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Scienza e Medicina
“Perché AstraZeneca non è un vaccino per giovani”. Lettera di Medici vaccinatori volontari
Regione Piemonte. Superati i due milioni e mezzo di dosi di vaccino somministrate
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 31/05/2021

Sono 28.209 le persone che hanno ricevuto il vaccino contro il Covid comunicate ieri all’Unità di Crisi della Regione Piemonte. A 9.350 è stata somministrata la seconda dose.

 

Tra i vaccinati di ieri in particolare sono 9.846 i cinquantenni, 5.995 i sessantenni, 3.094 i settantenni, 1.966 gli estremamente vulnerabili e 449 gli over80. Circa 2.000 le dosi somministrate dai medici di famiglia.

 

Dall’inizio della campagna si è proceduto all’inoculazione di 2.502.536 dosi (di cui 879.175 come seconde), corrispondenti al 95% di 2.635.610 finora disponibili per il Piemonte.

Mentre in tutt’Italia prosegue il piano vaccinale non viene meno la diffidenza equamente riscontrata sia per classe d’età che per Regione, nei confronti del vaccino AstraZeneca. In proposito, riceviamo e pubblichiamo un documento redatto da un gruppo di medici vaccinatori volontari, di cui riportiamo le firme in fondo, sulla campagna vaccinale e sulla somministrazione del Vaccino AstraZeneca:

 

“La campagna vaccinale prosegue a pieno ritmo ma, al contrario di quanto previsto, il vaccino AstraZeneca su cui l’Europa aveva puntato non è decollato, e molte dosi giacciono inutilizzate nei frigoriferi. Le ragioni sono molteplici, ma sicuramente la “cattiva comunicazione” ha giocato un ruolo importante.

 

AZ ha però un punto debole, assente nei vaccini a RNA: può causare una trombosi venosa associata a diminuzione delle piastrine, che si presenta a distanza di 5-15 giorni dalla vaccinazione e può avere esito fatale. Questa complicanza è stata descritta in soggetti dai 20 ai 55 anni, ma le persone di gran lunga più colpite sono le giovani donne.

 

La trombosi piastrinopenica da vaccino, che non è provocata dai vaccini a RNA, è molto rara. Ovviamente però in una vaccinazione di massa anche una complicanza molto rara ma potenzialmente letale può causare un numero significativo di morti, anche in soggetti che, per sesso ed età, come le giovani donne, hanno un rischio praticamente nullo di morire di Covid.

 

A fronte di questo quadro generale, il vaccino AstraZeneca non è mai stato approvato dall’agenzia del farmaco statunitense (FDA) ed è stato eliminato dal programma di vaccinazioni di vari paesi europei, come Austria, Norvegia e Danimarca. Altri hanno messo delle limitazioni all’uso di AZ: Per esempio, in Italia è stato raccomandato l’uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni, in Francia negli over 55. Anche in Inghilterra a marzo AstraZeneca è stato limitato agli over 30, e la limitazione è stata ora estesa agli over 40.

 

Inoltre, a chi ha già avuto AstraZeneca come prima dose, la seconda viene fatta con un vaccino a RNA. In Germania, i cittadini possono scegliere il loro vaccino. Chi ha fatto come prima dose AZ, può scegliere un vaccino a RNA per la seconda.

 

Recentemente però il governo italiano ha deciso di permettere alle regioni di organizzare Open days di vaccinazione con AstraZeneca aperta a tutti. Hanno già aderito numerose regioni, dall’Alto Adige, che dal 20 maggio ha aperto le vaccinazioni con AstraZeneca a tutte le fasce d’età dai 18 anni in su, alla Sardegna, dove dopo il successo dell’open day per gli over 40 sono stati organizzati altri open days, di cui uno riservato agli over 18.

 

E da mercoledì 26 la Sicilia attiverà la vaccinazione con AstraZeneca o Johnson & Johnson per 35 mila studenti che a giugno sosterranno l’esame di maturità. Anche in Liguria, dal 24 maggio, i cittadini over 18 hanno potuto prenotarsi per Astrazeneca o Johnson&Johnson. I posti si sono rapidamente esauriti suscitando entusiastici commenti sulla stampa e la promessa che l’esperienza sarà ripetuta.

