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Politica Internazionale
L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Elio Ambrogio: le ceneri del Diritto
In merito ad alcune sorprendenti esternazioni di Ursula von der Leyen
Articolo di L'Editoriale
Pubblicato in data 04/12/2022

Nel 2007, per i tipi di Mimesis, Morris Ghezzi, sociologo e giurista scomparso purtroppo nel 2017, dava alle stampe un pamphlet dal titolo provocatorio: Le ceneri del diritto. La dissoluzione dello Stato democratico in Italia. Un testo amaramente lucido sulla divaricazione tra diritto e società e, sopratutto, fra diritto e politica nell’epoca che andiamo vivendo.

In particolare, Ghezzi evidenziava la separazione fra ordinamento giuridico vigente e ordinamento giuridico effettivo, fra la legge come enunciata e la legge come applicata.

Può sembrare una sottigliezza da giuristi, o meglio, da sociologi del diritto, ma in realtà è un preoccupante fenomeno non solo italiano che va diffondendosi a macchia d’olio nelle nostre società occidentali a causa, in buona parte, dell’ignoranza che i politici hanno di quel raffinato fenomeno chiamato diritto che, assieme ad un’etica strutturata e condivisa, resta il pilastro della convivenza civile.

Ci vengono in mente il libro di Ghezzi e queste considerazioni dopo aver sentito nei giorni scorsi alcune incredibili esternazioni di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, in merito alla possibilità di instaurare un tribunale internazionale di fronte a cui trascinare Vladimir Putin e farlo processare per crimini contro l’umanità.

Ora, il fatto che gli studi giovanili di Ursula spazino dall’archeologia alla medicina, sino all’economia e alla politica, può anche darsi che ne facciano un genio leonardesco. Quello che però emerge tragicamente dalle sue dichiarazioni è un’ignoranza radicale dei principi giuridici che stanno alla base di quell’Europa che lei  vorrebbe rappresentare e di quello stato di diritto che l’Unione dice di voler porre a fondamento della sua azione, rinfacciandone la carenza a paesi di antica civiltà come l’Ungheria, la Polonia e, più sfumatamente e obliquamente, anche all’Italia meloniana.

Vorremmo ricordare a Ursula che lo stato di diritto si fonda sull’antica considerazione che nelle nazioni civili comandano le leggi e non gli uomini -o le donne- e che quando i grandi principi posti a base delle nostre costituzioni vengono rimaneggiati dalla sofistica politica per gli interessi degli uomini -o donne- di potere inevitabilmente il livello della civiltà si abbassa.

Ma che cosa ha detto realmente la von der Leyen? In un tweet di pochi giorni fa ha dichiarato:

"La Russia deve pagare per i suoi crimini orribili. Collaboreremo con la Corte penale internazionale e contribuiremo alla creazione di un tribunale specializzato per giudicare i crimini della Russia. Con i nostri partner, ci assicureremo che la Russia paghi per la devastazione che ha causato, con i fondi congelati degli oligarchi e i beni della sua banca centrale".

A parte il fatto istituzionalmente inconcepibile di affidare simili pesantissime dichiarazioni politiche ad un tweet, cioè a uno strumento comunicativo fatuo ed inconsistente, Ursula dimostra di non sapere che gli ordinamenti giuridici della nostra civiltà non prevedono i tribunali speciali. L’articolo 102 della Costituzione italiana, ad esempio, recepisce pienamente questo principio ed esclude l’istituzione di “giudici straordinari o giudici speciali”.

Il precedente storico del Tribunale di Norimberga, evidentemente l’unico noto alla scienza giuridica di Ursula, non è precisamente felice. Come tutti sanno, quella corte venne immediatamente identificata col “tribunale dei vincitori” e come tale privata della sua autorità giuridica e morale, e quindi percepita come il braccio giudiziario, senza alcun connotato di imparzialità, della vendetta alleata contro la Germania sconfitta. Sensazione resa ancora più evidente dal fatto che vennero applicate ai gerarchi nazisti fattispecie di reato (crimini contro l’umanità) non ancora previste e codificate con esattezza, in palese violazione di un altro fondamentale principio giuridico universalmente riconosciuto: quello dell’irretroattività della legge penale.

