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Politica Nazionale
Primarie del PD. La danza macabra dei Politicanti….
Il Bonaccini pensiero
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 23/01/2023

Prosegue la danza macabra dei candidati alla segreteria del PD, ovvero dei tre papabili che si contendono la tenzone. Abbiamo ormai ascoltato tutto e di tutto.

L’ultimo soliloquio elargitaci giovedì sera da Bonaccini così recitava: “Il Pd che deve essere?  Deve essere tutto, ossia socialista, liberale e cattolico-democratico. Ma «Mi è stato chiesto se il Pd debba essere più socialista o più liberale? Io ho detto che quelle sono le culture – quella socialista, liberale, cattolico-democratica – da cui il Pd è nato ed è dal loro equilibrio che il Pd trova la sua ragion d’essere”. Cerchiamo di capire come potrebbe commentarlo Enrico Berlinguer o Luciano Lama.

Questo partito oggi è in pessime condizioni. I sondaggi dicono che di giorno in giorno perde consensi a bocca di barile. Che si è fatto superare sia nei consensi, che a sinistra, da un primate della politica, un dilettante conclamato a capo di una truppa scombiccherata. Che si è fatto occupare la posizione di centro sinistra da una forza politica che pareva poco piú di un circolino privato di un furbone e un coglioncello e che è al mondo da qualche mese e non da 100 anni come loro.

Oltre ai candidati, trai pretoriani, la confusione è molta, tra chi intona l'inno sovietico e chi sente la mancanza del Msi, per sparare sul nemico. In una deriva tipica di un paese allergico ai giovani, come poteva mancare Stefano Bonaccini?

Già comunista del Pci (infatti ora inonda i social di sue foto con i capelli, quando c'era Natta), poi diventato renziano, oggi sembra il principale artefice della piena restaurazione a sinistra, quella della damnatio memoriae di Renzi, cancellato dalle foto dei segretari Pd, come in Urss Trotsky veniva sbianchettato da quelle in cui era ritratto accanto a Lenin.

E Bonaccini sembra poi essere il teorico del ritorno della lettera «s» dopo Pd, cioè del pieno recupero della identità post comunista, quindi eliminazione non solo del renzismo, ma anche del cattolicesimo riformista e del socialismo di ascendenza craxiana, nonostante le ultime sorprendenti dichiarazioni.

Per colmare la confusione, Bonaccini è arrivato a rivolgere l'invito a D'Alema e a Speranza a rientrare nel Pd, e poi, altra caratteristica tipica di Botteghe oscure, la pretesa egemonica:” i 5 stelle, ha detto Bonaccini in un'intervista alla «Stampa», faranno quello che diremo noi”.

Egli sembra credere, usurpando il pensiero di Togliatti, che loro vengano da lontano e vadano lontano, mentre i 5 stelle sarebbero dei poveri «untorelli», sempre per usare il linguaggio del Migliore.

Peccato che nella vita politica attuale, quella reale, quella degli anni Venti del XXI secolo e non di mezzo secolo fa, i 5 stelle alleati con il Pd l'abbiano sempre comandato a bacchetta, e del resto i sondaggi prevedono Conte in salita, e il partito che Bonaccini sembra dover ereditare, in flagrante crollo.

Del resto, se egli afferma che il suo Pd terrà legate la «vocazione maggioritaria» con le alleanze a sinistra, cioè il caro e vecchio pas d'ennemi à gauche, che differenza v'è tra lui e i suoi due disastrosi predecessori, cioè Zingaretti e Letta?

E come fa un partito che si dice (a parole) atlantista, allearsi con Conte, contrario persino a inviare armi all'Ucraina, come si è visto in Parlamento pochi giorni fa? Domande destinate a cadere nel vuoto, lo stesso vuoto di idee di chi sembra ripercorre a ritroso la storia, e cercarla nel caro, vecchio, Bottegone, il luogo dell'anima.

Mentre assistiamo alle discussioni sul nulla, sorge la domanda, su come sia possibile che per cambiare un segretario si perdano 5 mesi e in mezzo a una tempesta politica di queste dimensioni.

Tempo speso in diatribe interne, a sputtanarsi l’un l’altro, a litigare di cose che interessano poco perfino gli iscritti. 150 giorni durante i quali la politica è a fuoco, governo Meloni all’esordio, energia, crisi economica e altri temi caldi. Mentre sarebbe doveroso svolgere un’opposizione credibile e costruttiva, si chiudono i contatti esterni e in una psicotica rissa interna si disquisisce di voto on line.

Oltre alla vacuità ed all’opportunismo delle prese di posizione, sconcerta assistere allo spettacolo avvilente dei cacicchi che si stanno agitando verso i candidati per ottenere prebende e promesse, condizionando così il voto e l’appoggio, alla faccia delle idee e dei dstinguo.

Ma questo avvilente spettacolo non ci parla di democrazia, ma appare un mercato, ben di peggio della danza macabra di candidati disposti a tutto.

Il caso emblematico si sta vivendo a Torino. I cattodem che sono stati, sul piano personale sonoramente trombati alle ultime elezioni, si stanno distinguendo alla luce del sole, in questo triste mercato.

Dove sta la mission, la purezza delle idee? Come definire questo mercimonio? Lo giudichino i lettori!

 

 

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