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I nostri amici a 4 zampe
Fratellanza Pelosa
Articolo di Chicca Morone
Pubblicato in data 31/08/2022

La cucciolata era stata particolare: un maschio e due femmine, tutti e tre piccoli batuffoli dal musetto scuro e le zampine tenere, uno vicino all’altro come se non potessero separarsi… tutti e tre bianchi come la neve senza una macchia nera o marrone, un difettuccio che avrebbe potuto inficiare la selezione per un premio a un concorso canino, ma che li rendeva semplicemente unici! 

 

Allo scadere dei sessanta giorni Salvatore era stato separato dalle sorelle ed era stato affidato a una giovane guardia alpina, un omone che lo aveva individuato subito e al quale l’animale era andato incontro scodinzolando, per poi leccargli abbondantemente la mano che gli veniva tesa.

 

Si erano capiti subito: lui, l’umano, cercava di salvare gli scriteriati che volevano sciare fuori pista senza conoscere l’ambiente e incuranti dei divieti; Salvatore ce l’aveva nel DNA l’istinto.

Così erano partiti verso la nuova abitazione, situata in Val di Fassa, nel Trentino.

 

Per le due sorelline la questione si era protratta un po’ più a lungo, ma allo scadere del terzo mese si era presentato all’allevamento un gruppo di svizzerotti dall’aria allegra e giocosa, forse lievemente alticci.

 

Diana, quella che si era dimostrata subito molto propensa al cibo - e soprattutto ai dolci - appena aperta la gabbia era corsa loro incontro agitando la coda con aria comunicativa; Carlotta aveva preferito rimanere vicino alla cuccia, osservando da lontano l’evolversi della situazione, sempre restia al coinvolgimento emotivo, sentimento che invece era il motivo conduttore della sorella.  

 

Il gruppetto schiamazzante era stato in dubbio su quale delle due scegliere; infine avevano deciso di portare al rifugio entrambe le cucciole e, fatte salire sul furgoncino rosso fiammante, erano partiti alla volta di Zermatt, intonando canti di montagna.

 

L’addestramento era durato a lungo perché la predilezione alla libertà di Carlotta aveva fatto sì che in più occasioni fosse stata messa in castigo, con conseguente rifiuto da parte della sorella di partecipare ad alcunché in cui non fosse prevista la presenza della compagna di giochi e di vita.

 

La faccenda aveva impensierito gli addestratori, per cui avevano deciso di separarle definitivamente

 

Così un brutto giorno aveva posteggiato in cortile un elegante SUV sul quale era stata fatta salire Diana: un ultimo sguardo e la nuova vita era iniziata qualche ora dopo a Chamonix.

 

Gli abitanti del soccorso alpino avevano fatto festa al suo arrivo, ma per lei il nuovo ambiente non significava nulla e il distacco dalla sorella era stato davvero penoso.

 

Era trascorso quasi un anno quando per la prima volta dopo un training duro e per nulla divertente le avevano messo la fiaschetta piena di liquore al collo e l’avevano spronata verso la bianca coltre, dove si presumeva la valanga avesse seppellito gli incauti sciatori.

 

I segnali dall’ARTVA, lo strumento cerca persone in pericolo, indicavano un luogo, ma il fiuto aveva indirizzato Diana verso un cumulo di neve in direzione opposta.

Più volte era stata richiamata, ma non c’era verso di farla ubbidire… lei sapeva che il suo compito era di scavare in quella direzione.

 

In effetti da sotto le sue zampe era emersa una palla di peli ghiacciati e il cucciolo infreddolito aveva alzato verso di lei uno sguardo di riconoscenza che non avrebbe mai scordato per tutta la vita: era la prima creatura messa in salvo da lei!

“Diana, prima gli umani, poi gli animali: vieni qui e compi il tuo dovere…” aveva gridato lo svizzerotto.

 

“E chi lo dice?” aveva pensato lei, avvolgendo fra le sue zampe la povera bestiola e alitandoci sopra…

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