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Storie di Pont Canavese (Torino)
Il Pievano che perse un “pezzo del suo cognome” (Di Alberto Serena)
Articolo di Milo Julini
Pubblicato in data 10/05/2022

Il Pievano don Giacomo Carli, a Pont Canavese perse un “pezzo del suo cognome”.

Forse pochissimi pontesi sanno che il Pievano di Pont Canavese, che resse la parrocchia per ben 26 anni, dal 1886 al 1912, non si chiamava solo Don Giacomo Carli (27.7.1854+29.7.1912).

Era nato a Colleretto Castelnuovo alle ore “due del mattino” del 27 luglio 1854 e venne battezzato nella parrocchia del paese da don Giovanni Battista Troglia alle ore “cinque di sera”.

Venne registrato come Giacomo Pantaleone e il suo cognome originario era Carli-Sassoè, figlio di Giuseppe (1805+17.3.1884) fu Giovanni e di Bigando Anna (1814+27.4.1884) fu Antonio e Maria Chiuminatto.

Suo padre Giuseppe, con i fratelli Carlo Antonio e Giacomo e del quale il futuro pievano di Pont Canavese porterà il nome, erano dei bravi “mastri da muro” (equivalente al capomastro).

Giacomo Pantaleone (27.7.1854) era l’ultimogenito ed aveva una sorella Anna Maria (14.10.1847) e dei fratelli, tra cui Giacomo Antonio (10.11.1845+24.11.1845), Giovanni (1839+3.4.1902) sposato con Peila Maria (1849), e un altro Giacomo Antonio (12.8.1850) sposato con Roletto Caterina (1858).

Il doppio cognome Carli-Sassoè era sorto all’inizio dell’800 quando il nonno di don Giacomo, Giovanni Carli (1785+13.1.1855) si era sposato con Francesca Sassoè, figlia di benestanti del paese e da quel momento la famiglia Carli-Sassoè iniziò ad operare nel campo dell’edilizia.

I fratelli Giovanni e Giacomo Antonio continuarono l’attività familiare nel campo dell’edilizia, mentre il fratello Giacomo Pantaleone, fu indirizzato alla carriera ecclesiastica ed era ancora viceparroco quando, tra il 17 marzo e il 27 aprile del 1884, perse entrambi i genitori e quelli furono i giorni più tristi della sua vita.

Nel 1886 fu nominato Pievano di Pont Canavese, dove in poco tempo divenne l’ideatore e realizzatore della immane impresa dell’ampliamento della Chiesa di San Costanzo.

I lavori furono affidati al capomastro Stefano Bonino di Pont Canavese e coordinati dall’architetto e direttore dei lavori l’Ingegner Camillo Boggio e il 13 marzo del 1890 il Pievano don Giacomo Carli-Sassoè poneva solennemente “la prima pietra” della costruzione, benedetta dal Canonico Giuseppe Destefanis della Cattedrale di Ivrea.

Don Carli pensò anche alla casa parrocchiale, perché il Pievano in quel tempo abitava nella Canonica nel centro dell’abitato ed assai distante dalla chiesa.

Possedendo del terreno accanto alla chiesa di San Costanzo decise di costruirvi la sua abitazione, che doveva far corpo con la chiesa stessa e i lavori iniziati al principio del 1895 terminarono nel maggio del 1896 e, nel mese seguente, il 7 giugno la nuova casa parrocchiale fu benedetta dal Canonico Francesco Favero e il Pievano vi prese stabile dimora, dopo aver speso circa 40.000 lire (circa 180.000 euro attuali).

“… nel mese di marzo del 1897 durante gli scioperi e i tumulti nella Manifattura di Pont Canavese, don Giacomo fu protagonista, suo malgrado di questa vicenda. Amico del commendator Leuffer ed in buoni rapporti con i dirigenti della manifattura egli fungeva un po’ da ufficio di collocamento, segnalando persone bisognose di lavorare; a detta dei lavoratori qualche volta approfittava del suo ruolo per discriminare chi non era osservante, sino ad essere accusato di aver fatto licenziare un lavoratore perché conviveva con una donna senza il vincolo del matrimonio…  All’imbrunire i lavoratori si diressero verso la chiesa e dividendosi in due gruppi la bersagliarono di pietre, mandando in frantumi le vetrate e gridando frasi ostili sul conto del Pievano… Alcuni entrarono in canonica, dove terrorizzati si trovavano il parroco don Carli, un suo nipote e un chierichetto. L’incursione si limitò alle minacce e a scacciare a pedate il chierichetto” (fonte Emilio Champagne).

Poteva diventare anche lui un bravo “mastro da muro”, ma si superò diventando un “maestro di Vita” per tanti pontesi, anche se a Pont Canavese perse un pezzo del suo cognome, che ritrovò sul Registro del Comune nel giorno della sua morte, il lunedì 29 luglio del 1912.

Alberto Serena

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