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Cultura
Carte piemontesi, le origini e la lunga tradizione
Articolo di Civico20News Redazione
Pubblicato in data 10/06/2022

Le carte da gioco continuano a risultare tra i passatempi preferiti dagli italiani ancora oggi. Il loro potere aggregante è rimasto immutato nel tempo. Al di là dell’aspetto ludico, le carte rivelano dunque anche una certa sociale e da alcuni anni a questa parte sono diventati anche oggetti da collezione. La storia delle carte da gioco è secolare e le origini non sono molto chiare, sebbene si convenga che siano state inventate dai cinesi. In Italia, dove sarebbero state importate nientepopodimeno che da Marco Polo, esistono diversi mazzi regionali. Il più noto è forse quello napoletano, ma anche nel Nord si sono diffuse delle carte specifiche, che presentano caratteristiche peculiari. Tra queste è possibile citare le carte piemontesi.

I mazzi di carte più classici sono composti da 52 unità, 13 per ognuno dei 4 semi: ori, coppe, spade e bastoni. I mazzi piemontesi, però, possono essere anche da 36 o 40 carte e presentano curiosamente i semi francesi, ossia cuori, quadri, fiori e picche. Inoltre, si distinguono per le dimensioni particolarmente minute, misurando 50×83 mm. Si suppone che questi mazzi siano derivati da quelli genovesi, al netto della divisione orizzontale delle figure. Gli assi di quadri, fiori e picche delle carte piemontesi raffigurano una sorta di ghirlanda scura a forma ellittica, un dettaglio che non si riscontra nemmeno nelle carte francesi.

Se si parla di carte piemontesi, non si possono non citare anche i tarocchi, un elemento fortemente tradizionale del folklore di cartai e giocatori locali. In questo caso il mazzo conta ben 78 carte: 22 tarocchi, 40 cartine e 16 figure (4 per ognuno dei 4 semi e che rappresentano come sempre il re, la donna, il cavallo e il fante). Al contrario delle più comuni carte da gioco, i tarocchi contemplano i semi spagnoli, vale a dire ori, coppe, spade e bastoni.

Se le carte da gioco piemontesi hanno preso ispirazione da quelle genovesi, i tarocchi piemontesi sono strettamente legati al tarocchino bolognese. La cultura dei tarocchi è fortemente radicata in quel di Torino, che spesso e volentieri ha ospitato anche qualche mostra a tema. Ancora oggi disegnatori e artisti vari si dedicano alla cura della tradizione delle carte, come ha fatto ad esempio la “sacerdotessa” dell’illustrazione italiana Elisa Seitzinger, insegnante all’Istituto Europeo di Design. Insomma, come anticipato, le carte regionali non servono solo per giocare e divertirsi, ma il più delle volte celano dei retroscena correlati all’araldica.

In un’era in cui le carte sono prevalentemente virtuali e le partite si svolgono sulla rete, maneggiare fisicamente i mazzi è diventato sempre più raro. Un qualsiasi casinò online autorizzato mette ormai a disposizione sezioni dedicate esclusivamente alle carte, con tanto di tornei a distanza di poker, burraco e quant’altro. Tuttavia, in questo caso i mazzi che vanno per la maggiore sono quelli francesi. Se si vuole andare a riscoprire la storia e gli antefatti delle chicche regionali, bisogna provvedere dal vivo. La storia delle carte più antiche è ancora intrisa di segreti che aspettano solo di essere riportati alla luce.

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