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Cronaca Nazionale
L’Eutanasia approda al Senato
Considerazioni sull’uso delle parole
Articolo di Domenico Bonvegna
Pubblicato in data 25/06/2022

Ai “cinque” benevoli lettori, soprattutto ad alcuni che amano conservare i miei scrittarelli, chiedo scusa se talvolta sono costretti a rileggere cose già considerate e che sull’eutanasia ripropongo quasi per intero in questo “foglietto”. Ciò accade anche perché la Rivoluzione in atto, essendo di suo ripetitiva e monotona nell’aggressione all’ordine morale e civile della società, mi costringe spesso a rimestare gli stessi argomenti.  

Tuttavia, a volerlo guardare bene, il capovolgimento antropologico epocale intervenuto in questi 50 anni e che scorre come un fiume, presenta qualche aspetto particolare che può destare la nostra curiosità come, ad esempio, la scelta e l’uso che esso fa delle parole. Così, l’aborto  venne qualificato addirittura come “tutela sociale della maternità” (titolo della Legge, 22/05/1978 nº 194; alla faccia della “tutela”, dico io: i bambini a cui è stato impedito di nascere a tutt’oggi sono sette milioni!), quando il vocabolo più giusto sarebbe dovuto essere “uccisione” di chi, generato, ha il diritto di nascere a meno che il “pondo ascoso” che una donna porta in grembo non sia una “persona” ma un “grumo” come gridavano le brave femministe in corteo negli anni 70; l’uccisione ultimamente, in Belgio e in Olanda, nazioni “civili” del Nord Europa, viene permessa perfino dopo la nascita e l’hanno chiamata “aborto post-natale”, dove col latino “post” forse cercano di camuffare la parola “infanticidio” e il modo orrendo di come esso viene praticato.

Ora, però, con l’eutanasia sembra non ricorrano più ad eufemismi o termini edulcorati di uso orwelliano come “buona morte”, “morte dignitosa” e perfino “dolce morte”, ma esplicitamente e senza ribrezzo sparano “suicidio”. Ognuno si accorge che questo è un vocabolo preciso e chiarissimo e, secondo il mio povero parere, emblematico e simbolico perché fotografa meglio di qualsiasi altra definizione l’Occidente che, ormai neo pagano, è intento a tagliare le radici del passato e confessa pubblicamente il fallimento; così, i suoi figli “migliori” (!) in America hanno già cominciato a mutilare e distruggere pure le statue per cancellare la cultura dei loro Padri, quanto prima lo faranno anche i “copiatori” a Parigi e poi via via gli studenti dei nostri licei primi della classe, a Milano e a Roma: al solito, si crederanno originali, in realtà sono soltanto dei “rimorchiati”!

Ma è meglio non meravigliarsi: anni fa l’Europa si è rifiutata di menzionare nel Preambolo della sua Costituzione le “radici cristiane”! E l’eutanasia fa il paio con l’aborto, ambedue – infatti – sono “leggi” di morte: del resto, ammessa la eliminazione di bambini innocenti e “non desiderati”, qualcuno in futuro potrebbe chiedersi perché si debbano salvare i vecchi sempre più numerosi, “inutili” e, per giunta, gravanti sulle casse dello Stato: in Italia, raddoppiati in 50 anni, siamo 13 milioni coloro che abbiamo superato i 65, a fronte di appena 7 milioni di ragazzi fino ai 14! È già in atto il disastro della natalità o delle “culle vuote” a cui, un passo dopo l’altro, ci hanno condotto intellettuali, “maestri” di pensiero con schiere di giullari delle televisioni e politici incompetenti dei quali in Italia l’esempio più evidente è l’ultima infornata del 2018! Lo hanno fatto per non essere accusati di “fascismo” che premiava le “culle piene”? Pietoso, se è così!

Chi, come il sottoscritto, è nato nella prima metà del secolo scorso e veleggia verso gli 80, non trova parole per esprimere lo sconcerto di fronte a quanto sta avvenendo; non immaginava, infatti, che nell’ultima fase della sua vita avrebbe dovuto sopportare l’insulto di vocaboli sinistri quali eutanasia, aborto, suicidio più o meno assistito, omicidio del consenziente e perfino infanticidio camuffato da aborto post-natale, parole negative oggi pronunciate come fossero acqua fresca e a cui è stata data una valenza capovolta e positiva visto che vengono usate e addirittura promosse dallo Stato stesso!

Così, quando nel 1970, con la “legge” del divorzio, misero il timbro ufficiale allo sfascio della Famiglia – per vero già corrotta con ogni cura nei decenni precedenti – pensavo, come molti, che la “rivoluzione” si sarebbe concessa magari una pausa, prima che nella fase successiva, con l’aborto, si mettesse a coniugare e moltiplicare il verbo “uccidere”; anzi, se qualche studioso cattolico – tra i padri Gesuiti di allora ne circolavano pure di valenti! – mi parlava di “piano prestabilito” e “organizzato” da forze occulte, di iniezione “intelligente” e a “dosi misurate” del virus nel corpo ancora sano del popolo italiano, credevo che esagerasse o magari stesse tracciando uno schema scolastico degli eventi per far capire a me, inesperto e giovine di belle speranze, cosa stava veramente accadendo; e invece non esagerava affatto ma cercava di spiegarmi quale “progresso” e quale mostruoso “Mondo Moderno” si stava preparando nell’ombra ai danni della nostra società.

