Ricordi di campioni e grandi emozioni legate a un romantico tempo di motori e di passioni
Questo articolo vuol essere un amarcord dedicato soprattutto ai giovani che ignorano certe passioni vive fino a pochi anni fa, oggi soppiantate da tante, fredde tecnologie.
La salita che porta ancora i torinesi a Superga è stato per tanti anni un teatro di epiche imprese, quando l’amore per i motori e per le competizioni era occasione di festa per la popolazione, affascinata dal progresso dei motori e dalle prodezze dei piloti, veri eroi venerati dalla gente che affollava i perimetri dei circuiti cittadini; numerosi in Piemonte. A Torino si correva in auto al circuito del Valentino, ma altre competizioni più semplici per gli organizzatori, ma non meno spettacolari, attiravano il favore del pubblico. Oggi souvenir per gli appassionati di una certa età.
Erano quelle gare contro il cronometro che scalavano i percorsi collinari e montani di cui l’Italia è ricca, e il Piemonte ne conta in abbondanza. I piloti erano idolatrati come cavalieri senza macchia e senza paura, a prescindere dalla cilindrata in cui si cimentavano e i fan seguivano lo svolgimento del campionato spostandosi da una salita ad un’altra ogni settimana, perché nel periodo d’oro, dal dopoguerra a fin oltre gli anni 60, la motocicletta era un mezzo di trasporto molto popolare, e le gare erano altrettanto numerose.
A quel tempo i piloti supportati da case ufficiali si contavano sulle dita di una mano. I più erano corridori privati che si preparavano il mezzo durante la settimana, magari appoggiati dall’amico meccanico, ma non per questo erano meno competitivi.
A pochi minuti dal centro della città di Torino, proprio di fianco alla stazione della tranvia “dentiera”, da borgata Sassi, prendeva il via la storica scalata che vedeva il traguardo alla basilica di Superga. La sua storia nasce nel 1902, esaltata dal saettante futurismo degli anni 20-30, fino essere consegnata ai ricordi di molti di noi dal dopoguerra in poi, quando era una classica da non perdere, sia per gli spettatori, sia per i migliori piloti di un’epoca leggendaria, applauditi da un tifo calcistico. Tempi in cui, oltre alle motociclette e ai sidecar, per un breve periodo la salita vide correre anche le autovetture.
Nel corso degli anni, la Sassi-Superga fu frequentata e vinta da piloti destinati a una brillante carriera. Si ricordano: Agostini, Villa, Buscherini, Bergamonti, Gallina, Ballestrieri, Mandracci; dimenticandone sicuramente altri. I più attesi però erano gli specialisti delle salite: Burlando, Ricca, Cresta, e poi Ollearo e Martinel, maestri del sidecar… & tanti altri ancora, forse quasi tutti. Il calore dei tifosi verso i marchi storici poi, era altrettanto vivace, equamente distribuito
tra Ducati, Aermacchi, Morini e Motobi. Bolidi derivati da modelli di serie e dalle caratteristiche quasi equivalenti.
La gara si svolgeva sulla distanza di 4670 m, in gran parte affiancati da muretti e marciapiedi. La strada, molto ripida e tortuosa non dava tregua, l’unico tratto rettilineo era circa a 2/3 del tracciato; poco più di 300 m noti come: Pian Gambino, che richiedeva conoscenza per un buon lancio all’ingresso, e al termine del quale, una serie di difficili esse metteva in risalto la qualità del pilota.
La gara, organizzata dallo storico Moto Club Centauro, aveva luogo all’incirca in questo periodo dell’anno ed è stata un rendez-vous annuale fino alla sospensione nel 1972, a causa delle vie di accesso alle ville private presenti sul percorso, bloccate per il canonico tempo delle prove e della gara. Troppo per i benestanti residenti e anche per le valutazioni del Comune.
Dopo uno stop di 15 anni però, lo storico percorso fu riaperto. Era il 1987, anno in cui fu sbriciolato il record di 2’59’’7 segnato nell’ultima edizione del 72, mentre nell’87 Giorgio Cantalupo, mattatore della “oltre 500” fermava il cronometro su 2’48’’netti, anche se un
confronto reale non è possibile perché il percorso variava di qualche metro da un anno all’altro. Qualche indicazione sulle medie orarie delle varie epoche è comunque una curiosità interessante: nel 1950 Munnia, su Parilla 250 copriva il percorso in 3’39’’, alla media di 73 km/h; nel 1970 Ermanno Giuliano su ducati 250 impiegava 3’03’’a 90 km/h. L’evoluzione della specie…
Dopo il 1987 la Sassi-Superga fu messa in archivio ed è tuttora un peccato, perché la città di Torino ha perduto un appuntamento festoso non solo per gli amanti delle competizioni, ma anche gente comune e molti bambini come me, che in quegli anni 60 andavo alla mitica “curva del tabaccaio” accompagnato da mio padre, salendo fino lì con la tranvia a cremagliera che collega tuttora Sassi con le pendici della basilica di Superga, arrampicandosi a fianco del medesimo percorso della gara che taglia più volte.
Il periodo d’oro del campionato della montagna e dei suoi eroi, si è andato ad affievolire con l’andar del tempo, sacrificato ad altre discipline e all’aumento delle prestazioni dei mezzi, troppo
veloci e pericolosi ormai, a fronte dei percorsi collinari risultanti corti e stretti, sempre uguali a se stessi. Anche la passione popolare si è affievolita. I giovani si cimentano sulle piste del mondiale GP con la consolle, seduti sui divani & sui sofà, sbandierando illusorie vittorie, mentre i piloti ormai di una certa età non riescono a strappare neppure il permesso per organizzare qualche rievocazione storica. È ancora l’evoluzione della specie, il progresso dell’umanità.
alla partenza dell'ultima edizione dell'87. Stefano Pagnozzi seduto al tavolo degli organizzatori
Non sono state reperite le notizie su una rievocazione storica che comunque è stata effettuata, in compenso, merita ricordare che il fascino dell’ascesa è usuale appuntamento della classica ciclistica Milano-Torino, la più vecchia d’Italia, che decreta il vincitore proprio al piazzale della basilica di Superga. Dal 2014 poi, la ripida ascensione è tornata a essere oggetto di altre combattute competizioni. I mezzi però sono cambiati, adesso si corre a piedi e per gli amanti del cronometro, il tempo realizzato dal vincitore della prima edizione è stato di 27’ 50’’. Niente male direi!

Qualsiasi commento costruttivo lasciato a fianco di questo breve ricordo, che sia in grado di arricchirlo, sarà il benvenuto.
Un ringraziamento a quegli appassionati e ai piloti che mi hanno affidato le loro fotografie