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Scienza
Abbiamo un secondo sistema immunitario
E questo potrebbe rovinare la vita amorosa
Articolo di Sergio Audasso
Pubblicato in data 12/11/2022

Mi acchiappa o non mi acchiappa? Per rispondere alla domanda molti potrebbero credere che la risposta risieda principalmente nella interazione "chimica" o dalle affinità elettive tra le due persone, invece no. Uno studio svolto da un team di ricercatori di psicologia della McGill University di Montreal ha rilevato la presenza di un criterio selettivo innato. Potremmo definirlo come una specie di difensore interno: il sistema immunitario comportamentale.

Come il sistema immunitario naturale e conosciuto da tutti, questo sistema immunitario comportamentale difende da ciò che ritiene possa esse dannoso o pericolo.  Egli agisce per impulsi sensoriali inconsci. Cerca quindi di allontanarci da possibili situazioni di pericolo.  

 

La teoria di un secondo sistema immunitario è relativamente giovane. Ha circa 14 anni. Ciò che riassume tale teoria è rappresentato nella variazione comportamentale umana e animale per evitare malattie sessualmente trasmissibili.  Un così specifico comportamento è stato confermato da innumerevoli studi.

 

Si ritiene che questo sistema immunitario sia la causa del fastidio nel vedere ferite putride, o adolescenti intenti a far esplodere i propri brufoli.  Oppure potrebbe essere la ragione per la quale, in un luogo un po’ affollato ci sia voglia di allontanarsi da chi continua a produrre catarro, o provare disagio sul bus e cambiare posto perché la persona seduta vicino a noi ha “qualcosa che non ci risuona”, sentiamo e percepiamo la presenza di qualcosa che non va. Ma aldilà di tutte queste reazioni esagerate, le stesse fanno innalzare i globuli bianchi e li mettono in stato di allerta e, se sei al tuo primo appuntamento, potrebbero anche trasformarlo in un incubo. Secondo lo studio nel numero di febbraio 2018 della                                   rivista Personality and Social Psychology Bulletin .

 

"Abbiamo scoperto che quando il sistema immunitario comportamentale è stato attivato, sembrava frenare la nostra spinta a connetterci socialmente con i nostri coetanei", ha affermato in una dichiarazione l'autore dello studio Natsumi Sawada, psicologa ed ex studentessa della McGill University .

Nello studio, sono state  reclutate diverse centinaia di persone. La loro età era compresa tra i 18 ei 35 anni. La loro situazione sentimentale era mista. Vi erano sia single che eterosessuali. Lo studio si è svolto in questo modo: a tutti i partecipanti è stato somministrato un questionario sulla misurazione della  "vulnerabilità percepita alle malattie" (PVD) - fondamentalmente, quanto fosse cosciente di germi e malattie la persona. Esempio: “dopo essere andato alla toilette la porta la apro con il gomito per non avere i resti di urina dei frequentatori precedenti. Non si sa mai”. Una volta redatto il questionario, i soggetti dello studio, sono stati invitati a partecipare a un esperimento di speed dating sia di persona sia online. 

Dopodiché sono stati invitati a vivere incontri di tre minuti ciascuno in presenza oppure a visionare profili on line personalizzati per lo studio. Dopo ogni incontro è stato chiesto di valutare l’attrattiva e il fascino del loro  potenziale partner e quanto sembravano amichevoli o riservati. 

Da quanto emerso risulta che chi è maggiormente in atteggiamento difensivo rispetto ai germi, ai batteri, ai virus, è stato costantemente classificato come meno amichevole e fascinoso rispetto ai partecipanti meno schizzinosi.

I ricercatori, per meglio consolidare tale risultato ha sottoposto a visione la metà dei partecipanti alla visione di un filmato di due minuti dal titolo "Top 10 Revolting Hygiene Facts", (trovate il link del filmato in fondo all’articolo) a l’altra metà ad un filmato su parole che avevamo una scarsa percezione semantica nella lingua inglese. Successivamente si è ripetuto il gioco degli speed date e, nel gruppo interessato alla visione del video sull’igiene si è evidenziato  “un interesse romantico significativamente inferiore" rispetto al gruppo di controllo.

"I risultati suggeriscono che, oltre a come pensiamo e proviamo consciamente o inconsciamente l'uno per l'altro, ci sono ulteriori fattori di cui potremmo non essere consapevolmente consapevoli, come la paura della malattia, che possono influenzare il modo in cui ci connettiamo con gli altri", Sawada ha dichiarato..

Per cui alla luce di tale studio, potremmo dire che il bacio sulla bocca si sia evoluto come strumento a carattere immunologico. Attraverso di esso si hanno, grazie allo scambio di innumerevoli batteri presenti nella saliva, importanti informazioni genetiche sul partner. Anche questo è evoluzione della specie.  

 

Video https://www.youtube.com/watch?v=zTWZtElvMAU  

 

 

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