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L’ottusa politica energetica che ha portato l’Italia alla canna del gas russo: 3ª parte
Strategie per una capillare diffusione dello sfruttamento dell’energia solare dopo un'analisi di zona nella geografia della penisola
Articolo di Carlo Mariano Sartoris
Pubblicato in data 23/03/2022

Link dei due capitoli precedenti

1ª parte: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=44145

2ª parte: https://www.civico20news.it/sito/articolo.php?id=44165

3ª parte, premessa di collegamento: nel 1980, anno di pubblicazione di questo documento, gli studi sulle energie rinnovabili erano ancora alquanto pionieristici. In Italia lo sfruttamento dell’energia solare era al palo, nonostante l’urgenza di alleggerire la dipendenza dal greggio, palesata dalla crisi petrolifera del 1973, in seguito alla guerra del Kippur e all’embargo arabo.

A quel tempo nelle università si immaginava un impiego decentralizzato degli impianti solari, oltre a modifiche nella tipologia degli edifici, in modo da favorire l’uso passivo dello spettro solare, curando: esposizione dell’edificio, inclinazione delle superfici vetrate, colori di pavimentazioni e molti altri metodi gratuiti di riscaldamento che tardano ad essere valutati. Il nostro parco edilizio ha continuato a nascere vecchio.

Il boom del fotovoltaico ha dovuto attendere il primo decennio del nostro millennio (come questo documento aveva anticipato), grazie ai cospicui incentivi offerti dai regimi Conto Energia. Nel 2013 il fotovoltaico copriva il 7% della necessità elettrica, ponendo l’Italia al 3º posto mondiale.

Le installazioni hanno frenato al cessare degli incentivi e nel 2019 l’energia fotovoltaica ha contribuito al fabbisogno con l’8%, mentre l’eolico era al 6%. Ma il trend è in crescita.…

Torniamo dunque a ripercorrere una fotografia di come la ricerca si muoveva 42 anni fa e cosa proponeva.

Capitolo 3: guardando al Sole

… Stando alle attuali risorse, alle necessità e alle tecnologie, lo sfruttamento dell’energia solare è destinata a interessanti benefici se applicata su vasta scala, sia in metodologia passiva che attiva, ma con una gestione decentrata in modo puntiforme. Nel nostro paese le grandi fattorie fotovoltaiche divoratrici di terreno non sono razionali. Non abbiamo aree desertiche.

È altrettanto vero che lo sviluppo di una società basata sullo sfruttamento di fonti energetiche rinnovabili deve avvenire passando per una nuova normativa, relativa alla politica degli investimenti nei sistemi produttivi.

Infatti, un ostacolo che si oppone agli impianti fotovoltaici, per lo più a piccola scala è il loro costo e quello di rimpiazzo degli impianti tradizionali; oneri salati per il singolo utente che ne ricava benefici solo a lunga scadenza.

Il problema dei costi dipende dalla dinamica della domanda e dell’offerta, e attende, come concreto stimolo, la delibera di quegli incentivi e sgravi fiscali annunciati da proposte di legge avanzate da più partiti politici, e trovare l’accordo per snellire il decollo dell’industria dei componenti solari.

(Il primo incentivo per le E.R ha atteso il 1992, con la Delibera CIP6\92 per incentivi ai produttori di energia elettrica da fonti rinnovabili)

L’attenzione al contributo energetico sul microclima interno degli edifici richiede una indagine valutativa sui rendimenti dei vari tipi di collettori solari, degli accessori e delle metodiche di posa degli impianti.

Si tratta di una ricerca applicata a una gamma architettonica che attende un’auspicata evoluzione, poiché dalla crisi petrolifera del 1973 ad oggi, nonostante relazioni e dibattiti, non si è assistito a rilevanti innovazioni nel contesto edilizio. Si continua a costruire e a riscaldare senza l’ambizione di rinnovare le vecchie tipologie e il dovere di ridurre la dipendenza dalle fonti di energia fossile.

Altrove, sono stati più tempestivi. Nel 1974 le autorità americane, in tre mesi hanno deliberato l’entrata in funzione di sistemi a energia solare per edifici pubblici e il programma energetico USA, varato nel 1976 dal presidente Carter prevede la presenza sul territorio americano di 2,5 milioni di impianti di riscaldamento a energia solare entro il 1985.

Rispetto a molti altri paesi, l’Italia gode di una privilegiata posizione geografica, per lo sfruttamento dell’energia solare e di quella eolica. Gli ostacoli sono quelli tipici della indolenza decisionale di una politica retorica e lenta rispetto ai reali bisogni del paese, distratta dagli interessi di partito e incapace di muoversi in tempi risolutivi, di fronte a emergenze come quella oggetto di questa disamina.

