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I costi delle revisioni auto-moto-furgoni aumenteranno fino al 22%
Il governo è tornato silenziosamente a batter cassa tra i mezzi di trasporto
Articolo di Carlo Mariano Sartoris
Pubblicato in data 14/01/2021

 

È dagli anni 70, dai tempi delle due fameliche “una tantum” (che tradotto dal latino, in realtà significa “uno soltanto” e non due), che la pressione fiscale sugli automezzi e i motocicli di proprietà privata, ha iniziato a subire una progressiva accelerazione.

Mentre da una parte l’industria ha sedotto gli acquirenti con sempre più intriganti modelli, perfezionando “i più bel giocattoli inventati dall’uomo per l’uomo”, i governi, partendo dalle  18 leggendarie accise sui carburanti mai soppresse (la prima di £. 14 del 1956 per la crisi di Suez, la seconda di £. 10 del 1963 per la diga del Vajont, ecc.), hanno sempre spremuto quattrini da un parco veicoli in progressivo aumento.

Ecco dunque che, tra il passaggio dal bollo di circolazione alla tassa di proprietà e le rottamazioni per modelli di una certa età, prima ancora di entrare nella new age degli euro 0, euro 1 ecc., nel 1997 la revisione degli autoveicoli, che prima avveniva ogni 10 anni, passò a 4 anni dall’acquisto per i veicoli nuovi, da ripetere poi ogni 2 anni. Nel 2001 fu estesa anche a moloveicoli e ciclomotori, e tale normativa è tuttora vigente, certamente necessaria per la sicurezza, visto l’enorme, variegato numero di veicoli in circolazione.

Il problema qui trattato non è rivolto ad un sacrosanto controllo dei veicoli, ma all’aumento prossimo venturo dei costi delle revisioni, argomento di cui si parla poco.

Un aumento poco opportuno in questo severo momento storico depauperato dalla pandemia. Toppe famiglie scivolate verso la soglia di povertà, e non solo loro, lo accoglieranno con disappunto.

Tra le modifiche al disegno di Legge di Bilancio per il 2021 approvate dalla Commissione Bilancio della Camera, infatti, un emendamento impegna il Ministero dei Trasporti ad aumentare di 9,95 euro la tariffa delle revisioni dei veicoli entro il 30 gennaio 2021.

La quota passerà dunque da € 45 a € 54,95, a cui andranno aggiunti: l'Iva, i diritti di motorizzazione e il corrispettivo del servizio, con un costo totale che da66,88, arriverà a 79,02, maggiorato del 22%. Un aumento di € 12,21 che, secondo i dati, andrebbe a pesare sulle tasche dei cittadini per un totale di 4 mil. di € ogni anno.

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