Ma l’esternazione della Von der Leyen, nella sua rozzezza, dimentica un altro fondamentale principio del diritto penale direttamente legato a quello precedente: quello del giudice naturale precostituito per legge, principio anche qui recepito senza equivoci dall’articolo 25 della nostra Costituzione.

Esiste già un giudice naturale precostituito per legge per le ipotesi di reato che Ursula addebita a Vladimir?

Certamente, ed è la Corte penale internazionale dell’Aia, non certo ipotetici e costituendi tribunali specializzati che vivono solo nella mente fantasiosa della presidente europea. Supponendo che si possa avviare l’azione penale sognata dalla baronessa tedesca, e supponendo che possa aver qualche esito, la sua sede naturale e rispettosa del diritto internazionale non potrebbe che essere, appunto, la CPI.

E ci si permetta una domanda sfacciata ma estremamente logica: i crimini commessi in questi mesi su quel fronte sono solo russi? Non ci sono stati crimini di guerra commessi dai militari ucraini? La devastazione   delle provincie ucraine filorusse, con le distruzioni, gli assassinii, gli stupri, le esecuzioni sommarie a partire dal 2014 sino al 2022 da parte delle milizie e dei paramilitari nazisti agli ordini di Kiev va forse  ignorata? Non sono anche quelle infamie da portare dinnanzi alla Corte dell’Aia?

Chi invoca giustizia dovrebbe dare delle risposte convincenti a queste domande. O anche qui si deve assistere a quella separazione fra il diritto vigente, inteso come imparziale esercizio della giustizia, e diritto effettivo inteso come il diritto mutilato, storpiato, umiliato dai politici per i loro interessi?

D’altra parte, al di là delle violenze esercitate non già alle persone ma all’ordinamento penalistico internazionale, va ricordata anche quella che l’Occidente, e l’Unione europea in particolare, proprio quell’Unione nel cui nome parla Ursula von der Leyen, ha perpetrato ad altri principi giuridici da secoli riconosciuti come fondanti la nostra civiltà. Si pensi solo a quello della responsabilità personale, sia sotto il profilo penalistico sia sotto quello civilistico.

Come si possono definire uno stato o un complesso di stati che sottraggono, tramite sequestro o confisca,  i beni di persone fisiche e giuridiche che nulla hanno a che fare con le scelte politiche di un paese definito aggressore? Basta essere “oligarca” o “impresa russa” per essere aggrediti nel proprio patrimonio a seguito di eventi bellici decisi da altri, senza provare un legame, una corresponsabilità, una partecipazione diretta a quelle scelte e a quelle operazioni belliche? A questo punto perché non sequestrare i beni all’estero dei Rockefeller, di Bill Gates, della Ford o della Coca Cola per punire l’aggressione americana all’Irak, alla Serbia, alla Libia,  all’Afganistan? Veramente, qui la linea di confine fra sanzioni e pirateria internazionale è sottilissima e, soprattutto, poco chiara ai governanti occidentali.

Ci sembra cioè, per riprendere il titolo del libro di Ghezzi, che le ceneri del diritto stiano ricadendo copiose sulle nostre società e ne stiano seppellendo le fondamenta e molti strati, soprattutto quelli più antichi.

Giovedì sera poi la Corte costituzionale ha emanato un comunicato stampa in materia di obbligo vaccinale,  confermandone la legittimità, che sembra alimentare questa pioggia cinerina, almeno sul nostro paese. Non si hanno ancora elementi dettagliati su questa sentenza, e quindi dobbiamo rinviare eventuali commenti anche se, a prima vista, l’aver definito  “non irragionevoli, né sproporzionate” le vergogne giuridiche dei governi Conte e Draghi non sembra proprio deporre a favore delle capacità cognitive della Suprema Corte e della sua capacità di difendere i principi fondamentali di quella Carta costituzionale in cui, nonostante tutto, vogliamo ancora riconoscerci.

    

    Civico20News         

     Elio Ambrogio

     Vicedirettore

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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