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Economia e finanza
Il record italiano dei disoccupati che non cercano lavoro
Gli effetti nefasti dell’estensione (priva di controlli) del reddito di cittadinanza imposto da Conte
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 16/05/2022

Siamo il Paese dei mille problemi. Pandemia, guerra, costi dell’energia alle stelle, forzato freno dell’economia con le attività industriali in calo e presto anche il turismo ne risentirà per l’assenza dei turisti russi dalle nostre spiagge e dalla città d’arte.

Mentre ogni categoria sociale invoca sussidi, ed il governo si è già speso in tal direzione, sta emergendo una realtà, sottaciuta dai giornali e dai politici, ma evidenziata da industriali, organizzazioni dell’agricoltura, ed operatori del commercio. Manca personale disponibile per svolgere attività lavorative e rimpiazzare coloro che beneficiano della  pensione. Molte aziende, di conseguenza, sono costrette a rinunciare a commesse ed evasioni di ordini. Altre nel commercio, addirittura chiudono. Il dato emerge con  chiarezza lampante anche dai dati ufficiali.

L'Italia nel 2021 ha visto un tasso dell'11,8% di persone potenzialmente disponibili a lavorare, ma non alla ricerca, contro al 4,1% dell'Eurozona, al 3,7% dell'intera Ue e ai livelli più alti tra 34 Paesi europei considerati da Eurostat, l'ufficio di statistica dell'Unione europea. Il dato emerge consultando l'aggiornamento Eurostat sulla domanda insoddisfatta di occupazione nel 2021 al 14% nell'Ue (14,9% nel 2020).

Qui l'Italia è al secondo posto nell'Ue, con una quota del 22,8% di domanda insoddisfatta di occupazione, alle spalle della Spagna (24,1%) e seguita a stretto giro dalla Grecia.

 

La domanda insoddisfatta di occupazione nell'Ue riguarda 31,2 milioni di persone tra i 15 e i 74 anni. Comprende disoccupati, sottoccupati a tempo parziale (part-time che vorrebbero lavorare di più) e persone disponibili a lavorare che non sono alla ricerca.

 

Il dato complessivo era aumentato nel 2020 con il covid, principalmente a causa dell'aumento del numero di persone disponibili a lavorare non alla ricerca di lavoro, un dato che potrebbe essere spiegato dalla lunghezza e dalla ripetizione delle chiusure, nonché da altre misure sanitarie.

 

In termini delle singole componenti, nel 2021 la disoccupazione era 7,3% nell'eurozona, 6,7% nell'Ue 8,5% in Italia, 14,1% in Spagna e, per citare solo un grande Paese storicamente non lontano dalla piena occupazione, al 3,5% in Germania.

 

Rispetto a quelli disponibili a lavorare ma non alla ricerca, come detto, il nostro Paese è ampiamente in testa con l'11%, eurozona figura al 4,1%, Ue al 3,7%, Spagna al 4,1% e Germania al 2,2%.

 

Il dato di chi ha contratti part time ma vorrebbe un lavoro a tempo pieno vede Italia al 3%, Eurozona al 3,3%, Ue al 2,8%, Spagna al 5,1% e Germania all'1,4%.

 

Infine, chi vorrebbe lavorare ma non è immediatamente disponibile è allo 0,3% in Italia, 0,9% tra i Paesi dell'euro, e allo 0,8% nell'Ue, in Germania e in Spagna.

 

Ma c’è di più. In questi giorni, la coldiretti del Piemonte lancia l’allarme, perché nel solo cuneese, la raccolta della frutta è a rischio a causa della mancanza di 1450 stagionali, trattenuti in Albania, Macedonia, India e Senegal, a causa di un blocco informatico  al ministero degli Esteri, di difficile soluzione.

 

Se ne stanno occupando la Regione Piemonte, sindaci e organizzazioni agricole. Nessuno ha fatto parola di rivolgere la ricerca, verso i disoccupati residenti  nelle zone interessate, che percepiscono sussidi e non stanno cercando lavoro, e ovviamente non lavorano.

 

Pessimo esempio. Forse se il Governo dirottasse i sussidi alle famiglie con più figli a carico, agli invalidi anziani che vivono molte difficoltà ad iniziare dalla carenza dei servizi sanitari ed assistenziali, la situazione potrebbe sbloccarsi d’incanto ed i pelandroni troverebbero sostegno e dignità nel lavoro onesto.

 

 

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