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Politica Nazionale
Il flop di Franceschini. Butta via 7,5 milioni e la "Netflix italiana" chiude.
Un disastro che non sorprende
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 08/01/2023

ItsArt chiude. Il 29 dicembre 2022 Cassa Depositi e Prestiti ha ufficialmente messo in liquidazione la tanto chiacchierata piattaforma italiana per contenuti video, voluta dall’ex ministro della Cultura Dario Franceschini come “Netflix della cultura”.

Il nuovo ministro Gennaro Sangiuliano ha deciso di non rifinanziarla e sprecare altri soldi. Complici, nella decisione, i circa 7,5 milioni di euro persi dalla stessa in meno di un anno, con Franceschini, noto esponente del PD, ministro della Cultura.

Nessuno è particolarmente sorpreso dalla decisione del governo di chiudere Itsart. E già questo fa pensare: dopo pochi mesi, la piattaforma voluta da Dario Franceschini – ribattezzata con incredibile entusiasmo la “Netflix della cultura italiana” – chiude i battenti.

Ideata durante il primo lockdown e aperta nel 2021, ItsArt è una piattaforma nata per compensare il mancato accesso allo spettacolo dal vivo e allo stesso tempo raggiungere un bacino di utenti nazionale e internazionale anche dopo l’emergenza. Frutto da un accordo tra Cdp (socia di maggioranza) e la piattaforma di entertainment Chili, il portale è attivo dal 31 maggio 2021, live e on demand, con contenuti esclusivi disponibili in Italia e all’estero per “celebrare e raccontare il patrimonio culturale italiano in tutte le sue forme e offrirlo al pubblico di tutto il mondo”.

Entusiasmo alle stelle, ma solo da parte di Franceschini. Sono bastati pochi mesi per capire il potenziale fallimentare di Itsart. Appena 141 mila utenti registrati per un totale di 246 mila euro di incassi. Cifre decisamente ridicole, considerate le spese: nel 2021 sono stati sborsati 7,5 milioni di euro, di cui 900 mila per il personale, anche la gestione delle neo società non procedeva a gonfie vele.

In un anno sono cambiati ben tre amministratori delegati, con alcuni passi falsi della piattaforma. A far cadere l’ago della bilancia sulla chiusura sono state le troppe perdite e difficoltà gestionali non da poco, per un business, già nato monco, senza un minimo di programmazione e prospettiva per fini che con la diffusione della Cultura avevano poco a che fare.

I dubbi su Itsart non sono mai mancati. Gli artisti in prima fila, con qualche incertezza su tempistica, metodo e merito, a partire dalla questione diritti.

Ma è stato un altro il dettaglio a fare storcere il naso a molti: diversi contenuti a pagamento sulla piattaforma erano in realtà disponibili gratis altrove.

Basti pensare a uno dei pezzi pregiati della collezione della Netflix franceschiniana, ovvero il concerto di Claudio Baglioni, disponibile su Youtube senza sborsare un euro. Insomma, un disastro annunciato. E ora potrebbe agire la Corte dei Conti, che ha tutte le carte a disposizione per valutare eventuali richieste di risarcimento.

Le prime accuse erano arrivate alla pubblicazione del bilancio, lo scorso giugno, quando il capogruppo della Lega in commissione Cultura alla Camera Daniele Belott aveva dichiarato che “ItsArt è un pozzo senza fondo, va assolutamente rivisto tutto il progetto“. È così che ItsArt, appena nata, è già entrata in liquidazione.

Un’altra perla nella gestione della Cultura italiana, affidata a Dario Franceschini.

 

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