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La rissa dei topi, metafora della lotta dei parlamentari per la riconferma
La riduzione per legge dei parlamentari rischia di far esplodere i partiti
Articolo di Mauro Bonino
Pubblicato in data 31/07/2022

Il momento della selezione definitiva e inappellabile è giunto con tutta la sua carica d’ansia e d’incertezza. A scanso di equivoci diciamo subito che si tratta del momento della compilazione delle liste elettorali per le elezioni politiche previste per il 25 settembre 2022.

La nuova legge costituzionale n. 1/2020, a seguito del Referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari del 22 settembre 2020 (SI 69,96% - NO 30,04%), prevede la riduzione dei deputati da 630 a 400, mentre per i senatori si passa da 315 a 200.

Un fatto sicuramente incredibile e autolesivo per la “casta dei privilegiati” che mai avrebbe pensato che una proposta del genere diventasse una realtà.

Nell’attesa snervante che i “capi bastone”, ovvero i segretari dei partiti in competizione riescano a trovare l’accordo per le alleanze forzate, inevitabili con l’attuale legge elettorale, si consuma la prima parte dello psicodramma da parte dei parlamentari uscenti.

Costoro, benché disorientati da questa traumatica interruzione, dimostrano ancora di essere tutti egualmente speranzosi nel riuscire a superare l’inesorabile “setaccio” che consentirebbe la conferma alla candidatura nei nuovi collegi elettorali.

È appunto in questa circostanza che si inaugura la patetica “danza rissosa” dei parlamentari uscenti che, per un’analogia comportamentale animalesca, ci sembra utile paragonare alla “danza cannibalesca” dei topi dello stabulario, allorché vengano a trovarsi in particolari condizioni critiche di sovraffollamento e di disidratazione.

Infatti, questi roditori, spinti dalla necessità di soddisfare la sete, si comportano come “cannibali” e utilizzano il sangue dei loro simili più deboli e pertanto soccombenti in questa violenta competizione per la sopravvivenza.

Precisiamo ulteriormente che l’utilizzo di questa “curiosa analogia” rientra in una “libera licenza metaforica”, che riteniamo esemplificativa del contesto sopra descritto.

Esperienze similari del passato ci inducono a pensare che la competizione tra gli ex-parlamentari, all’insegna dell’aforisma “mors tua, vita mea”, assumerà quanto prima i contorni di una vera mattanza, dove le amicizie di facciata, la condivisione di programmi contradditori, le posizioni politico-ideologiche di convenienza, andranno in frantumi come i bicchieri di cristallo di fine brindisi al tempo dell’aristocrazia zarista.

In pratica tutti sono contro tutti e ognuno, con la convinzione di essere il più furbo, il più cinico, il più rapido nel cambiar casacca e pertanto il più meritevole dell’ex-amico di partito che, nel contempo, è percepito come un insopportabile concorrente da allontanare. In realtà i veri nemici sono i compagni di partito, colpevoli di aspirare ad essere inseriti nelle posizioni favorite delle liste elettorali.

In sintesi, questi nuovi “gladiatori” da operetta tragicomica stanno affilando le armi (tutte quelle disponibili e anche quelle eticamente riprovevoli) per la sopravvivenza nella sempre più ridotta e satura arena partitica. L’arena politica invece diventa conseguentemente un obiettivo indefinito, un contorno accessorio, che può sempre essere rivisto e modificato a seconda delle opportunità che si possono presentare al momento.

In pratica si moltiplicano gli slogan che mascherano incompetenza e che evidenziano l’assenza di contenuti credibili.

Pertanto, si prospetta un teatrino penoso e squallido che oscilla tra il comico e il ripugnante, dove questi “attori”, che si agitano per la propria sopravvivenza, alternano momenti umorali di esaltazione e di profonda depressione. L’incubo che terrorizza è quello di essere esclusi dalle liste elettorali o di perdere il seggio alla prova delle urne.

In un tale contesto d’incertezza non si può neanche escludere la possibilità del coinvolgimento della criminalità organizzata, in quanto questa potrebbe sempre puntare su determinati candidati, offrendo la garanzia di un consistente voto di scambio. Tentazione questa sempre molto attrattiva e “argomento” da spendere sul tavolo delle trattative per posizionarsi nelle liste elettorali.

Quanto sopra esposto riguarda esclusivamente la “casta politicante” in cerca di un miracoloso salvagente, ma il cittadino, davanti a questo spettacolo inqualificabile, come dovrebbe reagire per esprimere la sua legittima indignazione?

Il cittadino in questo ultimo ventennio ne ha viste di tutti i colori e il fatto che, più della metà degli aventi diritto al voto non intende esercitarlo, conferma un giudizio profondamente negativo in merito a questa situazione anomala e nello stesso tempo rappresenta una potenziale “massa critica” che potrebbe trasformarsi in un soggetto portatore di soluzioni imprevedibili o autoritarie.

La pandemia da Sars-CoV-2 e varianti che da due anni continua a contagiare e penalizzare la collettività, la crisi economica, già latente, ma fatta esplodere in modo imprevedibile dalla guerra in Ucraina, che destabilizza l’economia e la politica internazionale, tutto questo si è aggiunto ad una instabilità politica cronica in cui la “congrega dei partiti” non ha perso l’occasione di comportarsi in modo irresponsabile, dimostrando una inadeguatezza, incompetenza da prospettare il disastro.

Questa situazione critica, con la caduta del governo di solidarietà nazionale, ingiustificata per la gravità del momento e per il rischio di mutilare i vitali contributi del PNRR, finalizzati per una urgente ripresa economica, sta coagulando una incontenibile rabbia e disaffezione verso il sistema partitico attuale, che forse ha esaurito e mortificato la funzione di rappresentare la democrazia parlamentare.

Probabilmente anche per i partiti tradizionali che, fino ad oggi hanno fatto il bello e cattivo tempo, si potrebbe porre il problema della loro esistenza futura, tenendo presente che nella società civile stanno emergendo fremiti e aspirazioni che potrebbero trovare sbocco in nuove forme di rappresentanza sociopolitica.

I cittadini sono in questo momento storico frastornati, oppressi da tanti problemi economici, dalla insicurezza, dalla incertezza in un futuro degno di questo nome, dall’inquinamento dell’ambiente, dal clima impazzito e, non trovando una risposta  a questi problemi epocali, non possono più sopportare le bizze assurde e gli opportunismi della classe politica che disprezza sempre di più e che percepisce inutile, parassitaria, offensiva per i privilegi che continua ad attribuirsi e a cui riserva un rancore odioso senza limiti.

Ora siamo entrati nel pieno della campagna elettorale, ma aleggia la sensazione che l’armata partitica, in tutte le sue variegate componenti politico-ideologiche, stia per identificarsi nel destino della “Grande Armée” napoleonica, quando fu avviata alla decimazione nella terribile e mortifera ritirata di Russia.

Sorge un sospetto malizioso: forse che la storia, per rendere giustizia, voglia mettere in atto i corsi e ricorsi di vichiana memoria?

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