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Franz Schubert
Il Consort Tempia diretto da Luigi Cociglio tiene il suo primo concerto, con un programma imperniato sui Lieder corali del Romanticismo tedesco.
Articolo di Giovanni Tasso
Pubblicato in data 08/06/2022

Sabato 11 giugno alle 17.30 nell’Oratorio di San Filippo di Torino (ingresso euro 5) si terrà il primo concerto del Consort Tempia diretto da Luigi Cociglio, formazione vocale composta da 12 elementi (tre soprani, tre contralti, tre tenori e tre bassi) selezionati tramite una rigorosa audizione tra i migliori laureati di conservatorio under-25, per offrire loro un percorso professionalizzante che possa aiutarli a compiere i primi passi nel sempre più difficile e competitivo panorama concertistico.

 

Va notato che – prendendo parte a questo ambizioso progetto annuale, finanziato con un contributo della Compagnia di San Paolo – i ragazzi e le ragazze verranno chiamati a partecipare ai concerti della “Stefano Tempia”, non solo quelli che si tengono nell’ambito della stagione organizzata dalla storica associazione torinese, ma anche diversi altri eventi, tra cui il concerto che la “Tempia” terrà – come da tradizione consolidata – nel cartellone di MiTo del prossimo settembre, una prospettiva che per un giovane musicista è senza dubbio molto interessante.

 

Il programma del concerto di sabato 11 giugno sarà imperniato sui Lieder corali del Romanticismo tedesco, un repertorio molto raffinato, che però continua a latitare nelle stagioni concertistiche del nostro paese.

 

Dopo la grande stagione barocca, che vide l’affermazione della cantata per voce e basso continuo con o senza strumento obbligato, verso la metà del XVIII secolo iniziò a diffondersi il Lied per voce e pianoforte, che – con la sua struttura prevalentemente strofica e una scrittura non eccessivamente complessa – divenne uno dei generi preferiti dei frequentatori dei salotti austriaci e tedeschi, venendo scelto anche da parecchi autori di primo piano come Mozart e Haydn.

 

Con l’inizio del XIX secolo, il Lied si svincolò rapidamente dallo status di musica di mero intrattenimento, per assurgere al rango di genere prediletto dei compositori romantici, che videro in esso lo strumento ideale per esprimere – spesso con un efficace taglio aforistico – la loro tormentata interiorità. Inoltre, il contributo offerto da compositori di alto livello come Franz Schubert – che nella sua breve esistenza scrisse oltre 600 Lieder – contribuì a conferire a queste opere una grande dignità artistica, che trovava spiegazione anche negli ispirati versi di molti dei poeti più in vista dell’epoca, primi tra tutti Johann Wolfgang Goethe, Friedrich Schiller e Heinrich Heine.

 

Oggi il Lied continua a essere generalmente visto come il dialogo intimo di due artisti, il cantante e il pianista, con quest’ultimo che non si limita ad accompagnare la linea vocale, ma partecipa in modo attivo a esprimere il mondo interiore dell’autore, come si può facilmente notare ascoltando i celebri cicli di Schubert Die schöne Müllerin, Winterreise e Schwanengesang. In realtà, nel corso del XIX secolo furono composti parecchi Lieder per più voci, con l’accompagnamento non solo del pianoforte, ma talvolta anche di altri strumenti e persino di piccoli ensemble, come i quartetti d’archi.

 

Queste opere si collocano nel solco della tradizione di fare musica insieme che si sviluppò verso la fine del XVIII secolo nei salotti degli aristocratici e dei membri più abbienti della allora emergente borghesia tedesca (di cui faceva parte la famiglia di Felix Mendelssohn) e venivano spesso eseguiti a parti reali, non di rado con lo stesso autore che accompagnava – talvolta improvvisando – al pianoforte.

