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L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Cosa succede quando Enrico Letta dice qualcosa di sinistra?
Ius soli, ddl Zan, successioni e cos’altro ancora?
Articolo di L'Editoriale
Pubblicato in data 30/05/2021

Strano destino avvolge i cattocomunisti di casa nostra. Quando intendono lanciare proposte strategiche, cercano di emulare i Comunisti Doc e, invece di alleviare il destino degli strati sociali deboli della società, rischiano di produrre effetti contrari. Se invece di abbeverarsi alle acque reflue dei grillini, il Nostro, che ha ormai rinnegato gli insegnamenti di don Sturzo, cercasse almeno di approfondire il pensiero di Louis Althusser riuscirebbe a raggiungere la decenza. Transeat per la richiesta del riconoscimento dello jus Soli, l’apertura indiscriminata all’immigrazione selvaggia, il voto ai 16enni, il ddl Zan, dimenticando furbescamente che in questa legislatura non saranno mai presi in considerazione, poichè la coalizione eterogenea che ci governa dovrà approvare faticosamente  programmi attinenti al post pandemia, ed alla gestione non clientelare dei fondi discendenti dal Recovery.

 

Così Enrico Letta parla a sproposito e quando ha maldestramente voluto tracciare un percorso per i giovani e mettendo mano al trattamento fiscale della successione, ha rivelato tutti i limiti dell’impolitico. Se il nostro Letta avesse studiato almeno la storia del Partito Comunista Italiano, avrebbe appreso che i “capaci e meritevoli” Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti, poveri in canna, vennero a studiare all’Università di Torino, sostenuti da borse di studio di erogazione regia.

 

Dunque per chi è in possesso di merito e talento per proseguire gli studi, gli Istituti già ci sono, al limite si potenzino adeguandoli ai tempi. In Piemonte ed in altre regioni vengono concessi prestiti molto agevolati per i giovani che intendono intraprendere un’attività in proprio, artigianale o industriale.

 

La boutade infelice di Letta tiene banco e ogni giorno qualcuno si sbizzarrisce in consigli o varianti. Ma tra le tante fantasie udite, pochissimi stanno affermando che a causa dell’ormai decennale farraginosità dello Stato, dalla lentezza burocratica, dalla legislazione avulsa dalle dinamiche del Paese, oggi più che mai è difficile per un giovane, intraprendere un’attività. Nell’Italia distrutta in seguito alla seconda guerra mondiale , la Politica e non i politicanti alla Letta, facilitarono la creazione dei posti di lavoro e l’esercizio del lavoro stesso ed in 10 anni il Paese cambiò volto.

 

Oggi invece arranchiamo a causa della politica miope che Enrico Letta ed i suoi compagni di merenda hanno impresso ai vari governi ed inciso nella nostra legislazione. Si aggrava così il problema giovanile mal curato con i rimedi dei sussidi, tanto cari ai grillini ed agli  statalisti. Si commenta da se il riferimento alla  sgangherata proposta sulle imposte di successione, che ci permette di capire quanto sia superficiale e dilettantesco l’approccio di Enrico Letta e come l’ enfant prodige cattocomunista stia solo facendo demagogia da quattro soldi proprio come un grillino qualunque. 

 

E’ la conferma dell’infame filone della sottocultura cattocomunista che, considerando la ricchezza una colpa, da sempre cerca di usare la leva fiscale come una clava per punire: togliere ai “ricchi”, che devono piangere, per dare ai “poveri”.

 

Di nuovo stavolta c’è il fatto che il gettito extra dovrebbe essere utilizzato per erogare ai giovani di 18 anni una “dote”, cioè un gigantesco reddito di cittadinanza per avviarli comodamente alla vita. In pratica, come recita l’insensato slogan confezionato dallo staff di Enrichetto, i cosiddetti “ricchi” dovrebbero “restituire” per il “bene comune” una parte di quello che hanno come se lo avessero rubato a qualcuno.

Mario Draghi ha liquidato la proposta con una frase che è una sentenza “non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli”, ma il “passator cortese” segretario del PD ha deciso di tirare diritto riuscendo ad imporre il tema nel dibattito pubblico. Ovviamente lui e non tutti i suoi gregari si sono guardati bene dall’occuparsi degli aspetti tecnici e concreti del problema, buttando tutto in una melensa e surreale caciara moralista sul fatto che sia giusto che chi ha di più dia a chi ha di meno, sulla necessità astratta di riequilibrare le disuguaglianze della società, sull’egoismo dei “ricchi”, sino a mettere in discussione la legittimità del diritto di trasmettere per successione i propri beni, cioè un istituto che esiste da sempre in tutte le società, documentato sin dal codice di Hammurabi.

 

Le argomentazioni prontamente sfornate dal solito caravanserraglio dei moralmente superiori che pensano al bene comune sono, come sempre, manipolate e truffaldine: ci si indigna, ad esempio, per il fatto che in Italia l’imposta di successione sia più bassa che altrove, evitando accuratamente di ricordare che qui è molto più alta la tassazione dei redditi e che i beni che verrebbero colpiti sono già pesantemente tassati.

