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Politica Internazionale
Se Mosca piange Bruxelles non ride
L'accordo di Pratica di Mare nel lontano 2002
La guerra in Ucraina e i risvolti interni all'Occidente
Articolo di Luca Fiore Veneziano
Pubblicato in data 14/05/2022

In questo conflitto si è parlato molto del ruolo chiave che giocherebbe la Cina.

Quest’ultima, insieme agli Usa, sarebbe l’unica superpotenza in grado di porre fine al conflitto, facendo arrivare nel tavolo delle trattative la parti cobelligeranti.

Tuttavia, ci sono alcuni fattori da tenere in considerazione.

Il primo è che la Cina ha interesse da ambo le parti. Possiede la Borsa di Kiev. Pechino possiede inoltre in usufrutto un'area di terreno coltivabile dell'Ucraina grande almeno quanto il Belgio. Da qui forse si evince la posizione assunta circa il “riconoscere l'integrità territoriale dell'Ucraina” pur denunciando l’espansionismo NATO insieme alla Russia.

Il secondo, è che se le dichiarazioni di Beijing appaiono neutrali, queste intenzioni vengono poi tradite coi fatti. Non è un mistero il rifornimento di armi continuo che la Cina sta perseguendo in Serbia. Queste azioni allarmano non poco il Pentagono. Il quale si vede nel bel mezzo dei Balcani uno Stato armato con armi di ultima generazione, fortemente ostile verso l’Occidente.

All'inizio di questa guerra il presidente Biden aveva detto e ripetuto che l'America non vuole fare la guerra alla Russia, e che la NATO non vuole intraprendere azioni belliche. Tuttavia, si può certamente intuire che quella che era una guerra indiretta, oggi, in questa fase, si sta delineando un conflitto sempre più diretto contro Mosca. Le recenti rivelazioni della stampa americana, evidentemente fatte filtrare dal Pentagono, spiegano, per esempio, che l'affondamento della nave ammiraglia russa nella flotta del Mar Nero è stato effettuato sostanzialmente grazie a tecnologie americane; forse anche con qualche compartecipazione della base di Sigonella che abbiamo noi in Italia.

Ci viene spiegato dal New York Times che i generali russi morti come mosche nei giorni immediatamente successivi all'inizio della guerra, e che ancora oggi sembrano essere bersagli privilegiati degli ucraini, muoiono perché gli americani indicano con grande precisione gli obbiettivi, grazie ai loro strumenti di intelligence.

Questo è un segnale di come l'America abbia deciso di portare fino in fondo la sua guerra indiretta alla Russia, non più semplicemente armando e incoraggiando la resistenza Ucraina, ma intervenendo soprattutto grazie alla propria superiorità tecnologica e di intelligence sul campo di battaglia.

Quali saranno le reazioni russe a questo specifico impegno americano è difficile da prevedere. Sicuramente ce ne saranno e apparterranno forse a quella dimensione bellica decisiva, ma che noi vediamo pochissimo all’orizzonte; che è quella del cosiddetto “cyberwarfare”, cioè della guerra cibernetica.

Molti danni, infatti, si possono infliggere per via cibernetica, da un paese all'altro, spesso anche colpendo infrastrutture strategiche senza che ciò sia immediatamente visibile. Non ci sono fotografie né filmati di ‘cyberwarfare’, non ci sono morti, feriti e macerie che purtroppo vediamo quotidianamente riflessi sui nostri schermi visivi.

In conclusione, l'idea che ci sia una guerra fra Ucraina e Russia è un'idea piuttosto limitativa, per usare un eufemismo; sono molti gli attori coinvolti a sostegno della resistenza Ucraina. In prima linea gli americani, ma anche i britannici, che sono stati e continuano ad essere decisivi nella tattica di combattimento delle forze armate ucraine, e delle milizie volontarie che combattono a fianco delle forze militari regolari contro i russi. La tattica basata sul “mordi e fuggi” è infatti tipica delle SAS britanniche, così come l'intelligence americana è decisiva per orientare ciò che fanno e faranno gli ucraini in questa guerra.

Contemporaneamente, la scarsità di soldati di fanteria sta emergendo come uno dei problemi più importanti da affrontare per il Cremlino. La Russia appare sempre più lontana dai suoi obbiettivi strategici. Dopo una prima fase di conquista e di avanzamento, c’è stato indubbiamente un arretramento delle forze russe.

Sembra che almeno in questa fase gli americani abbiano scoperto la formula magica per fare molto male alla Russia, senza rischiare troppo.

Tuttavia, se Mosca piange Bruxelles non ride. Il fronte cosiddetto “europeista e globalista” sembra fortemente diviso al suo intento. Se Putin sta subendo un arretramento sul fronte bellico, appare invece vincitore sul piano economico e politico; l’Europa occidentale continua a spaccarsi e dividersi sulle decisioni da intraprendere. Interessante notare che anche alle nostre latitudini numerosi esponenti e finanziatori delle svendite di Stato e delle politiche anti sovraniste si stiano mettendo gli uni contro gli altri.

Ultimamente stupisce la posizione di Carlo De Benedetti, il quale si è opposto all'invio di armi in Ucraina: "la guerra non è nell'interesse dell'Europa." Dice.

Questo conflitto sta spaccando il fronte degli antitaliani, tutt'altro che uniti nel sostenere la contrapposizione Nato-Russia alle porte del Vecchio Continente.

Dopo le esternazioni del Papa, le parole di De Benedetti (uno dei peggiori nemici della sovranità italiana, Legion d'Onore francese e tessera numero uno del PD) dimostrano che la cricca globalista non agisce affatto come un unico monolite. Ad oggi assistiamo al fronte filo-cinese contro il fronte filo-francese. I progressisti liberal si stanno spaccando al loro interno.

Tante sono le correnti che ne compongono le fila, scontrandosi e prevaricandosi tra di loro.

E questa è un'ottima cosa.

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