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A come Amore
Variazioni semantiche sul tema
Articolo di Patrizia Lotti
Pubblicato in data 01/09/2022

Le parole nascono, si muovono incerte come bambini, imparano a camminare con sicurezza, corrono, si rincorrono tra loro, inciampano l’una nell’altra e finiscono spesso con il ritrovarsi in contesti diversi, dove assumono significati che non sapevano di possedere e provocano emozioni inaspettate.

Non tutte le parole vivono esperienze così straordinarie, ma questa fortuna è toccata in sorte a quelle che ha pronunciato Elena promettendo a mio figlio, durante il loro matrimonio, di impegnarsi con tutta se stessa a mantenere sempre vivo il loro amore.  Alla conclusione dello scambio di promesse che ciascuno dei due ha fatto all’altro, ho provato un’emozione forte e dolcissima: allora non avrei saputo spiegare con precisione quali parole mi avessero colpita così  tanto, ma quello che avevo appena ascoltato profumava di giovinezza, di speranza e nello stesso tempo di pacata saggezza. Ovviamente, come da copione, ho pianto, ma solo dopo qualche mese quell’emozione si è chiarita   dentro di me.

Mi era stato chiesto dai colleghi di formulare una traccia per un tema da proporre ai ragazzi di quinta scientifico: l’argomento avrebbe dovuto riferirsi all’affettività, considerando che in corso d’anno erano state tenute a scuole diverse conferenze sull’argomento. Ma appena quella parola, affettività, è stata pronunciata, l’ultima cosa a cui ho pensato sono state le conferenze. La prima, invece, è stata Elena con il suo vestito bianco, la sua voce dolce e pacata che pronunciava parole che solo in quel momento mi sono apparse in tutta la loro solennità e chiarezza. Il punto preciso che mi aveva tanto colpito diceva più o meno così: “Ti prometto di starti sempre vicina, finché lo vorrai, e di aiutarti in ogni modo a raggiungere gli obiettivi che desideri, senza mai ostacolarti e permettendoti sempre di mantenere la tua libertà, pur all’interno del nostro amore, che, anzi, sono certa crescerà sempre di più se ognuno di noi sentirà l’appoggio dell’altro nelle proprie autonome decisioni.” Ecco, questo aspetto dell’amore, quell’emozione filtrata attraverso la razionalità, con qualche aggiunta, mi  hanno portato facilmente alla formulazione della traccia per i miei studenti: “Amare significa, innanzitutto, volere il bene di chi si ama in sintonia con il bene di sé; permettere all’individualità dell’altro di crescere e progredire liberamente aiuta non solo a mantenere nel tempo la stabilità della coppia, ma soprattutto allontana il rischio dell’annullamento di sé per il presunto bene dell’altro, fenomeno triste e spesso foriero di gravi conseguenze.”

Il giorno dopo lo svolgimento della prova una ragazza mi si è avvicinata: “Prof-mi ha detto- circa il tema di ieri, voglio dirle che quelle parole mi hanno colpito molto: mi hanno permesso uno sfogo di cui avevo bisogno. Il tema l’ho scritto per me. Non si preoccupi della valutazione: per me è stato importante poter esprimere ciò che la traccia ha suscitato in me. È stato liberatorio.” E se n’è andata tranquilla.

A casa, ho subito letto il tema. Bellissimo, pieno di brutti ricordi, ma anche di tanta speranza. 

E’ una lettera scritta all’Amore, di cui riporto qualche stralcio: “Io ti ritrovo nelle braccia forti di chi mi sostiene ogni giorno, ti riconosco nella voce dolce di chi mi appoggia… A volte, però, ti ho intravisto in braccia sbagliate, in voci sbagliate. Braccia che spingono, quando dovrebbero sostenere, voci che urlano, quando dovrebbero accarezzare. Forse non eri tu, Amore, anzi, ne sono sicura. Sai, credo che nel mondo esista una copia di te, deforme ed ingannatrice. Tu sei raro, speciale: lui, la tua copia, si trova facilmente. Malato è chi lo prova, ingenuo chi lo accetta. …  La donna è sensibilità e dolcezza, è tutto l’amore che può dare. Ed è proprio questo il nostro punto debole: abbiamo così tanto da donare che, a volte, purtroppo, lo diamo a chi poi ce lo sputerà in faccia, con odio e rancore.”

Per fortuna la studentessa ha concluso dicendo che la sua brutta esperienza le aveva insegnato a non mettersi da parte, per nessuno, a saper scegliere liberamente, con consapevolezza. L’amore è ormai, per lei, “passione, condivisione, libertà, equilibrio, stabilità, complementarietà, soprattutto felicità e serenità.” E conclude, rivolgendosi all’Amore: “Questo l’ho scritto a te, nella speranza che un giorno io incontri l’Amore che riempie di vita la vita. Questo l’ho scritto per me.”

Ecco come le parole di Elena, pronunciate in un giorno felice, sono diventate, per la mia studentessa, il frutto maturo di un’esperienza terribile, ma ormai superata. E forse compresa fino in fondo proprio grazie all’emozione che ha provato leggendo la traccia del tema, come era accaduto a me il giorno in cui qualcuno aveva pronunciato la parola “affettività”.

E’ proprio vero che le parole, una volta dette o scritte, non appartengono più a chi le ha pronunciate o messe nero su bianco su un foglio o lo schermo di un pc; diventano proprietà di chi le ascolta o le legge, cominciano una nuova vita ogni volta e le strade che percorrono conducono alle mete più inaspettate.

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