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Musica
Incontro con Mauro Borgioni
Il celebre basso-baritono umbro ci parla della sua carriera e del concerto che terrà martedì 15 dicembre alle 18.30 per Intrecci Barocchi Streaming.
Articolo di Giovanni Tasso
Pubblicato in data 12/12/2020

Il repertorio vocale barocco vede una netta predominanza dei registri femminili di soprano e contralto, che – insieme ai controtenori – oggi lasciano obiettivamente uno spazio piuttosto ridotto per i tenori, i baritoni e i bassi. Per rendersene conto basta pensare che, a parte le grandi opere sacre come le passioni e gli oratori, dove sono presenti tutte le voci femminili e maschili, da quelle più acute a quelle più gravi, nei melodrammi del Sei-Settecento i ruoli dei protagonisti venivano quasi sempre affidati ai castrati e ai soprani, così come le cantate, che in larga maggioranza furono concepite per le voci di soprano e contralto.

 

Per questo motivo, molti tenori e bassi tendono a concentrare la propria attenzione sul repertorio fiorito dal Romanticismo in avanti, che offre una scelta tanto ampia quanto allettante, a partire dai Lieder di Schubert, per arrivare ai grandi personaggi dell’opera e ai capolavori vocali dei compositori russi. Incontrando Mauro Borgioni – uno dei bassi barocchi più affermati e richiesti a livello internazionale – la prima domanda che mi è venuto in mente di porgli è proprio legata a questa considerazione. In poche parole, quando ha deciso che al posto dei grandi protagonisti (o antagonisti, in quanto basso-baritono) dell’opera ottocentesca avrebbe eletto a core-business della sua attività di cantante le opere sacre e profane dei grandi autori del Sei-Settecento? «Potrei dire che si è trattato di un amore a prima vista! La mia storia musicale è iniziata cantando in un coro, dove il direttore iniziò fin dalle prime prove a metterci sotto mano partiture di autori rinascimentali, barocchi e del XX secolo. Date queste premesse, per me è stato del tutto naturale iniziare a esplorare il repertorio vocale, con tutto ciò che ne consegue, ossia l’acquisto di centinaia di CD e di partiture e l’inizio degli studi di canto».

 

Questa risposta mi può andare bene in linea generale. Ma – da inveterato curioso – io volevo sapere se in un futuro più o meno remoto Mauro si vedrebbe a interpretare personaggi come il Conte di Luna di Giuseppe Verdi. La risposta a questa domanda non poteva essere più categorica. «No! Il mio sogno proibito è Wagner più che Verdi. Ti confesso che uno dei personaggi che mi piacerebbe interpretare prima o poi è quello di Amfortas [il sovrano del mitico regno del Graal di Parsifal, l’ultima opera di Wagner]».

 

Torniamo nel mondo reale e facciamo un passo indietro per scoprire quali sono state le persone che hanno contato di più nella formazione di Mauro e i modelli che lo hanno aiutato a compiere le prime scelte importanti della sua carriera. «Le persone che mi hanno seguito sono tante, perché il mio percorso di formazione è stato molto articolato. Ho iniziato il mio iter in Conservatorio, poi mi sono trasferito a Milano, per seguire i corsi della Scuola Civica, dove ho approfondito il repertorio e lo stile barocco. In seguito per perfezionarmi sono stato in Francia e in Germania e poi di nuovo in Italia... In questo percorso ho potuto contare su insegnanti, colleghi e amici, che mi hanno seguito sia sotto il profilo musicale sia sotto l’aspetto umano. Per quanto riguarda i modelli, beh ci sono parecchi cantanti, ensemble e direttori che seguo con grande attenzione, ma credo che un modello preciso non esista, visto che il repertorio vocale è così vasto e variegato che non si può incasellare.

 

A questo proposito, a volte mi piace sperimentare, prendendo spunti da qualche artista che apprezzo in modo particolare, per poi applicarli a un contesto diverso. Per esempio, mi è capitato di ascoltare con grande attenzione la pronuncia di alcuni cantanti tedeschi, applicando poi alcuni loro passaggi, schemi e dettagli al repertorio italiano. Personalmente, credo che per approcciarsi meglio a un’area stilistica ben precisa sia molto interessante avere anche punti di vista “fuori confine”».