 

In pratica i cervelloni del PD, che evidentemente ignorano Einaudi, vorrebbero contraddire uno dei principi fondamentali di qualsiasi politica fiscale: si più scegliere se tassare il reddito o il patrimonio e definire la proporzione tra i due sistemi di imposta, ma non si possono gravare tutti e due contemporaneamente con imposizioni troppo alte, pena l’affossamento dell’iniziativa economica e la disincentivazione del risparmio.

 

E in Italia la tassazione complessiva è già una delle più alte del mondo. Per uscire dalla stretta dinamica fiscale, Letta ed i suoi sodali dimenticano di ricordare che in Italia, causa il predominio del sindacato e la mancanza di adeguati investimenti pubblici, vengono erogati servizi pubblici da terzo mondo che umiliano ancor più il cittadino, mentre altrove le cose vanno meglio.

 

Particolarmente ridicola è l’argomentazione secondo la quale la “dote” lettesca sarebbe un sacrosanto risarcimento per i “giovani” ai quali staremmo lasciando l’onere del debito pubblico da ripagare. Una vecchia bufala della propaganda europeista che, assimilando il debito sovrano ad una cambiale, viene usata per giustificare le politiche gravemente recessive degli ultimi anni .

Argomentazioni talmente strampalate che è persino difficile commentarle seriamente.  Nessuno si è preoccupato di fare un calcolo del gettito ottenibile, assolutamente sproporzionato rispetto al fabbisogno generato dalla “dote”, men che meno si è posto il problema dell’elusione: già oggi i grandi patrimoni sfuggono all’imposta di successione perché i “ricchi”, a differenza dei “poveri” e anche della classe media, hanno accesso a know how e strumenti legali per aggirarla; Trust nelle Isole del Canale, B.V. olandesi, fiduciarie lussemburghesi, ecc. ecc. fino a semplici società di comodo anche di diritto italiano.

 

Un accanimento su questi patrimoni non farebbe altro che incrementare queste pratiche assolutamente legali, estendendole magari anche a chi oggi pensa di non averne bisogno col risultato di prosciugare il gettito. Una semplice rapporto di causa effetto che a quanto pare sfugge ai cattocomunisti, tutti presi a propinare stucchevoli sermoni moraleggianti scomodando anche la dottrina sociale della Chiesa. Ma sappiamo bene come finirebbe: i grandi patrimoni svicolerebbero e nella massa fiscale immaginata da Enrico Letta alla fine ci cascherebbero, bollati come “ricchi,” solo patrimoni costituiti da una casa di proprietà e dai risparmi di una vita.

Certo, una persona minimamente raziocinante potrebbe (e dovrebbe) chiedersi come mai Enrico Letta pensi di trovare questi soldi (lasciando da parte per un attimo l’assurdità dello scopo) grassando i risparmi degli Italiani e non, ad esempio, perseguendo la vera e propria evasione delle multinazionali progressiste che piacciono alla gente che piace, beneficiate da anni da compiacenti concordati al ribasso che sottraggono all’erario centinaia e centinaia di milioni. Oppure come mai non ci si ponga il problema dei paradisi fiscali intra UE, come Paesi Bassi e Lussemburgo, che stanno rastrellando il gettito fiscale delle imprese italiane.

 

Domande retoriche, ovviamente, alle quali il lunare Letta non si sognerebbe mai di rispondere. Allo sprovveduto Letta vorremo suggerire di far approfondire dal suo ufficio studi la ricaduta economica che la sburocratizzazione dello Stato produrrebbe sulle imprese e, quale sarebbe il gettito fiscale conseguente alle maggiori vendite di veicoli industriali, macchine Movimento terra e automobili, se l’Italia, epurata da lacci e lacciuoli, imboccasse la via della ripresa, sbloccando gli ingenti lavori pubblici già cantierabili e la messa in sicurezza delle infrastrutture. Forse stiamo chiedendo troppo?

 

Se il segretario del PD non demorde portandosi dietro una buona parte dei suoi compagni , rischia di perdere  il consenso  degli elettori.  Già i sondaggi, l’unica forma di espressione del consenso politico attualmente possibile, lo puniscono sonoramente relegandolo al minimo storico, superato anche dalla Meloni. Le sue trovate da buonista perecottaro,  di certo non lo aiuteranno a recuperare e c’è da scommettere che quando i maggiorenti del PD si accorgeranno di avere grazie a lui le poltrone a rischio, non staranno certo inermi. Circola insistente la voce che se  Gualtieri non riuscirà a salire al Campidoglio, i suoi compagni staccheranno un biglietto di solo andata.

Destinazione Parigi, Monsieur Letta!

 

Francesco Rossa - Condirettore Responsabile  Direttore Editoriale

 

 

 

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