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Politica
A proposito del merito
Cos’č il merito? E cosa ne dice la nostra Costituzione?
Articolo di Patrizia Lotti
Pubblicato in data 31/10/2022

In Italia, si sa, è consuetudine cambiare i nomi dei più diversi istituti politici, culturali e via dicendo senza che, nella maggioranza dei casi, alla modifica del nome  corrisponda l’auspicato (dal nuovo nome) mutamento nella sostanza. Non è di per sé un fatto grave e probabilmente non accade solo nel nostro paese.

Ad ogni modo, meno male che l’avvento del digitale credo abbia reso meno dispendioso l’inevitabile conseguente cambiamento della carta intestata e quant’altro dell’ente ospedaliero, del ministero o della provincia novelli rinominati. Recentemente abbiamo assistito al cambiamento del nome di alcuni ministeri, tra cui quello dell’istruzione, un tempo Ministero della Pubblica Istruzione, poi dell’Istruzione  dell’Università e della Ricerca e  domando scusa se ne ho dimenticato qualcun altro. Oggi si chiama  Ministero dell’Istruzione  e del Merito.

E il fatto che si parli di merito a scuola è certamente positivo, a mio avviso.  Abbiamo un gran bisogno di studenti  che si meritino qualcosa e di una scuola, nonché di uno stato, che s’impegnino a dare loro ciò che, appunto, meritano. Comunque, di fronte alle critiche di  studenti, mi pare anche di alcuni presidi e certamente di molti pedagogisti, che temono di vedere in questa nuova dicitura un ritorno alla scuola di classe, un passo indietro rispetto all’attenzione verso i più deboli, una posizione critica verso metri di giudizio giudicati troppo lassisti, chi ha deciso la rimodulazione  del nome del Ministero si difende citando l’articolo 34 della nostra Costituzione. Che  così recita: “La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”

Non ho idea di cosa l’attuale governo abbia voluto dire introducendo il termine “merito” nel nuovo nome del Ministero dell’Istruzione; lo vedremo  alla prova dei fatti. Ma quello che non mi è chiaro è perché si affidi al testo della Costituzione per difendersi dalla accuse che gli sono rivolte. La Costituzione parla del merito, anzi dei meritevoli, solo per sostenere che quelli che non ne hanno i mezzi hanno il diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi, e s’impegna ad attribuire “borse di studio, assegni ed altre provvidenze” a chi, appunto, se li merita.   Non mi sembra ci sia scritto nulla che possa servire a giustificare una posizione, per ora presunta, di ritorno ad una scuola classista e selettiva, al contrario mi sembra che alla scuola venga attribuita una funzione fondamentalmente inclusiva.

Forse, quindi, le critiche non hanno ragion d’essere? Anzi, seguendo il dettame della Costituzione,  assisteremo ad un proliferare di borse di studio per i capaci e meritevoli? Vedremo i figli di immigrati capaci e meritevoli trovare lavoro più facilmente perché hanno ottenuto risultati migliori degli altri? Le aziende sceglieranno tecnici specializzati figli di indiani, cinesi, marocchini o vietnamiti perché hanno tratto maggior giovamento dai propri studi rispetto ad altri? Se così fosse, ben venga l’elogio al merito. Tuttavia qualche dubbio ce l’ho. 

D’altro canto  da parte di molti che  si sono inalberati di fronte al cambio di nome del Ministero  ho sentito il vecchio adagio che la scuola deve portare avanti tutti e che poi ci penserà la vita a distinguere i buoni dai cattivi, pardon, i bravi dai fannulloni. E no, su questo proprio non ci siamo: a scuola i nostri ragazzi passano tredici anni, entrano bambini ed escono uomini.

E se tutti vanno aiutati a trovare le proprie inclinazioni e i propri talenti, è fuor di dubbio che i risultati saranno diversi. Grazie a Dio  non esistono due studenti uguali, così come la magnifica, imperfetta individualità di ognuno di noi è unica ed irripetibile. E la scuola ha il dovere di premiare l’impegno di tutti, non solo i risultati ottenuti; la sua funzione fondamentale, a mio modesto avviso, deve essere quella formativa. Ecco forse, se proprio si doveva introdurre una parola nuova al  nome del Ministero dell’Istruzione, io avrei pensato all’impegno, più che al merito.

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