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Politica Nazionale
Elezioni 2022 e social
Il primato spetta a Meloni-Conte. Calenda appare compulsivo, Letta non sfonda, anzi…
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 31/08/2022

Ci stiamo avviando, a grandi passi verso la scadenza elettorale, abbiamo parlato delle tante problematiche aperte, dei programmi e delle incongruenze.

Quando manca poco meno di un mese alle elezioni politiche, come se la cavano i partiti, gli schieramenti a partire dal tipo di comunicazione impostate dai leader e dal ritorno ottenuto?

Pare che a livello grafico e in termini di linguaggio social Giorgia Meloni e Giuseppe Conte si contendono il podio. E' quanto emerge dalla web analisys di Identità Digitale che, di qui a fine settembre, realizzerà settimanalmente per monitorare la rete, i maggiori social network e gli effetti che producono i leader sui propri follower.

I leader analizzati sono Giorgia Meloni per il Centrodestra, Enrico Letta per il Centrosinistra, Carlo Calenda del Terzo Polo e Giuseppe Conte per il Movimento 5 Stelle.

E Meloni e Conte, appunto, sembrano muoversi con una marcia in più. La leader di Fdi con circa 37 post presenti su Facebook, 21 su Twitter e 35 su Instagram risulta essere il leader più 'ingaggiante' in rete, raggiungendo peraltro quasi 2 milioni di like su IG nel conteggio dei post dell’ultima settimana.

Ma anche su Facebook il dato è considerevole: like e commenti maggiori di Conte seppur con una pagina fans inferiore di quasi il 50% (2.3 mln Vs 4.5 mln) Conte parte appunto avvantaggiato con 4.5 mln di follower su Facebook, anche se un filino sotto a Salvini che ha 5 mln di seguaci.

Il leader del Movimento 5 Stelle registra il maggior numero di condivisioni dei suoi post su Facebook, circa 125 mila.

“Letta ci sta provando e con le sue grafiche bicolor crea ‘rumore’, Calenda appare abbastanza casareccio e compulsivo, pubblicando anche screenshot di chat whatsapp", la valutazione di Helene Pacitto, Ceo di Identità Digitale. Secondo i dati dal 22 al 29 agosto, si nota l'attivismo di Calenda che pubblica una media di 16 post al giorno su Facebook, stesso numero su Instagram e 26 su Twitter, pur avendo una fanpage nettamente inferiore rispetto agli altri candidati. Cinguettando ha però incassato il più alto dato di like, quasi 127 mila.

Enrico Letta non genera numeri altissimi, ma il lavoro sui social è di tutto rispetto. È il leader con più retweet su Twitter, 105 mila in questa ultima settimana con una media di 11 tweet al giorno.

Tuttavia, almeno nell'ultima settimana, né Calenda né Letta sono riusciti a prevalere su Giuseppe Conte e Giorgia Meloni che hanno realizzato numeri migliori e registrato una campagna social più efficace.  

Dato comune nell'utilizzo dei social network da parte dei leader politici, sono i social usati come 'cartellonistica' web e troppa poca interazione con i follower. 

“Seppur i numeri appaiono soddisfacenti - spiega ancora Pacitto - è chiaro che scarseggia una strategia di comunicazione social/web. È una campagna elettorale volta ad attaccarsi l’uno con l’altro, prima ancora di far comprendere bene agli elettori il reale programma politico. I social network sono un luogo virtuale dove poter amplificare al massimo i messaggi che possono raggiungere migliaia, se non milioni, di persone. Per questo bisognerebbe sapersi distinguere, raccontando di sé, delle proprie idee, di cosa si vorrebbe e si dovrebbe fare in un Paese che ha vissuto sicuramente gli ultimi 5 anni in modo complicato e faticoso".

“Altro minus è la mancanza totale di interazione con gli utenti. È chiaro che dietro ad un leader ci sia un team che gestisce la comunicazione, ma ci vorrebbe più presenza 'reale' a fronte di tutti questi post. A cosa serve parlare ai propri follower se poi non si ascolta e non ci si cambiano idee e pareri?

Gli elettori avrebbero molto da dire, ad iniziare dalla Sanità malata, i ritardi nelle scelte energetiche che stanno ricadendo pesantemente su di loro e tanto altro.

L’ascolto, come ai vecchi tempi, è un veicolo elementare ed essenziale di democrazia.

Ma nell’epoca del web, la politica si adegua. Il Paese forse non ancora.

 

 

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