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Scienza
Stipendio basso, maggiore rischio di demenza.
Trovata correlazione tra reddito basso e disturbi cognitivi.
Articolo di Sergio Audasso
Pubblicato in data 20/08/2022

Una singolare ricerca presentata recentemente alla conferenza della Alzheimer’s Association 2022 Addressing Health Disparities, evidenzia un nesso di correlazione tra il guadagnare meno soldi e disturbi cognitivi. Vivere in ristrettezza economiche, fare i conti con il pranzo e con la cena, per prolungati periodi della vita non solo logora la psiche ma ha una influenza negativa sulle attività del cervello e sulla capacità mnemonica.

Ha stabilirlo sono stati i ricercatori della Columbia University. La prima autrice della ricerca la prof.ssa Katrina Kezios, Phd, ricercatrice post-dottorato presso la Columbia Mailman School of Public Health di New York City, ha dichiarato :  "La nostra ricerca fornisce nuove prove che l'esposizione prolungata a bassi salari durante gli anni di picco di guadagno è associata a un declino accelerato della memoria più avanti nella vita".

La ricerca ha visto coinvolgere molte persone. Il numero delle arruolate per la ricerca è stato di 2.879 volontari. L’Health and Retirement Study, che ha contribuito all’arruolamento dei volontari, ha permesso di eseguire una analisi longitudinale su vasta scala. Sono stati raccolti i dati esaminati, quali campioni rappresentativi a livello nazionale (USA) cittadini americani con età superiore o pari ai 50 anni. La ricerca si è basata su dati raccolti tra il 1992 e il 2016.

Il focus della ricerca si è centrato sul reddito percepito negli anni tra il 1992 e il 2004. Lo si è fatto, inquanto, in USA, questi sono stati anni di maggiore innalzamento degli stipendi medi e bassi e si è riscontrato un picco in salita di tutti i redditi. Per avere anche gruppi di controllo, i partecipanti alla ricerca sono stati divisi in tre gruppi distinti. Il primo gruppo rappresentativo era composto da coloro che non avevamo mai avuto uno stipendio basso. Il secondo era composto da coloro che, per via della loro attività, potevano subire variazioni temporanee in negativo del loro reddito. Potevano quindi avere dei periodi di maggiore stipendio e periodi di minore salario. Il terzo gruppo era composto da coloro che hanno percepito, per tutta la durata del periodo, stipendi bassi. Il parametro per definire lo stipendio basso è stato quello di calcolare il salario medio nazionale e diminuirlo di due terzi. Per cui chi percepiva un salario basso, percepiva circa due terzi in meno di uno stipendio medio.

Ogni due anni tutti i partecipanti allo studio e per un periodo complessivo di 12 anni hanno dovuto fornire informazioni sul loro lavoro e sulla loro paga. Durante i colloqui con i ricercatori, i partecipanti alla ricerca venivano sottoposti a test mnemonici e richiamo delle parole sia immediate che ritardate. I colloqui sono partiti nel 2004 fino al 2016.

Dalla raccolta dei dati ha permesso di evidenziare come coloro i quali avevano stabilmente percepito salari bassi rispetto ai lavoratori che non hanno mai percepito stipendi bassi, ma perfettamente in linea con la media nazionale, una velocizzazione del declino cognitivo di circa una anno ogni dieci di vita. In poche parole, a parità di età, chi aveva percepito stipendi bassi in un arco di 10 anni, a livello cognitivo era invecchiato di 11. Cioè un anno in più rispetto ai lavoratori con stipendi nella media nazionale.

“Questa associazione è stata osservata nel nostro campione primario e in una cohort study1 di convalida", afferma la dott.ssa Kezios. Una cohort di convalida, uno studio osservazionale approfondito, viene rappresentato da un gruppo separato, definito anche gruppo di controllo, il quale è sottoposto alla stessa procedura di ricerca. Quando i risultyi emersi dal gruppo di controllo combaciano con i risultati del gruppo primario, vengono rafforzati i risultati della ricerca.

Nello specifico, si può parlare di veridicità dei risultati ottenuti, e validar la ricerca, quando, nell’eseguire lo studio si sono tenuti in considerazione i fattori primari di identificazione sia del gruppo primario che del gruppo di controllo. Questi fattori sono, oltre all’età e luogo di nascita, al sesso, alla razza o etnia, anche il livello di istruzione sia del lavoratore che dei suoi genitori, se ha avuto occupazioni più o meno specializzate, benessere economico della famiglia di origine nel 1992, se la persona è sposata oppure single o separata con prole e se si trova già in pensione oppure no. E questo era necessario saperlo alla prima valutazione dello stato mnemonico del partecipante. luogo di nascita, stato civile, istruzione dei genitori, occupazioni meno qualificate, ricchezza della famiglia nel 1992 e stato di pensionamento alla prima valutazione della memoria.

L’autrice senior della ricerca la prof.ssa Adina Zeki Al Hazzouri, PhD " assistente professore di epidemiologia alla Columbia Mailman School di New York City, ha dichiarato: “I nostri risultati suggeriscono che le politiche sociali che migliorano il benessere finanziario dei lavoratori a basso salario possono essere particolarmente benefiche per la salute cognitiva. Il lavoro futuro dovrebbe esaminare rigorosamente il numero di casi di demenza e gli anni in eccesso di invecchiamento cognitivo che potrebbero essere prevenuti in diversi scenari ipotetici che aumenterebbero il salario orario minimo".

Link alla ricerca https://aaic.alz.org/releases_2022/lower-socioeconomic-dementia-risk.asp

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1. Cohort study: studio osservazionale.

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