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"La trappola di Tucidide e altre immagini" di Anna Caffarena
Modelli di politica estera oggi di Piero Flecchia (prima parte)
Articolo di Chicca Morone
Pubblicato in data 31/10/2022

Le guerre sono questioni di denaro e non di armi - Tucidide

 

I devastanti effetti della guerra russo-ucraina sull'Europa rendono di particolare attualità l'acuto, sintetico saggio di Anna Caffarena La trappola di Tucidide e altre immagini (pp. 137, ed il Mulino 2018, € 14), meditata risposta dell'autrice alla domanda: che cos'è la politica estera.

 

Edito prima dell'esplosione del conflitto in corso tra russi e ucraini, ma nelle cui pagine se ne trovano molto più che presagi, lo scritto si propone l'individuazione analitica dei processi linguistici attraverso i quali si costruiscono le rappresentazioni simboliche per le quali i ceti dirigenti, oggi come ieri, si esplicano, dandosene una rappresentazione tra il presente e la profezia, e raccontano ai ceti subalterni, le relazioni tra stati.

 

Il testo è diviso in due parti: una prima parte dottrinale, una seconda di applicazione analitica dei modelli al presente della nostra politica estera, dopo il crollo dell'impero bolscevico.

 

Nella prima parte l'autrice, accademica di politica estera presso l'università di Torino, espone il modello di politica estera sul quale conviene, e il cui elemento fondativo è il simbolo linguistico.

 

La politica estera è per Anna Caffarena una elaborazione di elementi linguistici ricapitolativi, resi altamente simbolici, che procedono da circostanze di fatto, ma per poi assumere una propria autonomia identitaria, come appunto l'espressione guerra fredda, che ricapitola un clima e un evo, ma che permane come residuo linguistico mitico interpretativo anche in questa nostra nuova realtà, tutta posteriore alla caduta dell'impero bolscevico.

 

Altri simboli linguistici altamente significativi nell'ambito dell'analisi caffareniana della politica estera sono: 'conflitti di civiltà', 'relazioni multilaterali'… et similia.

Sono tutte immagini linguistiche metaforiche enucleate dagli studiosi attingendo al concreto dell'esperienza, anche di altre scienze.

 

Esemplarmente viene dalla termodinamica delle massaie la visione delle aree imperiali, rappresentate come pentole messe a bollire nel fuoco della storia, che in ragione di una compressione contengono e controllano, come una pentola l'acqua bollente, i conflitti locali.

 

Ne è disceso che al crollo dell'impero bolscevico è esplosa una situazione di policentrismo politico, e non solo nell'ambito di tale ex impero, ma per contagio anche nell'impero USA; per cui si tende oggi verso una configurazione di hobbesiano bellum omnia contra omnes, ovvero alla configurazione politica per l'autrice pessima, e che rappresenta con l'uso simbolico del vocabolo 'anarchia', il più altamente negativo nella metaforica politica dell’autrice.

 

I simboli rappresentativi a descrivere la politica estera: darsene esplicazione metarazionale, sorgono dunque dalla realtà fenomenica politica, che poi cristallizzano, arrivando a costruire lo sguardo politico di grandi comunità nel tempo e nello spazio.

 

Questa lettura della politica estera ha la sua fondazione in due grandi menti metafisiche: Immanuel Kant ed Ernest Cassirer, la cui 'Filosofia delle forme simboliche' è il vero referente e che di certo sta ben presente e all'autrice e nella sua biblioteca, come il Kant che delle sue 'Simboliche' è l'antefatto culturale.

E 'Simboliche' cassireriane senza aver presenti le quali, per la maggior parte dei lettori il tessuto di informazioni sul che cos'è la politica estera dell'acuto saggio della Caffarena tende ad articolarsi come sistema di affermazioni assolutamente esoteriche, a procedere dalla forma linguistica dal simbolo chiave che compare già nella stessa copertina del saggio: 'la Trappola di Tucidide', come  esoterica appare la seconda parte del titolo 'e altre immagini simboliche' l'accademico limite del testo dare per conosciuto tutto un universo culturale simbolico che dal più dei lettori non è posseduto.

 

Vediamo quindi di portar lume in questo esoterismo accademico, forse in gran parte involontario, effetto della tendenza dell'autrice a dare per noto e convenuto nel più vasto circolo periferico dei lettori, quello che è noto e convenuto entro il suo circolo accademico; il senso di questa nostra nota aprire al fruitore medio la piena comprensione di quanto la scrittura di Anna Cafferena veicola sulla tecnica della politica estera, della quale esposizione il più dei lettori non ha le chiavi.

 

Nella nostra decrittazione procederemo dalla didascalica immagine della copertina del saggio della Caffarena.

 

Vi compaiono il leader cinese Xi Jinping e l'allora presidente Usa Donald Trump, mentre, in quel di Pechino, il 9. XI, '17, passano in rassegna un reparto dell'esercito cinese schierato a guardia d'onore, tipica immagine simbolica della ritualità della politica estera. In quell'incontro Xi ammonì the Donald e sé stesso: bisogna evitare di cadere nella trappola di Tucidide.

