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Pasqua 2022 - Putin Zalesky e il resto del mondo
Articolo di Armeno Nardini
Pubblicato in data 12/04/2022

Col sangue d’un agnello - si legge in Esodo, secondo libro della Torah ebraica e anche della Bibbia - gli Ebrei segnano gli stipiti delle loro case, che sono così risparmiate dalla collera del Signore nella notte in cui l’angelo vendicatore passa di porta in porta a seminare morte nelle famiglie degli oppressori egizi. Quel popolo schiavo fugge quindi verso la libertà e il Mar Rosso si apre al suo passaggio, ma sommerge l’esercito del Faraone. Alle spalle, dolori e sofferenze. All’orizzonte, serena convivenza. Una lunga marcia estenuante. Quaranta anni di travagli indicibili. Ma sempre viva è la fiamma della speranza fino all’arrivo nella Terra Promessa.

Pasqua, per gli Ebrei Pèsach, passaggio, per tutti è festa di passaggio oltre i rigori invernali; ma è anche festa di speranza in qualcosa di nuovo, di meglio, di più bello; festa di speranza in un cambio di passo verso strade senza ostacoli, senza affanni; festa di speranza nel domani senza angosce, senza dolori; festa di speranza per una vita diversa, da vivere senza patimenti.

Pasqua è festa della libertà da ogni bisogno e, nell’attuale momento, funestato da una guerra disumana, la Pasqua imminente è anche ricorrenza emblematica carica della speranza che possa aprirsi la porta della pace.

La speranza, per Dante è un “attender certo della gloria futura” e la pace, quindi, ci sarà certamente, ma l’attesa passiva dilata i tempi della pace sperata. Cosa fare, dunque, perché cessino quanto prima gli orrori in Ucraina, palesati da media pubblici e privati con diuturni e continui servizi ad ogni ora del giorno e fino a notte inoltrata, cui rischiamo di abituarci come avvenne per le teorie di bare e per i bollettini quotidiani dei morti da covid? L’abitudine svilisce il problema e i quotidiani in prima pagina ora presentano Macron, che viaggia verso la riconquista del seggio presidenziale, battagliando con Le Pen. L’Ucraina, già viene dopo; ma il problema, drammaticamente, rimane e, per la sua complessità, si presta a soluzioni diverse: scegliere quella giusta è cosa difficile.

Al tavolo di ogni trattativa ci si siede solo quando si ritiene di poter portare a casa il proprio tornaconto e ci si alza solo quando questo obbiettivo è stato raggiunto. Vince, chi prima e meglio intuisce cosa dare, per ottenere quel che vuole. Lo hanno insegnato i nostri saggi padri: do ut des. Lo scambio si complica se il dare e l’avere non sono valutabili con la stessa unità di misura. Ci sono, poi, requisiti caratteriali soggettivi, che sfuggono spesso al rigore della logica.

Cosa vuole Putin, coi suoi atteggiamenti antisociali, istrionici e narcisistici riconducibili, per alcuni, alla Sindrome di hubris, disturbo psichiatrico più noto come Sindrome del potere? E Zalesky che vuole, col suo passato non proprio cristallino e anche di comico, che vela la sua attuale credibilità?

Il cammino verso la pace, dunque, senza queste risposte, si presenta ancora lungo e irto di ostacoli e manca, al momento, il “mammasantissima” dal giudizio sovrano per i contendenti. Ma la Pasqua è festa di passaggio e di speranza e questo spinge a sperare che su tutto possa prevalere la voce di tutti: no alla guerra, in tutte le lingue del mondo, perché il mondo, dopo, potrebbe non esserci più.

Nella Russia, la Divina commedia ha avuto almeno sei traduzioni, fra le quali spicca la Božestvennaja komedija di Michail Leonidovi? Lozinskij (1886-1955), che conserva lo schema metrico e la struttura ritmica dell’originale e in qualche modo potrebbe essere accomunata, per importanza e diffusione in quella terra, alla Iliade di Omero da noi nella traduzione in versi di Vincenzo Monti. Dante vi scrive: “Fatti non fummo a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. È un appello incisivo contro l’imbarbarimento degli uomini, che non può essere sconosciuto a chi pare intenda arrogarsi il diritto dei destini del mondo.

Si vales, vàleo.

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