In questa creativa consuetudine si inserirono le Schubertiadi, ossia le serate in cui il compositore viennese presentava al circolo dei suoi amici le opere che aveva appena composto, potendo contare sia su musicisti affermati come il celebre tenore Michael Vogl sia su dilettanti di buon talento.

 

Purtroppo, durante la vita di Schubert gran parte di questo patrimonio di inestimabile valore rimase confinata nella ristretta cerchia di ammiratori del compositore – che in alcuni casi fecero fatica a comprenderne la portata artistica, come avvenne nel caso del ciclo Winterreise – e a nulla valse il tentativo compiuto da Josef von Spaun, uno degli amici più influenti di Schubert, di fare conoscere queste piccole gemme a Goethe, che non si degnò neanche di rispondere alla sua lettera, salvo rammaricarsene amaramente con il giovane Mendelssohn dopo la prematura morte dell’autore del sublime Erlkönig.

 

Tra i maggiori estimatori di Schubert si distinse proprio Mendelssohn, compositore che condivise con lui una vita molto breve (38 anni contro i 31 di Schubert), ma non la fortuna, visto che, grazie sia alla sua concretezza nello stringere relazioni importanti sia al suo prodigioso talento, riuscì a raggiungere altissimi traguardi artistici, che avrebbero probabilmente finito per renderlo il compositore più famoso della sua epoca.

 

Nel 1831 il ventiduenne Mendelssohn scrisse otto cantate per coro e orchestra basate sul testo di altrettanti inni luterani, ma alla fine decise di pubblicare solo Verleih uns Frieden (Donaci la pace), che venne lodata moltissimo da un critico attento e ispirato come Robert Schumann, che si spinse al punto di paragonarla alle Madonne di Raffaello e di Murillo.

 

Esponente principe del Romanticismo tedesco, Robert Schumann non si dedicò solo al pianoforte, ma scrisse anche una vasta messe di Lieder, che videro in gran parte la luce nel 1840, anno che il compositore di Zwickau dedicò soprattutto a questo genere.

 

Accanto a capolavori assoluti come i cicli Liederkreis e Frauenliebe und -Leben, tra queste opere si segnalano i tre Lieder su testo di Emanuel Geibel Zigeunerleben, nel quale Schumann evoca – forse con un pizzico d’invidia – la vita raminga ma libera dalle convenzioni dei gitani, un topos molto frequente in quel periodo.

Allievo e devoto amico di Schumann, Johannes Brahms scrisse un gran numero di Lieder corali, una attività che trova spiegazione nel fatto che per gran parte della sua vita fu direttore e organizzatore di cori amatoriali. Nella meravigliosa cantabilita? di queste opere si avverte spesso l’influenza del Volkslied tedesco, la cui rinascita di quegli anni e? un tipico prodotto della sensibilita? romantica.

 

PROGRAMMA

 

 

Franz Schubert (1797-1828)

An die Sonne: O Sonne, Königin der Welt (Johann Peter Uz)

Viel tausend Sterne prangen (August Gottlob Eberhard)

Gott im Ungewitter: Du Schrecklicher (Johann Peter Uz)

Gott der Weltschöpfer: Zu Gott flieg auf (Johann Peter Uz)

Der Tanz: Es redet und träumet die Jugend so viel (Columban Schnitzer)

 

Fryderik Chopin (1810-1849)

Mazurka in si bemolle maggiore op. 7 n. 1

 

Robert Schumann (1810-1856)

Zigeunerleben (Emanuel Geibel)

Sheherazade op. 68 n. 32 (Album für die Jugend)

 

Felix Mendelssohn (1809-1847)

Verleih uns Frieden (Martin Lutero)

 

Franz Liszt (1811-1886)

Consolation n. 3 in re bemolle maggiore S. 172

 

Johannes Brahms (1833-1897)

An die Heimat (Otto Inkermann)

Der Abend (Friedrich Schiller)

Fragen (Georg Friedrich Daumer)

 

 

Francesco Cavaliere, pianoforte

Consort Tempia

Luigi Cociglio, direttore

 

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