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Politica Internazionale
Cirillo e Vladimiro compagni di prebenda
La strana coppia nel KGB si accoppia
Articolo di Armeno Nardini
Pubblicato in data 20/05/2022

?Patrimonio destinato a fornire un reddito a un ecclesiastico oppure compenso più o meno lecito per una attività clientelare. Questi sono i due significati che la Enciclopedia Treccani dà al termine “prebenda”: gratificazione diversa, quindi, ma comune per Cirillo e Vladimiro.

Cirillo: Kirill, è il nome assunto da Vladimir Michajlovich Gundjaev quando nel 2009 divenne Patriarca di Mosca e Capo della Chiesa ortodossa russa, che conta nel mondo 165 milioni di fedeli.

Vladimiro: Vladimir Vladimirovich Putin, in carica per la prima volta nel 1999 ed oggi al suo quarto mandato non consecutivo, è il Presidente della Federazione russa, lo Stato più grande del mondo, che conta 150 milioni di abitanti e si estende per ben 11 fusi orari, in un territorio ampio 60 volte l’Italia.

Kirill è del 1946, Putin del 1952. Non si sa se ebbero modo di conoscersi a Leningrado, ora San Pietroburgo, dove nacquero entrambi; però, è probabile che possano essersi incontrati in qualche sessione del Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, il KGB, Comitato per la Sicurezza dello Stato, sin dai tempi di Stalin famigerato e temuto Servizio segreto e Polizia segreta, discioltosi e quindi confluito nel Servizio Federale per la Sicurezza, sigla FSB, con la nascita, nel dicembre del 1991, della Federazione russa sulle ceneri dell’URSS, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.

Kirill ha fatto una rapidissima carriera ecclesiastica, alquanto sospetta. La sua appartenenza al KGB è stata svelata dal “file Mikhailov”, in qualche modo trafugato dagli archivi informatici di quel Servizio al tempo della sua dissoluzione. Quasi tutti i leader religiosi sovietici, che si recavano all’estero, venivano reclutati dal KGB. Fu così anche per Kirill, visti i suoi impegni a Ginevra, come rappresentante del Patriarcato di Mosca presso il Consiglio ecumenico delle Chiese. Il “file Mikhailov” fa parte del “Dossier Mitroki.iin” di cui si è interessata la nostra “Commissione Parlamentare di Inchiesta” istituita con Legge 7 maggio 2002 n° 90, viste le schede relative a rapporti riservati col Governo russo, di politici, giornalisti ed altre personalità di rilevo del mondo economico italiano.

Non c’è invece mistero sulla appartenenza di Putin al KGB. Vi ha militato senza infamia e senza lodo per 17 anni, di cui 5 a Dresda, dove ha reso fluente il suo tedesco e svolgeva lavori da comune impiegato, che gli hanno permesso comunque di raggiungere il grado di tenente colonnello, col quale si pensionò nel 1991 per entrare nel giro politico di Anatolj Sobchak, sindaco di Leningrado, suo ex professore di diritto, e dare così inizio alla scalata del potere.

Novaya Gazeta ero uno storico quotidiano russo molto indipendente, diretto dal premio Nobel per la Pace 2021 Dmitry Muratov. “Attenzionata” dalla polizia locale per le inchieste scomode su guerre in Cecenia, oltre che su corruzione, terrorismo e persecuzioni in Russia della comunità LGBTQ+, aveva pubblicato tra l’altro i servizi, critici senza mezzi termini nei confronti del Presidente Putin, della giornalista Anna Politkovskaja, assassinata misteriosamente nel 2006: sorte toccata anche ad altri due suoi colleghi del giornale. Il 29 marzo scorso, chiusi i battenti per le restrizioni del Governo russo sulla libertà di stampa a seguito dei fatti dell’Ucraina, nei giorni successivi ha ripreso le pubblicazioni dall’estero sotto la testata di Novaya Gazeta Europe.

Le investigazioni dei suoi sagaci giornalisti, avevano portato Novaya Gazeta ad attribuire a Kirill un patrimonio tra 4 e 8 miliardi di dollari. A Putin, che nel 2021 ha dichiarato al Fisco solo la proprietà di un appartamento di 77 metri quadri a Mosca, una utilitaria Volga e un fuoristrada Niva con carrello rimorchio, avevano attribuito, invece, un patrimonio di 24 miliardi di dollari. Alexei Navalny, leader dell’opposizione russa, avvelenato non si sa a chi, curato in Germania, arrestato al rientro in Russia e tuttora recluso, ha rivelato che per Putin è stato costruito un palazzo immenso costato un miliardo di euro a Gelendzhik, sulle coste del Mar Nero: 18 mila metri quadrati in una proprietà terriera grande 40 volte il Principato di Monaco. Anche il Patriarca moscovita possederebbe una grande villa nei pressi.