Sarebbe tempo invece di vedere liberalizzata la diffusione capillare della tecnologia solare, liberandosi dal monopolio nazionale, per tendere alla indipendenza energetica di ogni edificio attrezzato, sia di piccole o grandi dimensioni e altresì, pubblico o privato, spostando la gestione da centralizzata a periferica e soprattutto, autogestita.

Servirebbe allo scopo una “pianificazione urbanistica solare” che analizzi le condizioni climatiche secondo luogo e regione, così da stilare specifiche normative di area che siano guida per un corretto impiego dei sistemi solari. Si tratta di sostituire l’ottica Italocentrica decentrando le normative a seconda dei parametri climatici regionali o zonali, e una raccolta dati riguardo:

Le tipologie edilizie, loro altezze, orientamento, ombre proprie e ombre portate;

La geometria della rete urbana e un censimento di tutte le superfici piane disponibili;

la disposizione della vegetazione sempreverde o a foglia caduca;

l’altimetria;

la densità abitativa;

i dati climatologici;

la dinamica del vento;

i dati sull’irraggiamento.

Procedimento indispensabile per l’installazione di impianti solari e il loro miglior rendimento. L’ubicazione in un contesto geografico alpino, cittadino o costiero, risponde a differenti valori, maggiormente se vincolati a una regione del Nord,  piuttosto del sud o insulare. Altrettanto importanti sono le destinazioni abitative, agricole o industriali in un intreccio di interazioni tra città e campagna, altrimenti di difficile lettura.

È da sottolineare poi che il patrimonio edilizio italiano, sia storico che recente, in molte zone presenta una elevata densità abitativa, caratteristica che stride con lo sfruttamento ottimale dell’energia solare.

Dal rapporto WAES-Italia “Le alternative strategiche per una politica energetica”, edito nel 1978, si prevede che entro 20 anni l’energia solare potrà coprire il 5% del fabbisogno energetico. Stabilito un interessamento produttivo e di installazione dell’industria nazionale, il rapporto stima la creazione di circa 24.000 nuovi posti di lavoro tra il 1985 e il 2000.

Numeri ipotetici e non valutabili con esattezza, ma pur tenendo presente che le industrie del settore sono concentrate al centro nord del paese, la posa e la manutenzione di impianti richiede competenze accessibili e offre rilevanti prospettive occupazionali dirette e indirette, sia nella mano d’opera progettuale, sia in quella più o meno qualificata nell’istallazione.

L’ostacolo concreto è rappresentato sempre e soltanto dalla lentezza burocratica ed ideologica della classe dirigente nazionale. La speranza è che la politica, finalmente sospinta dall’attuale emergenza petrolifera, dall’aumento dei prezzi del greggio e delle esperienze dell’austerity, trovi infine un accordo su un auspicato incremento delle classiche E.R. già operative, quali l’idroelettrica e la geotermica, e una spinta verso il biogas, l’energia solare, e quella eolica, altrettanto auspicabile, ma ad oggi limitata a sporadiche torri eoliche in zone isolate, erette da privati per valutare le potenzialità del vento (un paio nell'entroterra ligure del savonese).

Anche in questo caso la crisi energetica dovrebbe dare slancio a questa fonte inesauribile di energia. Recenti valutazioni dell’ENEL reputano che la tecnologia eolica, se appoggiata da una politica consapevole, in Italia potrà godere di un sen sibile incremento verso la fine degli anni 90.

Fine del 3º capitolo. Testimonianze di un tempo in cui si disegnava ancora a mano, però lo schizzo svela che oggi l'asse terrestre è leggermente meno inclinato (23°27'). L'argomento "energie rinnovabili" era florido di idee, ma scarso di sistemi installati e funzionanti al 100%. Gli studi si svolgevano in biblioteca sfogliando testi e riviste perlopiù di stampo americano, affinando l'inglese scolastico, poiché non era ancora un secondo idioma, così diffuso com'è adesso. 

I computer c'erano, ma disegnavano lentissimi e pure male, tecnigrafo e mano libera battevano tutti. Internet si chiamava ancora Astrad ed era un sogno americano che si sarebbe concretizzato solo nel 1995, quando Microsoft, Word e l'accordo HTML, nel frattempo erano riusciti a far parlare i computer tra loro, mandando in pensione gli altri linguaggi.…  

 

Prossimo capitolo: l’integrazione dell'energia solare nell'edilizia & studio di un componente per fabbricati già in opera 

 

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