 

A proposito di estero, il mio ospite è da tempo richiesto dai teatri e dalle stagioni di parecchi paesi stranieri, che ne apprezzano non solo il timbro, al tempo stesso potente e pastoso, ma anche – e forse soprattutto – le raffinate doti interpretative, che gli permettono sempre di ottenere grandi ovazioni dal pubblico e recensioni entusiastiche dalla stampa specializzata. «In effetti, sono quasi in procinto di partire per Barcellona, dove mi attende una importante produzione con Jordi Savall. Quando si dice il caso! Sono felice e onorato di avere rapporti di collaborazione con molti partner stranieri. Più in particolare, posso contare su scritture con festival, teatri e direttori di grande prestigio, con i quali non solo eseguo musica italiana, ma anche opere scritte in altre nazioni, soprattutto nei paesi di lingua tedesca. Si tratta di un aspetto che mi rende molto orgoglioso, perché per un cantante è sempre molto importante cimentarsi in diversi ambiti e confrontarsi con culture e tradizioni differenti da quelle del paese in cui si è nati. Per me, questo si chiama crescita!».

 

Ai concerti Mauro abbina una intensa attività discografica, che gli ha permesso di costruirsi in breve tempo un catalogo tanto nutrito quanto molto qualificato. In questo tourbillon di prime registrazioni mondiali, mi è venuto da chiedergli quali siano i titoli a cui si sente particolarmente affezionato. Anche in questo caso la risposta non si è fatta attendere. «Devo essere sincero? Gli ultimi, compresi quelli che devono ancora essere pubblicati. Le ultime cose che faccio sono sempre quelle che mi danno più soddisfazione, perché ascoltandoli con attenzione riesco a percepire il mio percorso di maturazione, l’aumentare dell’esperienza e la sempre maggiore sicurezza nell’affrontare un determinato repertorio. Negli anni passati ho registrato dischi belli e coraggiosi, ma ho il tremendo difetto di non essere mai contento e quindi cerco sempre di guardare avanti per migliorarmi».

 

Veniamo ora al concerto in streaming, che potrà essere visto gratuitamente collegandosi alle pagine Facebook di Intrecci Barocchi, dell’Accademia Corale “Stefano Tempia”, del Coro Maghini e di SoloClassica Channel, oltre che dal canale YouTube di SoloClassica Channel. Il menu della serata comprende una bella silloge di cantate di Giovanni Legrenzi, che Mauro eseguirà con gli strumentisti dell’ensemble Mvsica Perdvta (la grafia non è un refuso, ndr). «Ho acquistato l’edizione critica di queste cantate di Legrenzi moltissimi anni fa, ma non si era mai verificata l’occasione per eseguirle. Ho dovuto così aspettare questo disgraziato 2020, che se da un lato ha rovesciato drammaticamente le vite di tutti noi, dall’altro mi ha permesso di avere più tempo per rimettere mano a partiture e progetti che erano rimasti sospesi da tempo.

 

È così successo che ci siamo inventati una registrazione con gli amici di Mvsica Perdvta (abitiamo a breve distanza gli uni dagli altri e ci succede spesso di vederci anche solo per stare insieme, senza finalità professionali), poi è arrivato un concerto e ora questo secondo appuntamento, davvero un colpo ben riuscito! Sotto l’aspetto stilistico, questa musica è semplicemente e straordinariamente completa e non manca di nulla. Legrenzi è un compositore, maturo, ricco e dotato di una maestria eccezionale nel gestire la linea vocale, gli affetti, i contenuti del testo e anche l’accompagnamento strumentale. Lo studio di queste pagine ha richiesto molta energia, uno sforzo che è stato ampiamente contraccambiato dalla bellezza di questa musica».