Il padre di Kirill era un chierico; la madre una professoressa di tedesco. Il padre di Putin era un fabbro; la madre una operaia. Né l’uno né l’altro si distinguono quindi per lignaggio. Putin è cognome diffuso nel vicentino; in quel dialetto, “putìn”, con l’accento sulla “i”, significa “ragazzetto", o anche “ragazzotto” e questo secondo termine qualifica con intento tutt’altro che vezzeggiativo: dipende dal tono della voce e dalle circostanze. In cerca di natali aulici per il Presidente della Federazione Russa, qualcuno ha indagato in provincia di Vicenza: ne ha dato notizia Moskovskij Komsomolets in un articolo del 2005, che, pare non più reperibile.

Nicolaj Lilin è scrittore di origini russe, che vive da tempo in Italia, dove è venuto alla ribalta per “Educazione siberiana”, romanzo con trasposizione cinematografica diretta da Gabriele Salvatores, nel quale racconta della sua formazione giovanile in Transnistria, presso una comunità criminale della Siberia. Nel saggio biografico sul Presidente russo pubblicato di recente, Lilin scrive che “Putin. L’ultimo zar”, non ha ascendenti italiani.

Putin, è legato al Patriarca della Chiesa russa ortodossa da intese sodali che affondano le loro radici nel brodo ideologico d’una comune formazione e nel particolare bagaglio delle relative di esperienze di vita. In questo contesto, non è rilevante sapere del loro amore per il lusso e della loro esibizione di costosi e ricercati orologi da polso. Sono, infatti, uomini di potere e per Putin e Kirill questo è quello che conta mostrare. Non può escludersi, però, ed è ammissibile, che per i sudditi dell’uno, i fedeli dell’altro e i fruitori di gossip su soldi sesso tradimenti droga e scandali istituzionali, suscitino indubbio clamore e interesse anche morboso i patrimoni loro attribuiti, gestiti sotto mentite spoglie di fiduciari e società di comodo.

La dottrina geopolitica di Putin è intrisa di motivazioni religiose. Non sono solo i Paesi islamici quelli dai forti legami tra politica e religione. In Russia, con Putin, i rapporti tra la politica dello Stato e la ortodossia della Chiesa sono profondamente mutati rispetto al periodo comunista leninista. Putin scavalca l’era bolscevica alle spalle, si ricongiunge al passato degli zar, considerati Dio in Terra, e si atteggia quindi a custode della ortodossia. Da politico raffinato, infatti, che ben conosce l’arte della propaganda, porta dalla sua tutto l’ampio bacino dei russi ortodossi, prossimo alla metà della popolazione della Federazione; nell’altra metà, c’è un ateismo diffuso.

Il Governo di Putin punisce puntualmente i dissidenti, ma svolge anche continue azioni di contrasto degli atteggiamenti critici verso la Chiesa ortodossa; questo merita apprezzamenti da parte di Kirill e consolida il rapporto di mutuo interesse del regime politico con quello religioso. Putin conferisce anche indirettamente un ruolo egemonico alla Chiesa ortodossa, per ripararsi poi sotto il suo manto protettivo e questo fa di lui “un miracolo di Dio”, come Kirill ha detto, e gli permette di portare avanti a testa bassa il suo più che ambizioso progetto: “Russky mir”, ormai palese agli analisti della politica internazionale. Questo nome è noto in tutto il mondo, per la presenza di organismi locali dalla stessa intestazione – ce n’è uno anche a Torino - più o meno palesemente finanziati da Mosca, utilizzati in maniera più apparente per diffondere la lingua e la cultura russa, ma in modo più subdolo usati, con l’utilizzo di sofisticate tecniche di “Soft power”, come mezzi di propaganda tesi alla affermazione della supremazia della Russia, che ha nella religione ortodossa un precipuo elemento di identificazione nazionale.

Russky mir: Universo russo, ma anche Mondo russo o Pace russa o Governo russo, perché diversi sono i significati della parola “mir”. In una: Governo Russo per la Pace nel Mondo.

C’è da chiedersi, a questo punto: in questo Mondo, che è di tutti, di quale Governo, di quale Pace stiamo parlando? Questi termini, infatti, la Storia ce lo insegna, hanno avuto, nel tempo, declinazioni diverse e c’è stato chi, dopo, ha detto che “si stava meglio quando si stava peggio” e chi, invece, che “si stava peggio quado si stava meglio”.

Si vales, vàleo.

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