 

In realtà questa iniziativa è ben poco condivisibile se, come sempre si deve fare nel caso di farmaci e vaccini, i rischi sono paragonati con i benefici. Nei soggetti sotto i 40 anni che non hanno comorbidità, il rischio di trombosi venosa con piastrinopenia è sufficiente per sconsigliare fortemente la vaccinazione di AstraZeneca. Infatti, in questa fascia di età la letalità per Covid-19 in Italia è vicina allo zero, e rarissima è l’ospedalizzazione.

 

Quindi la possibilità di avere la trombosi piastrinopenica a seguito di vaccinazione con AstraZeneca, seppur rarissima, rappresenta nei giovani sani un rischio più alto del Covid-19. Invece nei soggetti over 40 il rischio di malattia grave, ospedalizzazione e morte per covid-19 supera chiaramente il rischio di trombosi piastrinopenica.

 

Va inoltre considerato che, se nei primi studi la frequenza di tale complicanza era stimata 1:100.000, l’analisi dei dati forniti dall’Agenzia del Farmaco e dal Servizio Sanitario inglesi suggerisce una maggiore incidenza della complicanza e dei decessi da questa provocati.

 

Come medici vaccinatori volontari siamo contrari gli Open days AstraZeneca, perché la somministrazione di questo vaccino ai soggetti minori di 40 anni, in particolare di sesso femminile potrebbe comportare più rischi che benefici, causando anche se raramente complicanze potenzialmente mortali.

 

Ci sembra che la scelta del governo e delle agenzie regolatorie di sconsigliare AstraZeneca sotto i sessant’anni e poi di lasciarlo somministrare ai 18enni sia sconcertante. Se la scelta di vaccinare gli over 60 con AstraZeneca era giustamente basata sui dati che dimostrano un rischio trascurabile di trombosi trombocitopenica in questa fascia d’età, su cosa si basa la scelta di vaccinare con AstraZeneca i giovani che invece sono più suscettibili a questa complicanza?

 

Inoltre, disapproviamo con forza il tipo di campagna intrapresa dagli organi governativi delle regioni, perché non mette correttamente in guardia i giovani dai rischi, per bassi che siano, e approfitta del loro lecito desiderio di riprendere una vita “normale”, e avere un pass che permetta loro di muoversi per lavoro o per studio, o di andare in vacanza evitando la spesa dei tamponi molecolari in entrata e in uscita dai vari paesi forse per utilizzare le dosi di AZ conservate nei frigoriferi perché rifiutate dagli ultrasessantenni, che correrebbero rischi trascurabili.

 

Infine, siamo sconcertati perché, nella nostra esperienza, i medici vaccinatori non hanno ricevuto indicazioni di spiegare correttamente ai giovani vaccinandi il possibile rischio. 

 

È notizia di questi giorni che il generale Figliuolo intende “liberalizzare” le vaccinazioni facendo cadere il vincolo dell’età. Decisione tardiva (gli Open days hanno fatto il pieno di prenotazioni) ma validissima: si tratterebbe di aspettare ancora poco tempo e i giovani potrebbero avere accesso ad altri vaccini. Il governo centrale dovrebbe però bloccare i prossimi Open days (in Liguria ne é previsto uno il 31 maggio) che rischiano di attirare altri giovani.

 

La lotta al virus non può prescindere dalla trasparenza: gli enti regolatori e i medici devono fornire informazioni complete, comprensibili e veritiere se vogliamo superare la pandemia in breve tempo, rafforzare la fiducia nelle Istituzioni ed evitare rischi inutili tra i nostri giovani”.

 

Gruppo Medici Vaccinatori Volontari – Genova

Anna Rubartelli, Nicola Acquarone, Gabriela Arrigoni, Marcello Bagnasco, Daniela Bertagna, Gabriella Bruzzone, Chicco Bonalumi, Leo Chessa, Maria Antonietta Damerio; Enrico Haupt, Antonio Manti, Paola Minale; Federico Oggiano; Orietta Ortino, Renzo Poggio, Mariateresa Re, Vittoria Repetto, Guido Rodriguez, Adele Rossi, Angela Parodi, Daniela Salmeri, Carlo Venzano, Anna Vignoli, Susanna Voltolini.

 

 

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