Ci sono giorni dell’anno che segnano “passaggi”: il 21 marzo si celebra l’equinozio di primavera, il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile, l’inizio dell’anno solare, quando le ore notturne equivalgono a quelle diurne.
Da quella data le giornate inizieranno ad allungarsi e la Natura inizierà il suo risveglio, simbolo della rinascita, del rinnovamento, della fertilità.
Quale migliore occasione della “Giornata mondiale della Poesia” per festeggiare la rinascita spirituale di chi sente il bisogno di nutrire la propria anima, scrivendo o leggendo versi a cui dare un particolare valore?
Ecco quindi il gruppo “Fissando in volto il gelo – Poeti contro il green pass” dare virtualmente e virtuosamente il suo contributo con i testi qui raccolti.
Inizia il carosello Ivan Crico, poeta e artista “bisiàc”, cioè appartenente alla minoranza linguistica goriziana di cui è giustamente molto fiero; seguiranno i contributi, con chiaro riferimento alle restrizioni a cui siamo ancora costretti, degli altri amici per ordine alfabetico.
Io personalmente non amo per niente queste celebrazioni ma se la richiesta arriva da persone che stimo veramente ben venga. Ho pensato però di riproporre un video che avevo girato per portare la voce della grande poesia in uno scenario drammatico, a pochi giorni dal vile pestaggio dei pacifici partecipanti alla protesta all’ingresso del Porto di Trieste. Arrivando in città venivano deviate ad un posto di blocco tutte le macchine per filmare le targhe. La piazza era presidiata da decine di furgoni in rappresentanza di tutte le forze dell’ordine. Erano rimaste a manifestare solo poche decine di coraggiose persone. Un’atmosfera a dir poco angosciante. Ricordo che, per riuscire a filmare qualche manifestante alle mie spalle ed allontanarmi dal rumore dei loro canti e slogan, fui costretto a spostarmi verso i lati della piazza. Ritrovandomi a leggere davanti ad un pubblico inquietante, a una decina di metri, di agenti con manganelli in tenuta antisommossa che mi fissavano incuriositi. Credo la lettura più necessaria e importante della mia vita. (Dalla piazza di Trieste, 23 ottobre 2021)
X.
I popoli lo avevano chiamato Dio,
il grande predicatore della giustizia;
eppure preferirono non seguirlo
e in essi sempre viva la malizia.
Chi ricorda Gesù
e chi il comandamento?
È scomparso nel vento
e la giustizia non fermenta più.
La carità soltanto una parola,
i fratelli sono di nuovo divisi
e solo della tamerice il fiore
decora dei poveri la tavola.
Più scarso il vino, più duro
le stagioni nella pena masticate,
cattivo il padrone e disumano.
(Ivan Crico legge Biagio Marin da “El critoleo del corpo fracassao”)
Lo yogurt nel vasetto
è scaduto da qualche giorno
e quel limite violato ci condanna
a cicli di sopravvivenza
mentre il vuoto del cucchiaio
riflette un cielo capovolto
che se avesse la ragione e il sangue
accetterebbe di tornare alle orme.
Che sciagura se i nuovi prodotti
avranno un lavoro e dei figli
e se la scadenza che si sfoggia
vivrà tra orgoglio e giustizia.
(Luca Bresciani)
Rammendo
Con il filo della volontà
rammendo maldestra
i buchi del mio cuore.
Spero resista fino a che
Nessuno sia più privato
del lavoro
della cultura
della libertà.
Nessuno
per paura della morte
sia più
Giudice cieco del proprio fratello
o ignavo inconsapevole del dolore altrui.
Nessuno viva una guerra
in nome del Dio quattrino.
Se la mia cucitura non
durerà abbastanza
non sarà abbastanza forte
lo benderò
con il coraggio
degli eroi
gocce essenziali del mare
che digiunano
marciano
si espongono
per ritrovare
quell'essere umano
distrutto nei più da interessi
di pochi.
(Eleonora Falchi)
Nel mezzo del cammin della mia vita
mi ritrovai immerso nel terrore
pensando che da Whuan fosse fuggita,
di certo per fatal o foll’ errore,
modesta quantità di virulenta,
sostanza portatrice di dolore.
