.

La partecipazione è stata grande, in tutti i sensi: moltissimi gli artisti presenti, molti i donatori (avvisati tempestivamente dai volontari della Onlus) a ritirare il loro “premio”.

Erano presenti opere di tutti i generi: dal paesaggismo classico, all’arte moderna e contemporanea, realizzate in modi diversi, esaltando così la poliedricità dell’arte figurativa, ancora attualissima nonostante la malcelata pretesa della fotografia di sostituirsi ad essa.

Era presente il Presidente, Giovanni Mairati, instancabile animatore di Casa Alessia, con i volontari e le volontarie che partecipano con passione ai progetti.

Il Comune di Novara ha permesso e favorito la manifestazione, per dare visibilità al bene prodotto dalla solidarietà.

Non vi è stata autocelebrazione, soltanto la consapevolezza di essere inseriti in una società piena di bisogni, con nuove povertà e difficoltà che emergono da ogni parte: il virus che ha fermato il mondo è stata soltanto l’ultima occasione per mettere in atto solidarietà e beneficenza, a dimostrazione che il bene che si fa ha un potere circolare di irradiazione verso gli altri.

Adesso altre sfide attendono Casa Alessia: il suo lavoro può essere seguito e sostenuto attraverso il sito www.casalessia.it.

 

Fra i tanti progetti realizzati, in Italia e nel mondo, è significativo la realizzazione di un nuovo asilo antisismico a Norcia, dopo il terremoto (inaugurato il 22 dicembre 2016), in una zona dove l’intervento pubblico e istituzionale è tuttora carente e in forte ritardo.

Mi piace, al termine di questa breve cronaca, raccontare chi sia stata Alessia.

Nel 2003, appena sedicenne, vince una borsa di studio offerta ai figli dei dipendenti della Barilla (la mamma Paola in quel periodo lavorava nello stabilimento di Novara).

Questa borsa di studio le permette, tramite Intercultura, di trascorrere un anno scolastico all’estero, in un paese a sua scelta. Alessia, amante dei luoghi con usi e costumi diversi dai nostri, sceglie l’Ecuador: uno Stato povero e con molti problemi, proprio questo per lei è un motivo in più per andarci.

Nelle sue e-mail, oltre a raccontare come trascorre il tempo da studentessa all’estero, c’è spazio per immaginare quello che vorrebbe fare “da grande”.

Voglio studiare qualcosa che mi permetta di aiutare questi paesi del terzo mondo. E’ un progetto che ho in testa, non è un castello fatto con le carte da gioco, è qualcosa di concreto, qualcosa che voglio fare seriamente”.

“Oggi sono andata in un orfanotrofio femminile. Da quando sono uscita di lì mi sento piena d’amore, di affetto, come se queste bimbe mi avessero ricaricato le pile e ugualmente depressa. Sono piccolissime ma sicuramente più grandi di me. Hanno veri sentimenti, provano amore per qualsiasi cosa… sono fuori da quel posto ma il mio cuore è rimasto lì. Vivo in una realtà difficile… è la triste realtà del paese che sempre più mi sta rubando il cuore. Voglio fare qualcosa nel mio piccolo… e lo farò…ho in mente un progetto che però deve essere realizzato”.

Il 10 giugno 2004 subisce uno shock allergico che la fa andare in coma, all’ospedale di Quito. La ripresa e il ritorno alla vita sembrano un sogno o un miracolo.

Quando si è ripresa del tutto, Alessia racconta di aver visto, durante il coma, una luce gialla intesa e di aver provato un senso di benessere incredibile. Ricorda persone con i capelli lunghi e biondi, che pregavano vicino a lei. Dice che la sua bisnonna le ha parlato, dicendole che quello non era il suo momento e che doveva tornare indietro.

Oltre a queste “visioni”, racconta particolari che in quel momento sembrano privi di senso. Nel “sogno” ha avuto la visione del suo funerale: una funzione allegra, con la gente batteva le mani. Si ricorda di aver visto diverse bare e di aver commentato: “…e tu mamma non c’eri”.

Alessia tutte le mattine chiede di ricevere la Comunione, nonostante in precedenza non fosse praticante. Chiede di portare fiori gialli alla Madonna nella cappella dell’ospedale; vuole braccialetti, collane e orecchini gialli. Era come se quello, il colore della luce, fosse diventato il suo colore.

Il 2 luglio 2004 avviene finalmente il rientro a casa. Il suo aereo parte da Quito e fa scalo tecnico a Panama, poi riparte alla volta dell’Italia, ma durante il decollo ha un incidente e si schianta contro un hangar. Muoiono sette persone, tra le quali Alessia e sua mamma Paola.

Questa è, in breve, la storia di Alessia.

Lei è dentro Casa Alessia, che porta il colore giallo in sua memoria, e tutte le attività della Onlus.

Acquistare una copia del libro “Il sogno di Alessia”, scritto da Gianni Del Bello, Edizioni Leucotea, è un modo per conoscere questa ragazza speciale ed aiutare l’associazione che porta il suo nome.

@Ezio Marinoni

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