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Cronaca
L’EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Francesco Rossa: Referendum Giustizia. L’intimidazione dell’Associazione Nazionale Magistrati
Non contestano i singoli quesiti, entrando nel merito degli stessi, ma ricorrono alla delegittimazione
Articolo di L'Editoriale
Pubblicato in data 27/06/2021

Se ne parla poco, ma dal 2 luglio parte la raccolta firme per i referendum che intendono riformare la giustizia.

Sono sei i quesiti referendari promossi dalla Lega e dal Partito Radicale: 1) Elezioni del Csm; 2) responsabilità diretta dei magistrati; 3)equa valutazione dei magistrati; 4) separazione delle carriere dei magistrati; 5) limiti agli abusi della custodia cautelare; 6) abolizione del decreto Severino.

E’ un’iniziativa che non tocca solamente sacrosanti principi di libertà e di democrazia da affermare e difendere, tenuto conto degli orrori di una legislazione oscurantista e gli abusi del sistema giudiziario che hanno prodotto conseguenze terribili anche sotto il profilo umano.

Ma trova rispondenza anche nelle difficoltà che il cittadino comune, che incappa nella Giustizia può incontrare ogni giorno. Addirittura anche il cittadino consumatore  deve lottare e resistere per affermare i propri diritti, di fronte alle istituzioni e ai privatiIl motivo principale per gli abusi che i consumatori subiscono è il mancato funzionamento della giustizia.

I profittatori pubblici e privati lo sanno bene, soprattutto per le ingiustizie legate a piccole somme: fruire della giustizia (e spesso anche dei sistemi extragiudiziali) quasi sempre viene a costare più di quanto viene rivendicato. Questo scoraggia il ricorso da parte dei consumatori e moltiplica gli illeciti e le truffe dei profittatori. Analogo comportamento avviene nei confronti degli abusi della pubblica amministrazione. Si paga e subisce per non incorrere in oneri maggiori

Nell’affrontare il post pandemia, dai politici all’opinione pubblica, a parole si richiede la presenza di investimenti esteri o il salvataggio da parte di imprenditori esteri di nostre aziende  in crisi o decotte. Il primo ostacolo che frena gli investimenti dall’Europa e dal mondo è rappresentato dal bubbone giustizia.

Leggi incomprensibili o interpretate a casaccio, lungaggine nelle fasi istruttorie e nei gradi del giudizio. Ieri a Torino e nella piazze d’Italia i sindacati e la corte degli accoliti, dai vescovi a candidati sindaci anche di centrodestra, hanno messo in moto la solita pagliacciata per il proseguo del blocco dei licenziamenti. Demagogia pura e presa in giro per i lavoratori. Il sindacato e i benpensanti al seguito, non si rendono conto che il sistema Italia è asfittico, anche a causa della legislazione obsoleta e la magistratura che per certa parte opera oltre al limite della decenza.

Anche per tali ragioni l’Italia sta diventando un Paese da evitare per un imprenditore a causa del malessere giustizia e magistratura. Il sostegno ai referendum dovrebbe essere plebiscitario per coloro che hanno a cuore il “Bene comune”.

E’ chiaro che questi referendum, raccolte le firme, tenute le consultazioni e vinte le stesse, non sono automaticamente un toccasana. Rappresentano il primo fondamentale passo verso una giustizia per il cittadino, invertendo l’attuale trend in cui il cittadino è solo suddito.

L’aspetto sconcertante che da voce al disco rotto di Landini, proviene dal massimo organo di confronto della Magistratura che reagisce in modo vergognoso, nei confronti dell’iniziativa referendaria prevista dalla Costituzione e in essere solamente nei Paesi ove vige l’ordinamento democratico e lo Stato di Diritto.

Queste frasi sono oltraggiose ed eloquenti: ”Valutazione di gradimento della magistratura” per formalizzare la scarsa fiducia che sembra ci sia nei confronti della magistratura”, e per questo l’Associazione nazionale magistrati (Anm) deve fermamente reagire .

Ed in che modo vergognoso si reagisce? – “Il fatto stesso che si porti avanti il tema referendario sembra esprimere un giudizio di sostanziale inadeguatezza dell’impianto riformatore messo su dal Governo; e fa intendere la volontà di chiamare il popolo ad una valutazione di gradimento della magistratura, quasi a voler formalizzare e cristallizzare i risultati dei vari sondaggi di opinione che danno in discesa l’apprezzamento della magistratura”. “Credo che spetti all’ANM una ferma reazione a questo tipo di metodo”.

Lo ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, a proposito dei referendum sulla giustizia, parlando al Comitato direttivo centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati.

Questo, senza troppi giri di parole, è il pensiero del presidente del sindacato dei magistrati nei confronti della prossima campagna referendaria per alcune riforme fondamentali e sentite.

Oltre allo sdegno, serpeggia tristezza e preoccupazione. Il sindacato di alcuni amministratori di un potere dello Stato si mobilita contro la possibilità che cambino leggi che, evidentemente, per loro vanno bene come sono. E che, aggiungiamo noi cittadini e semplici utenti dei loro servizi… leggi intorno alle quali alcuni magistrati hanno consolidato l’esercizio del loro potere.
Come parte in gioco, invece di contestare i singoli quesiti entrando nel merito degli stessi e accettando che ognuno possa usare le leggi per quello che sono, anche per cambiare ciò che loro vogliono rimanga immobile, all’Anm scatta l’accusa della delegittimazione del fatto in sé, che si raccolgano le firme per dei referendum.

Panico e preoccupazione. Anche per quando, sul banco degli imputati, ci dovesse capitare di essere da loro giudicati.

E’ proprio anche grazie a questa levata arrogante di scudi che la raccolta firme per i referendum è importante. Non per contrapporsi a questo sindacato, ma per spiegare loro che così funziona la democrazia. Che i referendum servono anche a loro che sono “solo” un potere dello Stato, servitori di questo Stato e non lo Stato assoluto. Stato fatto da tutti, anche da quelli per cui sarebbe un bene cambiare. Forse oltre a una tosata di arroganza e presunzione, se i togati rileggessero i tesi sacri della Filosofia del Diritto non sarebbe cosa vana.

Francesco Rossa - Condirettore responsabile e Direttore editoriale

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