Ma senza bisogno di aiuti, avevo cominciato in qualche modo a intuire da me stesso, testimone e protagonista in prima persona nelle università e nelle piazze contro il “Sessantotto”, che ciò che quei maestri mi insegnavano era vero e verificabile, bastava osservare e studiare con intelligenza la realtà man mano che essa si dipanava davanti ai nostri occhi: la Rivoluzione – così loro chiamavano il fenomeno – si manifestava come un “processo” sempre in divenire, di cosa posta su un piano inclinato che deve necessariamente rotolare verso il basso acquistando via via sempre maggiore velocità; un “processo” con una sua “meccanica” precisa, diversificato a seconda dei tempi, dei luoghi e degli uomini che può definirsi e riassumersi nel contrario – per diametrum – del Diritto Naturale  e dei Dieci Comandamenti.

Attenzione! Con questo discorso voglio conchiudere che l’eutanasia, per ora ristretta a “casi pietosi” dichiarati “necessari” e magari “eccezionali”, limitati da “paletti” a cui qualche politico cattolico sembra credere e vi ricorre per dar pace alla sua coscienza (v. “Avvenire”, “Eutanasia, i paletti della Consulta”, del 23-XI-2019, pag. 10), è solo all’inizio; poi, col tempo, i famosi “paletti” saranno travolti come fuscelli dalla piena del fiume e qualsiasi evenienza, pure una depressione di individui deboli, diverrà caso “necessario” ed “eccezionale” con richiesta “legittima” di “suicidio assistito”. La domanda fondamentale, piuttosto, è se siamo noi i padroni assoluti della nostra vita; ché, se lo siamo, allora le mie parole contro l’eutanasia diventano inutili e magari fastidiose; in tal caso, però, il suicidio dovrà essere ammesso sempre e dovunque perché definito conquista “civile”, anzi facilitato con la punizione perfino di chi impedisce a qualcuno di gettarsi dal ponte…

E, comunque, è meglio non illudersi, l’eutanasia sarà solo una tappa del “processo” di ri-costruzione  dell’ “homo novus”; altri passaggi sono prossimi come l’ “utero in affitto” (vedi le povere donne e i bambini in compravendita nella martoriata Ucraina!); il “gender” (“scelta del sesso percepito”!), già infiltrato nelle scuole sotto false diciture quali “educazione all’affettività” o “educazione alla sessualità”, nella ignoranza colpevole dei genitori che si fidano di professorini presuntuosi, “sessantottini fuori tempo”, e a cui affidano i loro figli; poi, più in là – magari in nome dell’ “amore” copritutto  e della libertà – sarà la “pedofilia” che ora suscita finto sdegno solo quando qualche prete sciagurato si lascia sommergere dal fango che il mondo gli prepara e finisce sui giornali mentre, invece, nessuno si accorge che quelle cosiddette “educazioni”, di cui si diceva, spesso diseducano e spingono sempre più minori a compiere esperienze che dovrebbero essere riservate, semmai, a persone adulte e mature.

Il “Padrone del Mondo” e le “massonerie” al suo servizio hanno disposto che tale “processo” non debba e non possa aver termine, pena il suo fallimento, ma progredire in vista di sempre nuovi “diritti civili”, altra parola magica; così, in futuro potrà raggiungere traguardi che oggi neanche sogniamo perché ci sembrano impossibili: lor signori con la forza dirompente di montagne di denaro e della propaganda (televisioni, internet, film, libri, giornali, riviste…) di cui sono padroni assoluti, sapranno come convincere la società e trarla, perfino felice e plaudente, dalla loro parte.

Ora l’ eutanasia è all’esame del Senato dove i favorevoli, sebbene per pochi numeri, sono maggioranza: la Sinistra (Partito Democratico e pezzi vari) post-comunista che si è dimenticata degli operai ed è diventata un’accolita di borghesi intellettuali da salotto aperti a qualsiasi “conquista” del Mondo Moderno e, quindi, lontana dal popolo vero di cui in passato diceva di difendere diritti e interessi; accodati ad essa ci sono i “Cinque Stelle”, “sacco vuoto”, che in ripetute elezioni regionali dei mesi scorsi hanno perduto più della metà dei loro ex votanti, tuttavia, sciaguratamente, siedono ancora in Parlamento e figurano essere il primo partito fornitore, quindi, di ministri sprovveduti e improvvisati che viaggiano per le cancellerie di mezzo mondo e rappresentano l’Italia.

Certo, con una maggioranza diversa, forse il problema dell’eutanasia poteva essere affrontato e risolto  più seriamente ma il “Colle”, a causa della pandemia, non ci ha permesso di votare e, con la guerra in corso, magari sarà una grazia se ci permetterà di farlo l’anno prossimo!

 

Carmelo Bonvegna

 

 

         

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