 

Per Mauro Borgioni le produzioni si succedono a ritmo frenetico e anche in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo il suo fittissimo calendario prevede un impegno dopo l’altro. Poco dopo la metà di dicembre, dopo il concerto in Catalogna, Mauro è atteso a Padova, dove eseguirà in prima esecuzione moderna con la Camerata Accademica di Padova diretta da Paolo Faldi Il martirio di Santa Caterina di Antonio Caldara, un altro progetto di altissimo rilievo culturale, di cui sono coproduttrici anche l’etichetta inglese Elegia Classics e l’Accademia Corale “Stefano Tempia”. «Si tratta di un appuntamento veramente speciale, perché nel 2020 oltre a celebrare Beethoven dobbiamo ricordare anche il 350° anniversario della nascita di Antonio Caldara.

 

Purtroppo, il perdurare della pandemia non ci ha permesso di festeggiarlo come si deve, ma questo eccezionale oratorio ci offre l’occasione giusta per rendere omaggio a quello che va considerato a tutti gli effetti uno dei protagonisti più autorevoli del panorama musicale della prima metà del XVIII secolo. Inoltre, sono convinto che la collaborazione di diverse associazioni musicali sia l’ingrediente in grado di garantire la buona riuscita di un progetto impegnativo come Il martirio di Santa Caterina. Credo molto nei progetti condivisi, soprattutto quando vedono protagonisti soggetti diversi tra loro, come una casa discografica [Elegia Classics], due rassegne di grande prestigio come il Roma Festival Barocco di Michele Gasbarro e l’Accademia “Stefano Tempia” e un’orchestra in forte crescita come la Camerata Accademica. Mi sembra quasi di vedere in tutto questo un teatro, dove diverse maestranze concorrono insieme alla realizzazione di un’opera. Non posso che sperare che questo felice rapporto duri a lungo, molto a lungo!».

 

Chi andasse a leggere il curriculum artistico di Mauro non potrebbe che rimanere stupito dalla vastità del suo repertorio, che comprende un incredibile numero di opere note e pressoché sconosciuto. Ma – se potesse scegliere liberamente – a chi dedicherebbe buona parte del suo tempo nel prossimo futuro? «Più che a un singolo compositore, in futuro vorrei concentrarmi su un periodo storico, ossia il Novecento.

 

Da qualche anno mi sono avvicinato al repertorio cameristico, un mondo musicale vastissimo e molto complesso sotto tutti gli aspetti. Il Novecento ha caratteristiche e stili che si attagliano molto bene alla mia personalità e alla mia musicalità. Ho anche ripreso gli studi in conservatorio, iscrivendomi al triennio in Musica vocale da camera, per approfondire ancora di più questo mio interesse e ho in testa diversi progetti molto stuzzicanti, che vanno dagli americani Samuel Barber e John Cage agli inglesi Benjamin Britten e Ralph Vaughan Williams, senza trascurare la Seconda Scuola di Vienna, con opere di Alban Berg, Egon Wellesz e Hugo Wolf».

 

Una lunga fila di compositori che sembrano quasi fatti apposta per smentire lo stereotipo che vuole il mio interlocutore il campione del solo repertorio barocco. D’altra parte, nella sua agenda i progetti non mancano di certo. «Per la verità, il mio 2021 non è ancora del tutto definito, perché questo periodo così complicato richiede di essere pianificato con calma e freddezza. Come dicevo prima, nei prossimi mesi ho sicuramente in progetto di studiare tanto! Di certo il prossimo anno mi attendono numerosi concerti, ovviamente con tanto Bach, molta musica barocca e qualche appuntamento cameristico con il pianoforte.

 

Sono in dirittura d’arrivo anche alcuni grandi progetti teatrali. Oltre a questo, ci sono due progetti discografici che mi vedranno impegnato in veste solistica: si tratta di due tasselli di un grande mosaico sulla cantata barocca italiana, un repertorio sconfinato, che ancora oggi non è stato affrontato con sufficiente energia. Il primo disco è incentrato sulla produzione vocale di Bernardo Pasquini, mentre il secondo verterà sulla figura del principe Francesco Maria Ruspoli, munifico mecenate della Roma Barocca».

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