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Preferibilmente
Quando la data non indica la scadenza del prodotto ma quella delle sue qualitą
Articolo di Armeno Nardini
Pubblicato in data 17/12/2022

Uno studio di Confcommercio dice che le spese per i regali del prossimo Natale saranno le più basse del decennio e per Assoutenti tre famiglie su dieci taglieranno le spese per i consumi alimentari. Tanti, dunque, faranno festa anche coi prodotti da tempo in dispensa, sperando che non siano scaduti.

La data di scadenza è prevista dal Regolamento UE 1169/2011. Trovarla sulle confezioni alimentari talvolta è come una piccola caccia al tesoro e l’arma più appropriata è una buona lente di ingrandimento.

Ogni alimento ha proprie regole, anche temporali, di conservazione; è indispensabile, comunque, che nella catena di distribuzione non si verifichino incidenze, tali da vanificare le aspettative degli accorgimenti usati a monte per la salvaguardia del prodotto, dato buono da mangiare nei termini indicati sull’etichetta, se conservato nei modi previsti. Infatti, anche le tecnologie più sofisticate potrebbero non garantire la edibilità degli alimenti dopo che la confezione, ad esempio, sia rimasta stoccata per qualche giorno al sole dell’estate prima d’esser messa sui banchi di vendita o dopo che un surgelato sia rimasto nel bagagliaio d’un automezzo per il lungo tragitto dal supermercato a casa, prima d’essere nuovamente stivato in un congelatore.

Quella sulla etichetta viene generalmente intesa come “data di scadenza”. Ma non è sempre obbligatoria: per zucchero e sale, ad esempio, pane, frutta e verdure fresche, bevande alcooliche, non è necessaria. La scadenza ha di norma una scritta di spiegazione, spesso posta in altra parte della confezione. Nelle bevande in lattina la data si trova in genere sul fondello, la scritta di spiegazione, no. Quel che fa la differenza sul significato da dare alla “data di scadenza”, è la parola “preferibilmente”, che talvolta compare e talaltra manca, non per dimenticanza, ma in ossequio a norme di Legge.

"Da consumarsi entro" (in inglese, “Use by”) significa che, se il prodotto viene conservato nelle condizioni corrette previste per lo stesso, la data indicata è quella entro la quale può essere tranquillamente consumato; dopo, potrebbero svilupparsi batteri pericolosi per la salute. Riguarda, pertanto, prodotti rapidamente deperibili, quali il latte fresco di centrale, di cui è vietata la vendita dal giorno successivo alla scadenza.

"Da consumarsi preferibilmente entro” (in inglese, Best before”) significa che, se il prodotto viene conservato nelle condizioni corrette previste per lo stesso, entro quella data mantiene tutte le sue qualità organolettiche; dopo, esse vengono meno progressivamente. Si tratta, quindi, di prodotti non rapidamente deperibili il cui degrado non comporta immediati pericoli per la salute. In questi casi, gli alimenti possono essere ancora consumati oltre la data indicata, che fornisce solo il Termine Minimo di Conservazione (TMC), il quale impone alcune conoscenze complementari. Se la dicitura indica giorno, mese e anno, il prodotto si conserva per meno di tre mesi dal TMC; se indica solo mese e anno, si conserva per meno di diciotto mesi dal TMC; se, infine, indica solo l’anno, si conserva per oltre 18 mesi dal TMC. Dunque, per prodotti correttamente conservati, “preferibilmente” dice che le qualità organolettiche sono garantite fino alla data del TMC; dopo, esse si degradano progressivamente nei tempi detti.

Elementare, Watson? Mica tanto! Forse, l’alfabetizzazione alimentare dovrebbe cominciare già nella scuola elementare, per non farsi giudicare, da saccenti Sherlock Holmes, come poveri Watson.

Si vales, vàleo

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