Detto in demotico, di condurre le tensioni tra i nostri due imperi planetari, oggi egemoni, cinese e USA a quel punto devastante di esplosione bellica che, or sono duemilacinquecento anni tutti, condusse alla distruzione dell'altissima civiltà greca.

 

Trappola di Tucidide nella quale cadde la non meno alta civiltà europea, quando precipitò nella prima guerra mondiale e nella sua coerente conseguenza: la seconda, che porterà, proprio come la Grecia alla subalternità a Roma, l'Europa alla subalternità all'impero USA; anche per, nello specifico degli anni '950-60, sfuggire alla presa dell'impero bolscevico.

E proprio come la Grecia si volse a Roma, per sottarsi al dominio dei regni sorti dalla conquista macedone dell'impero persiano.

 

Il referente metaforico della lezione politica di Xi a the Donald è dunque l'antico mortale duello tra l'imperialismo democratico ateniese e le oligarchie greche egemonizzate da Sparta, guerra dalla parte spartana sostenuta finanziariamente dai capitali di Corinto; il cui conflitto economico coe è la vera origine della guerra del Peloponneso; come Tucidide ha individuato a esplicare la logica sottesa negli eventi che ha ricostruito nel suo sommo capolavoro storiografico.

 

Mentre la metafora 'trappola di Tucidide', a descrivere una configurazione disastrosa di politica estera, è stata coniata, in un suo articolo del 2012 sul Financial Times, dal politologo Graham Allison, che poi, intorno a questa sua metafora politologica ha costruito un fortunato libro sulle presenti tensioni conflittuali tra USA e Cina, ma che cosa contiene di così essenziale: decisivo, l'espressione metaforica alla quale Xi ricorse ad ammonire the Donald?

 

C'è soltanto il rimando a quel tragico conflitto che distrusse in uno Atene e la civiltà greca classica, o c'è un richiamo più vasto e complesso alle tensioni economiche che innescano: generano i conflitti militari? E per quale percorso?

 

Volgiamoci a un passo chiave della riflessione del forse oggi maggior conoscitore vivente italiano della figura e dell'opera di Tucidide.

 

L'opera di Tucidide può dunque considerarsi un trattato di politica (oltre che di arte militare) che si esprime attraverso il racconto di una decisiva vicenda storica, proprio per il suo esito catastrofico percepita come “di gran lunga la più importante rispetto a tutte le precedenti” (Tucidide I,1,2).

 

La politica che mobilita la sua attenzione e la sua intelligenza (di Tucidide) è soprattutto quella, anomala rispetto al predominio delle aristocrazie, attuatasi, a lungo con successo, in Atene: una politica la cui peculiare anomalia consisté appunto nello slittamento del potere decisionale dai clan aristocratici all'assemblea popolare. - Luciano Canfora, Tucidide, pg 18, Laterza 2017

 

È il secondo capoverso del passo sopra citato, tratto dal Tucidide di Canfora che descrive chiaramente il significato della metafora politica La trappola di Tucidide, e tanto per il leader cinese che per l'accademica torinese.

La sua lezione è: quando la base popolare assume il controllo politico, la politica (estera in particolare) entra in una situazione di alta instabilità, come Xi vide accadere ad Hong Kong.

 

E appunto perché cosciente di questa trappola, fece pulizia delle pretese di democrazia della piazza di Hong Kong, per poi affermare che la vera democrazia è quella del Partito Comunista Cinese, quella occidentale un pericoloso caos, ma che come tale percepisce, come vedremo, anche la nostra Anna Caffarena.

 

Xi, evocando la trappola di Tucidide, ammonisce the Donald a non cedere alla pressione populista dal basso, ma di tenere dritta la barra della visione oligarchica, fondata sulla dialettica economica costi-benefici, della politica estera: la sola che storicamente sa prevedere e mediare: uscire dai conflitti.

 

Come infatti seppe l'aristocratico Nicia capace, pur se brevemente, di trarre Atene fuori dal mortale conflitto con Sparta, negoziando una tregua; salvo poi essere travolto dall'assemblearismo popolare; infine, suo malgrado, un Nicia costretto a guidare la sventurata spedizione in Sicilia di Atene, mirata alla conquista dell'isola, e dove tramontò la potenza ateniese.

Proprio come Nicia aveva previsto, ma non era riuscito ad impedire alla democrazia imperialista ateniese egemonizzata dalle assemblee popolari.

 

Tucidide ha assistito a tutto questo e lo ha analiticamente razionalizzato nella sua grande opera storica, dalla quale l'oligarca cinese, come la nostra accademica torinese, trae le chiavi per la comprensione della politica estera, questo in ragione della meditata scelta di cercare di depotenziarne le spinte devastanti, come in qualche modo riuscirono gli imperi bolscevico russo e USA nell'evo della guerra fredda, evitando la catastrofe atomica.

 

Tutto questo richiama e contiene il monito di Xi a the Donald, dove e quando evoca la trappola di Tucidide; ma anche nella costellazione speculativa di Anna Caffarena immagine simbolica guida, pure la nostra Anna del tutto convita che in politica estera il vero pericolo è il prevalere del demos sulla élite dirigente.

 

(continua)

 

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