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Il Sacro Nella Lirica
La stagione primaverile della “Stefano Tempia” si chiude con un concerto dedicato a un lato poco noto della produzione di Giuseppe Verdi.
Articolo di Giovanni Tasso
Pubblicato in data 22/06/2022

Sabato 25 giugno alle 21 nella Chiesa dei Santi Michele e Solutore di Strambino la “Stefano Tempia” si accommiaterà dal suo pubblico prima della pausa estiva con un concerto a ingresso a offerta libera di grande interesse realizzato in coproduzione con Organalia, che vedrà protagonisti il soprano Li Xinwei, il basso Frano Lufi e l’organista Carlo Benatti in un programma che abbina a una serie di trascrizioni di celebri pagine del Cigno di Busseto alcuni brani originali di Carlo Fumagalli, uno dei tanti carneadi della musica italiana di fine Ottocento in paziente attesa di essere riscoperti.

 

Fino al Secondo Dopoguerra le immortali melodie di Giuseppe Verdi furono diffuse non solo tramite le rappresentazioni teatrali – eventi che non erano alla portata di tutti per motivi sia economici sia geografici – ma anche e soprattutto grazie a trascrizioni strumentali e ad arrangiamenti per organo e banda, organici che potevano contare su un pubblico vastissimo.

 

In questo modo le arie e i preludi delle opere del Cigno di Busseto divennero realmente un patrimonio comune di tutti gli italiani, dalle fasce più umili alla classe aristocratica, contribuendo fattivamente a creare una tradizione culturale di portata davvero nazionale (va ricordato che all’epoca della seconda guerra d’indipendenza del 1859 sui muri di Milano comparvero molte scritte W VERDI, che non inneggiavano solo al compositore, ma riconoscevano il trono d’Italia a Vittorio Emanuele II).

 

Le biblioteche e gli archivi del nostro paese conservano un gran numero di manoscritti con trascrizioni verdiane, che spaziano da vere a proprie opere d’arte ad arrangiamenti realizzati con incerta perizia da organisti oggi del tutto dimenticati e da brani dai tratti spiccatamente virtuosistici a semplicissime trascrizioni concepite per fare rivivere al pubblico le gesta dei principali protagonisti verdiani.

 

Per molto tempo questo composito repertorio è stato guardato con malcelata diffidenza, quasi fosse una vuota rielaborazione di pagine arcinote a uso e consumo di un pubblico molto popolare, ma da qualche anni si è registrato un imprevedibile aumento di interesse, non solo sotto l’aspetto musicologico, ma anche sotto il profilo storico, in quanto queste opere sarebbero una genuina espressione artistica di un periodo complesso e molto tormentato, che va dai giorni che videro l’Unità d’Italia alla ripresa economica seguita alla seconda guerra mondiale.

 

Tra i compositori attivi a cavallo tra il XIX e il XX secolo meritano di essere citati i fratelli Fumagalli, cinque musicisti originari del Milanese, che si misero in luce non solo nel campo dell’insegnamento, ma anche per le loro buone doti virtuosistiche e compositive.

 

Oggi i più famosi dei Fumagalli sono senza dubbio Polibio, che ebbe tra i suoi allievi al Conservatorio di Milano Marco Enrico Bossi e Pietro Alessandro Yon, e Adolfo, pianista dotato di una grande personalità, morto di tubercolosi nel 1856 all’età di soli 28 anni, mentre attende ancora di essere riscoperto in tutto il suo valore Carlo, il maggiore della nidiata.

 

Rispetto al fratello Polibio, Carlo privilegiò in molte sue opere una scrittura priva di marcate ridondanze timbriche, evocando spesso atmosfere intimistiche che si discostano nettamente dalla magniloquente retorica che andava tanto di moda ai suoi tempi.

Nonostante questo, la sua produzione è caratterizzata da uno spiccata gusto per la melodia e la cantabilità, come si può facilmente notare nelle frequenti reminiscenze operistiche che emergono anche nei suoi lavori sacri, un approccio che si pone agli antipodi rispetto ai dettami propugnati negli stessi anni dagli autori della scuola ceciliana, fautrice in ambito sacro di una assoluta sobrietà espressiva, che si ispirava allo stile dei compositori del passato, a partire da Giovanni Pierluigi da Palestrina.

 

In particolare, i brani di Carlo presentati in questo concerto sono tratti dalla Messa solenne per organo tratta da opere del celebre Verdi op. 50, basata sui temi più noti della Traviata. Francamente, oggi non è facile capire come la brillante esposizione di Libiam ne’ lieti calici e la più pensosa È strano, è strano contenute nei Cinque Versetti per il Gloria possano conciliarsi con lo spirito di una celebrazione liturgica, ma – come detto – bisogna pensare che in quel periodo il verbo verdiano permeava completamente l’immaginario collettivo degli italiani. In ogni caso, per quanto bizzarro, non si può non riconoscere il fascino deliziosamente demodé di questi brani.

 

Questi lavori sacri ispirati a una delle opere più sensuali di Verdi vengono contrappuntati con grande efficacia da alcune delle più note pagine dal carattere spirituale scritte dal compositore di Busseto. La prima a vedere la luce fu l’aria «Tu sul labbro de’ veggenti» del Nabucco, terza opera fatta mettere in scena da Verdi, con la quale il sacerdote Zaccaria chiede a Dio con tono accorato di esprimere il suo volere per convertire Fenena, figlia del re assiro.

 

Tre lustri più tardi fu rappresentata la prima versione del Simon Boccanegra su libretto di Francesco Maria Piave, dal quale è tratto «Il lacerato spirito», aria principale di Jacopo Fiesco, mentre nel 1862 a San Pietroburgo si tenne la première de La forza del destino – anch’essa su libretto di Piave – che vede protagonista Elvira, per la quale Verdi scrisse una delle sue arie più famose, la drammatica «Pace, pace, mio Dio» e la scena della vestizione, che sfocia nell’eterea «Vergine degli angeli».

 

Il côté sacro di Verdi trova la sua massima espressione nella grandiosa Messa di requiem, profonda riflessione sull’esistenza umana che Verdi scrisse per celebrare il primo anniversario della scomparsa di Alessandro Manzoni, alternando i toni apocalittici del Dies irae a momenti di commovente lirismo.

 

PROGRAMMA

 

Giuseppe Verdi (1813-1901)

Il lacerato spirito per basso e organo (Simon Boccanegra)

 

Carlo Fumagalli (1822-1907)

Cinque Versetti per il Gloria per organo op. 50 n. 3

 

Giuseppe Verdi

Confutatis per basso e organo (Messa di Requiem)

Libera me per soprano e organo (Messa di Requiem)

 

Carlo Fumagalli

Offertorio op. 50 n. 4 (La traviata)

 

Giuseppe Verdi

Tu sul labbro de’ veggenti per basso e organo (Nabucco)

Pace, pace, mio Dio per soprano e organo (La forza del destino)

 

Carlo Fumagalli

Elevazione per organo op. 50 n. 5 (La traviata)

 

Giuseppe Verdi

Requiem aeternam per soprano e organo (Messa di Requiem)

 

Carlo Fumagalli

Offertorio op. 50 n. 6 (La traviata)

 

Giuseppe Verdi

Scena della vestizione per soprano, basso e organo (La forza del destino)

 

Frano Lufi, basso

Li Xinwei, soprano

Carlo Benatti, organo

 

 

 

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