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Cronaca Nazionale
La strategia della tensione e l' "Antifascismo a orologeria"
Al giornalismo mainstream la scusa, il pretesto di poter dire, di scrivere, attaccare, di squalificare i manifestanti come eversivi, terroristi, e fascisti
Articolo di Domenico Bonvegna
Pubblicato in data 16/10/2021

L’ho sempre pensato osservando le manifestazioni di piazza dei cosiddetti NoVax o contro il Green Pass, prima o poi qualcuno, qualche gruppo (meglio se si identifica nel fascismo), più o meno eversivo commette qualche attentato eclatante e così di colpo il sistema, le sinistre, il giornalismo mainstream, avranno la scusa, il pretesto di poter dire, di scrivere, attaccare, di squalificare i manifestanti e chi non si piega al racconto mediatico, come eversivi, terroristi, e fascisti. Anzi c’è da meravigliarsi che non è successo prima.

Finalmente il 9 ottobre è arrivato il fattaccio che tutti abbiamo visto, uno sparuto gruppo di Forza Nuova devasta la sede della Cgil di Roma. Apriti cielo, viene messo in moto tutto il sistema mediatico per poter colpire, linciare, tutti i cosiddetti presunti fiancheggiatori e collaboratori degli sciagurati forzisti. A cominciare di Fratelli d’Italia, come se la manifestazione di sabato l’abbia organizzata la Meloni e per questo è colpevole di tutto quello che è successo.

Per certi versi si sta facendo di tutto per portare il Paese a quella strategia della tensione, degli anni ’70. Chi è vissuto in quegli anni conosce abbastanza bene quel clima politico.

Letta e compagni pretendono che tutte le forze politiche a cominciare da Fratelli d’Italia condannino non solo gli autori dell’assalto alla sede sindacale, ma che in particolare, il segretario di FdI, faccia una specie di mea culpa, per avere come “vicini di casa” i fascisti di Forza Nuova. La questione è sempre quella, bisogna abiurare il fascismo, pertanto, se non firmi la mozione parlamentare della sinistra, ti metti fuori dell’arco costituzionale democratico, come ha affermato un esponente del Pd. Sono le ridicole pretese che si ripetono nella storia politica del nostro Paese, hanno fatto lo stesso con il MSI di Almirante.

Bisognerebbe chiedere ai sinistri come si possa mettere fuori dal Parlamento un partito che viaggia col 20 per cento dei consensi elettorali. O forse qualcuno “vorrebbe che il 20 per cento di Meloni e quello di Salvini finissero nelle mani del generale Pappalardo, di Forza Nuova e di Casa Pound? Forse qualcuno vorrebbe il tanto meglio tanto peggio?” (Daniele Meloni, Antifascismo a orologeria in vista dei ballottaggi, ma Fratelli d’Italia è radicato nell’arco costituzionale, 13.10.21, atlanticoquotidiano.it)

Una volta c’era per Berlusconi, la “giustizia a orologeria”, oggi si può parlare di “antifascismo a orologeria”, guarda caso quando ci sono in ballo delle elezioni.

“La pregiudiziale antifascista, l’ossessione antifascista, la trovata faziosa e stupida dell’ur-fascismo teorizzato da Umberto Eco torna sempre utile, meglio se in mezzo a qualche elezione […]”. Le argomentazioni ipocrite e pelose della sinistra sono sempre le stesse, scrive Max del Papa: “la destra ha indiscusse radici fasciste, scorre per il fiume carsico del fascismo dal Movimento Sociale fino a Giorgia Meloni, il Pci invece fu quello che combattè i terroristi rossi e sposò la svolta democratica con Togliatti e poi con Berlinguer. 

Addirittura! Siamo al libro dei sogni che possono raccontare tipi come questo Labate, ragazzi che ai tempi del terrorismo non erano nati o si succhiavano il pollice e non sanno che, anche tralasciando i legami con lo stalinismo sovietico e l’appoggio alle varie repressioni in est Europa, il Pci ha coperto fin che ha potuto le nascenti Brigate Rosse, ne conosceva i capetti, gente che proveniva dal partito e dal mito della resistenza armata. Le armi arrivavano dei depositi resistenziali, il debito morale era rivendicato dai brigatisti.

