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Politica Internazionale
Julian Assange libero
Torino si mobilita per la difesa del diritto all’informazione
Articolo di Chicca Morone
Pubblicato in data 14/10/2022

Torino come sempre in prima fila in difesa di quei diritti umani costantemente calpestati, ormai da troppo tempo.

 

Sembra che ci sia un’unica narrazione per ogni avvenimento, bello o brutto che sia, e che nel mondo troppe persone abbiano perso diritto a una informazione libera, il diritto a una libertà di stampa, anche controcorrente.

 

Ma alcuni baluardi resistono.

 

Non possiamo accettare che per insegnare l’obbedienza a chi non smette di cercare la Verità, si incarceri un giornalista come Julian Assange, che ha avuto l'ardire di diffondere documenti secretati su crimini di guerra, e lo si trasformi in un martire.

 

La moglie, l’avvocato Stella Morris, si è battuta come una leonessa per difendere questo uomo, incarcerato dal 2019 a Londra e degno del massimo rispetto: un giornalista australiano che viene offeso e umiliato, perché ha fatto il suo lavoro, cioè ha reso pubbliche la vergognosa farsa di una falsa democrazia e la verità su crimini di guerra.

 

Non è sola in questa lotta: l’eurodeputata Sabrina Pignedoli infatti ha organizzato a Bruxelles proprio martedì 11 ottobre un grande evento per presentare la candidatura dell’attivista imprigionato al Premio Sakharov, riconoscimento assegnato dall’Eurocamera a chi si distingue nella libertà di espressione e nella difesa dei diritti umani.

 

Julian Assange ha molto in comune con i suoi predecessori nell’assegnazione del premio: con il sudafricano Nelson Mandela, primo destinatario nel dicembre 1988; il cecoslovacco Alexander Dubcek; la birmana Aung San Suu Kyi e lo scorso anno con il dissidente russo Aleksej Anatol'evic Naval'nyj, di posizioni nazionaliste e liberali, fra i più noti critici del presidente Vladimir Putin, ma dichiaratosi in passato a favore della possibilità di ricondurre Ucraina e Bielorussia sotto l’influenza russa.

 

Assange ha lottato molto e sta pagando il fatto di aver scoperto e aver rivelato la verità sull’abuso dei diritti umani che ci sono stati nelle guerre: attraverso il sito di cui è tra i promotori - WikiLeaks - ha pubblicato dal 2006 documenti da fonti anonime e informazioni segrete, come notizie riservate sui bombardamenti nello Yemen, sulla corruzione nel mondo arabo, sulle esecuzioni extragiudiziarie da parte della polizia keniota, sulla rivolta tibetana in Cina, sullo scandalo petrolifero in Perù e sulle e-mail del governo turco dopo le purghe del governo Erdogan nel 2016.

 

Da queste pubblicazioni emerge quanto le motivazioni dell’invasione dell’Afghanistan e la non risoluzione immediata nel secondo paese più povero al mondo da parte di due super potenze come Stati Uniti ed Europa, nascondano un “sistema” abbastanza chiaro: in un video datato 2011 Assange si chiede se questa continua belligeranza non sia una tecnica per tenerci in una situazione di guerra permanente. Gli invasori potrebbero soggiogare il paese facilmente, se solo quella fosse la loro intenzione genuina.

“Non esiste una sofisticata resistenza afgana, ma piuttosto c’è la volontà di riciclare denaro al di fuori delle zone tassabili americane o europee e trasferirle nelle mani dell’Élite Transazionale della “sicurezza”. La coalizione contro la guerra è importante, perché dobbiamo prevenire che diventi normalità: le nuove generazioni non devono credere che tutto ciò sia usuale”

 

Tra i retroscena della guerra non solo in Iraq - diffusi dal sito WikiLeaks - compaiono agghiaccianti video con mitragliate sulle persone e risate seguenti; il fuoco amico da aerei fuori controllo, agglomerati di abitazioni smembrati da bombe.

 

Per non parlare delle comunicazioni imbarazzanti durante le primarie del Partito Democratico statunitense del 2016 di Hillary Clinton - quando era Segretario di Stato - che dimostrano il coinvolgimento dell'Arabia Saudita e del Qatar in varie azioni di supporto alla formazione dello Stato Islamico della Siria nonché dell'Iraq (ISIS) e ponendo concreti dubbi sul coinvolgimento statunitense in esse.

 

Vero è che la libertà di stampa porta con sé delle responsabilità e può presentare la violazione di alcuni diritti, ma la responsabilità può essere attribuita al governo e ai suoi rappresentanti che commettono impunemente tali crimini.

 

Lui ora sta pagando conseguenze di quanto ha fatto, ma il primo messaggio che è stato lanciato è che il governo può commettere crimini e non essere punito pur essendo tali crimini documentati; che può impunemente alzare la voce e pretendere quanto non gli è dovuto: Assange non è cittadino statunitense e gli Stati Uniti stanno sconfinando in uno spazio europeo per perseguitare un giornalista che sta solo facendo il proprio lavoro.

 

Il secondo è che i giornalisti possono essere messi in carcere anche in Occidente: e se non sono questi professionisti a vegliare sulle operazioni più o meno coperte dei governi, chi può farlo?

 

Vediamo con la pandemia quel che è successo, anche solo qui in Italia: dai dati che emergono adesso possiamo renderci conto di quanto siamo stati manipolati da televisioni e giornali nelle mani della élite… avessimo mai avuto un Julian Assange per aiutarci a non sprofondare nel baratro!

 

“L’estradizione di Assange avrebbe conseguenze devastanti per la libertà di stampa e per l’opinione pubblica, che ha il diritto di sapere cosa fanno i governi in suo nome. Diffondere notizie di pubblico interesse è una pietra angolare della libertà di stampa. Estradare Assange ed esporlo ad accuse di spionaggio per aver pubblicato informazioni riservate, rappresenterebbe un pericoloso precedente e costringerebbe i giornalisti di ogni parte del mondo a guardarsi le spalle”  ha giustamente dichiarato Agnès Callamard, Segretaria generale di Amnesty International.

 

La candidatura al Premio Sakharov rappresenterebbe quindi una protezione e nel suo caso potrebbe addirittura salvargli la vita, perché non è vero che non possiamo fare niente: l’opinione pubblica ha le chiavi della sua cella in mano.

 

È per questo che sabato 15 ottobre in piazza Carignano a Torino a partire dalle ore 16.00 verrà indetta una manifestazione, in contemporanea mondiale, chiedendo a gran voce il rispetto e la libertà per questo professionista che non ha esitato a mettere in pericolo la sua vita per amore della Verità.

 

Saranno presenti molti personaggi che in qualche modo possono far sentire la propria voce a sostegno della libertà di informazione come Paolo Borgognone, Enrica Perucchietti, Paolo Sensini e Gianpiero Alaimo, Arnaldo Vitangeli e molti altri
del gruppo promotore Assange Libero.

 

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