Nel mentre poi la gente si spaventa,
sentendo che la Rai e li giornali,
parlavano di piag’assai violenta,
che prest’avrebb’invaso strad’ e viali.
Poi come la magia d’uno sciamano,
che rende anche gli dei un po’ immortali,
riusciron a creare, piano piano,
la magica pozion di lunga vita.
E tanto era buono quell’arcano,
prodotto di ricerca ben nutrita,
che voller aumentar le dosi note,
per vincere più presto la partita.
E ora scendon lacrime alle gote,
di quelli che si fecer vaccinare,
perché le dosi son, ad oggi ignote,
…nel dubbio si dovranno triplicare.
… Poi temo ch’al momento del trapasso,
San Pietro mi domandi per entrare,
che io gli mostr’ un valido GreenPasso.
(Giancarlo Guerreri)
22 marzo 2020
Quindi, guarderò un geco,
farò la posta
alle formiche.
Dispenserò abbracci
esonerando braccia,
bacerò chiunque,
senza saliva,
ne dirò con bocca
claustrale,
ché fa tanto comunanza.
È questo stare insieme
soli,
che lungamente dispera.
Faranno bello il tempo,
crossover di sax e violini
ai balconi,
luci coatte alle ringhiere,
con tanto buio
agli occhi.
Sarà quanto dovuto
ai tu, loro,
gli altri inconosciuti tanti.
È questa vasta alterità
che sgomenta,
in un tempo in cui
si va via soli.
?Anche questo è amore
?Amore che non chiede
dove sei,
per chi r-esisti.
(Anna Leone)
La Costituzione
La Carta dei diritti e dei doveri
si fonda su principi universali:
lavoro, rispetto, un'istruzione,
di fronte alla Giustizia tutti uguali.
Pensando alla Nazione,
la scrissero dei Padri Fondatori,
uomini di valore, gente onesta.
Ed or mi riempie il cuore di vergogna
veder chi la calpesta.
(Piero Nissim - estratto dal Recital "Poesie della Legalità", 2015)
O Angelo del Mare, trasparente
Signore degli Abissi, tu che vegli
l'equilibrio delle acque, tu che intendi
quale forza segreta muova onde e maree...
O Angelo di Vita, quando il vento si placa
e tace il mare e la mia mente
comincia a dileguare nell'infinito
se conoscere è lecito e sentire e nominare
un Angelo in presenza, fammi entrare
nel centro dell'Amore che gli Dei
conoscono e distillano, irradiando
luce su luce d'ombra
dai golfi non visibili che scindono
onda da onda
e in questo separare
congiungono me con Me, mare con Mare
(Angelo Tonelli)
Resto dritta in mezzo alle macerie
cammino cogliendo ortiche infette
Marionette incerte fanno un’aiola
Mentre la notte sorge dall’interno
In questa terra malata
c’è un silenzio che rimbomba
Sono nell’acqua che scorre
Lasciatemi il cuore vi prego
Rimanga almeno la forma
Se mi stringi le chele
Se mi tagli la lingua
Sono un fiore
che non sa marcire.
(Annamaria Scopa)
Ma chi pensa e crede che i poeti
siano buoni, e delicati, e inoffensivi
predicatori blandi di buoni sentimenti
anime carine nei fiori rosa, oh badate
invece cosa io vi dico: i poeti sono terribili
si abbarbicano agli alberi condannati
furiosi gridano No!
no agli ovili, tristi disinfettati ovili, no
no alle dolci piccole ferite, ferite perbene
i poeti sono delinquenti, oh fastidiosi poeti!
non ascoltano i saggi, nelle loro cucine sporche
scrivono, mentre i germogli crescono come lance
ridono, invece di piangere dolorosi
i poeti sono bellissimi, sono cervi nel bosco, in amore.
(Violante Vibora)
Immagine in copertina: OSTARA, LA DEA DELLA LUCE CRESCENTE DELLA PRIMAVERA, MadameBlatt, dal web.