Col capo partigiano Lazagna che al giovane, esaltato Franceschini diceva: mah, per me siete matti, voi fatela pure la rivoluzione, io me ne vado a pescare […]”. (Max del Papa, La carta antifascista torna sempre utile sotto elezioni, ma ecco perché la sinistra non può dare patenti, 14.10.21, atlanticoquotidiano.it)

Perché tanta insistenza sul pericolo del fascismo? Se lo chiede Invernizzi. “Davvero qualcuno può pensare che i quattro esaltati e violenti che hanno assaltato la sede della Cgil romana grazie alla compiacenza o alla dabbenaggine del Ministero degli interni possano rappresentare un pericolo per la democrazia italiana?” (Marco Invernizzi, La lezione di de Felice. Il Fascismo di sinistra, 13.10.21, alleanzacattolica.org).

Tutti quelli che si stanno preoccupando del futuro democratico dell’Italia conoscono per caso la consistenza politica di Forza Nuova? Conoscono i suoi risultati elettorali sempre da prefisso 0 virgola?

“La verità - scrive Invernizzi - è che ha sempre fatto comodo identificare il fascismo con una destra conservatrice o persino moderata. Quando, nel 1972, Giorgio Almirante (1914-1988) trasformò il Msi (un partito che viveva soprattutto di nostalgia) nella Destra Nazionale, si scatenò una violenza sistematica contro il partito per riportarlo nel clima dello scontro fisico con i gruppi della sinistra extraparlamentare.

 

Quando il segretario della Dc Amintore Fanfani (1908-1999) partecipò alla battaglia contro la legge sul divorzio, pochi anni dopo, unico fra i dirigenti democristiani, venne denunciato il “fan fascismo”, così come avverrà ogniqualvolta il partito di ispirazione cristiana sembrerà, spesso soltanto “sembrerà”, allontanarsi da posizioni concilianti con le sinistre che allora parevano destinate a conquistare il potere”.

 

Certo l’obiezione a questa analisi è che l’assalto c’è stato, come pure i saluti romani e le battute fasciste come si è visto dai filmati di Fanpage. “È vero, ma gli idioti disponibili a “menare le mani” o a fare battute cretine o ignobili per sentirsi vivi ci saranno sempre, soprattutto se favoriti dall’incuria dei governi, anche perché questi ambienti neo-fascisti rappresentano uno strumento prezioso per screditare una ambiente culturale e politico che vuole conservare e promuovere i principi fondamentali del bene comune, fra i quali mi pare giusto segnalare l’inverno demografico che sta uccidendo l’Italia, un tema molto più drammatico e importante del green pass”.

 

Infine, una precisazione, si continua ad ignorarne le caratteristiche ideologiche del Fascismo, è opportuno chiarire, come ha scritto Giovanni Cantoni, il fascismo ha tre anime (liberale, cattolica e socialista). In vent’anni ha prevalso quasi sempre quella socialista. Era convinto anche De Felice che in una intervista ha scritto: “Anch’io vedo nel fascismo la manifestazione di quel totalitarismo di sinistra di cui parla Talmon”. Leib Talmon (1916-1980) è l’autore di un testo tanto importante quanto poco conosciuto sul fatto che anche le democrazie possono diventare totalitarie, una sorta di anticipazione di quel “pensiero unico” che oggi viene diffuso e imposto democraticamente – ma non solo – come un pensiero “politicamente corretto” (Le origini della democrazia totalitaria, il Mulino, 2000).

 

Evidentemente alla sinistra non conviene citare la lezione dell’odiato De Felice, che ha dedicato gran parte della sua vita di studioso a produrre una monumentale biografia di Mussolini e tante altre opere sempre sul fascismo. In queste opere, “spiega le origini rivoluzionarie del movimento fascista, le sue caratteristiche di sinistra e anticlericali, che poi si attenuano quando il fascismo diventa regime e deve convivere con la Chiesa (Patti Lateranensi e Concordato del 1929) e la Monarchia (sarà proprio il Re a farlo arrestare nel 1943), salvo poi riemergere durante la Repubblica sociale insieme alle mai spente suggestioni socialisteggianti del fascismo delle origini”.

 

 

 

 

 

 

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