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Come abbandonarsi senza riserve agli abbracci di Ipno e Morfeo traendone il massimo beneficio.
Articolo di Pietro Cartella
Pubblicato in data 22/09/2021

Sembra proprio che trascorrere un terzo della vita, quello che passiamo a dormire, non sia per tutti una cosa semplice. Più del 40% della popolazione mondiale e circa un quinto di quella italiana hanno qualche problema in tal senso. Quanto ciò sia dovuto a malesseri transitori di varia natura o vere e proprie patologie, acute o croniche, da curare, è oggetto di interesse per i vari specialisti chiamati in causa per trovare le soluzioni adatte ad ogni circostanza.

Un aspetto influente e non secondario rispetto a tali stati di disturbi del sonno può certamente essere ascritto alle posizioni che si assumono durante il tempo in cui si cerca di dormire. Posizioni non corrette della colonna vertebrale, specialmente del collo, o pressioni troppo elevate in alcune parti del corpo possono indurre conseguenze quali dolori cervicali o formicolii alle estremità. Inoltre alcune posizioni del corpo possono costituire ostacolo alla respirazione e indurre fenomeni come le apnee o i russamenti.

 

Per fortuna a tutto c’è rimedio. Tuttavia quando i problemi permangono anche dopo aver fatto tutti i tentativi possibili e conosciuti, occorre trovare qualche altra strada anche se essa può sembrare risibile o sollevare legittime perplessità scientifiche. Infatti qualche volta la soluzione, che è sempre presente, non la si vuole prendere in considerazione perché non fa parte di quanto conosciuto e condiviso universalmente. A tal proposito vorrei far notare che anche la più corretta delle posizioni che si assume andando in bicicletta non può essere considerata naturalmente corretta e che a lungo andare produce più danni che benefici.

 

Analogamente anche le più corrette posizioni che si assumono durante il sonno, sia in un letto tradizionalmente piatto che in uno sagomato per una posizione supina, possono, alla lunga, non essere più sufficientemente adatte alla bisogna.

 

In questi casi può essere utile tentare un approccio al sonno in una posizione diversa; quella prona abbracciata al materasso. Cosa non così semplice da sperimentare, ma che, osservando le figure del disegno in apertura di articolo, potete provare voi stessi usando un certo numero di cuscini per simulare la conformazione del materasso specifico per tale scopo.

 

In linea di massima si tratta di assumere una posizione in cui il corpo si avvolge e distende intorno al “materasso” abbracciandolo in una posizione semicircolare. La testa sarà lasciata il più possibile libera di “cadere” e ruotare, contribuendo a distendere le cervicali, mentre la colonna vertebrale tenderà a distendersi. Le ginocchia risulteranno leggermente flesse per evitare tensioni superflue e le tibie saranno adeguatamente supportate, mentre i piedi saranno lasciati liberi di cadere come la testa.

 

Ne trarrà giovamento anche la respirazione, specialmente se si avrà cura di modellare la sezione trasversale in modo che il busto appoggi prevalentemente sulle parti esterne della cassa toracica, lasciando sufficientemente libera la parte centrale. Così facendo si riduce la possibilità che la lingua si afflosci verso la parte posteriore della bocca, premendo sulla parte molle del palato, evitando di innescare o facilitare il russamento.

 

Nello schema proposto quale esemplificazione, per evitare scompensi prolungati dell’afflusso sanguigno in comparti del corpo specifici, occorrerà modificare periodicamente l’equilibrio della pressione statica agendo sulla posizione angolare complessiva mediante basculamento del materasso. Ciò si potrà ottenere agendo sul meccanismo di regolazione in modo da far ruotare (o comunque cambiando posizione ed assetto) il materasso rispetto alla base, in modo da sollevare alternativamente, rispetto alla posizione orizzontale, la testa (pos. 1) o le gambe (pos. 2). Ovviamente ci potrà essere l’opzione che configura un assetto del corpo più tradizionale (pos. 3).

 

Un corretto assetto in relazione alle necessità specifiche di ogni individuo potrà portare ad un riposo soddisfacente in un tempo relativamente più breve. Naturalmente occorre sperimentare “cum grano salis” e facendo riferimento al medico di famiglia (insieme ad un ortopedico o altro specialista più idoneo) che potrà indirizzare e modulare al meglio tali configurazioni

 

Per saperne di più e meglio, dal punto di vista teorico, basta osservare come dorme un bambino in braccio alla mamma con la testa appoggiata sulla sua spalla e trarne le dovute deduzioni.

 

schizzi, grafica e testo

pietro cartella

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