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Scienza e Medicina
Vaccini anticovid: effetti avversi
ISS prende le distanze da una rivalutazione eseguita da tre sui esperti.
Articolo di Sergio Audasso
Pubblicato in data 08/02/2023

Grande bagarre in ambiente Istituto Superiore di Sanità da quando tre esperti dello stesso Istituto hanno pubblicato in data 2 febbraio 2023 una loro ricerca sui fenomeni avversi dovuti al siero anticovid sulla rivista scientifica Pathogens.

Già nella sola introduzione emergono le fondamenta dell’acredine sviluppatasi in queste ore. In effetti in data 06 febbraio 2023 ISS ha preso le distanze sentenziando che “ … l’articolo è stato inviato dai ricercatori alla rivista senza seguire la procedura di valutazione scientifica richiesto delle linee guida sull’integrità della ricerca dell’Iss a garanzia della qualità scientifica del lavoro pubblicato”.

Strano però. Per poter pubblicare un articolo su Pathogens quest’ultimo deve esser revisionato e accettato come base di integrità dei contenuti a cui fa riferimento. La ricerca è stato invita il 28 dicembre 2022. È stata revisionata dal comitato scientifico il 25 gennaio 2023. Accettata il 28 gennaio 2023. Pubblicata il 02 febbraio 2023.

Altra accusa mossa dall’ISS alla ricerca è ancora più lapidaria. ISS dice: “l’articolo “non rappresenta l’Istituto” trattasi, a loro parere di una “analisi lacunosa e parziale”.

“L’articolo riporta esclusivamente l’opinione personale degli autori e non rappresenta in nessun modo la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità”. Aggiungendo e affondando ulteriormente la spada “si fa una rassegna parziale e arbitraria della letteratura, omettendo tra l’altro di citare i numerosi lavori pubblicati sull’argomento da parte di altri ricercatori dell’ISS e anche del loro stesso Centro”. E, per concludere con una sentenza senza possibilità di appello: “L’interpretazione dei dati presi in esame, è del tutto personale, tanto che in alcuni casi gli autori citano studi arrivando a conclusioni opposte rispetto a quelle di chi li ha condotti”.

Dall’altra parte troviamo le ragioni dei ricercatori accusati dall’ISS i quali, dalle loro parole sembrerebbero rimasti basiti dall’atteggiamento dell’Istituto, in quanto, nelle loro intenzioni, non vi era nessuna volontà di screditare lo stesso Istituto ma di invitare a una revisione delle posizioni fino a ora adottate.

In effetti gli autori  si difendono alle accuse dichiarando che il loro articolo “non mira a discutere l'efficacia dei vaccini COVID-19 contro l'originale e le prime varianti SARS-CoV-2, poiché tale efficacia è stata documentata dalle pubblicazioni al primo lancio di vaccini genetici” anche perchè “pubblicazioni seminali hanno mostrato protezione dalla morte e da malattie gravi dopo due mesi dalla somministrazione del vaccino”…ma che allo stato attuale, cioè adesso, nel nostro oggi,  “diversi studi hanno documentato un rapido calo dell'efficacia di queste sostanze, calo che è più evidente dopo la diffusione delle diverse varianti di Omicron”.

Quindi, per questa ragione e “poiché molti studi indicano che le attuali varianti del virus sono meno letali e che esistono terapie efficaci per il trattamento della malattia da COVID-19, questo potrebbe essere il momento giusto per rivedere il rapporto rischio/beneficio di questi interventi farmacologici”.

Stanno dicendo di rivedere le azioni da intraprendere da oggi, nella realtà di oggi rispetto a ieri, in quanto, a differenza di prima vi  è un elemento importante “che mancava all'epoca dei primi studi di efficacia” ed è che “un gran numero di persone sta acquisendo naturalmente l'immunità anche attraverso infezioni, anche pauci-sintomatiche”. Per cui concludono dicendo: “Pertanto, allo stato attuale, può essere possibile e utile riflettere sugli eventi avversi documentati di questi vaccini basati sui geni”.

Sarà questa la frase che più ha scatenato le ire dell’ISS? Nessuno può dirlo se non gli stessi appartenenti alla compagine dirigenziale. Oppure queste altre affermazioni sul fare attenzione a chi si somministra il siero genico viste le statistiche riportanti risultati oggettivamente tangibili.

Ad esempio se si verificano più decessi nelle persone vaccinate,- dati oggettivi -  bisogna tenere conto che, tra queste persone, ci sono molti pazienti a rischio e anziani. Un'analisi dovrebbe essere condotta con consapevolezza di questo pregiudizio e dovrebbe dividere i casi in diverse classi di età stimando la percentuale di persone a rischio nella popolazione più colpita”.

Ma oltre a questa presa di posizione sul numero di persone morte, viene sottolineato un ‘altro aspetto di cui tenere conto: i giovani. In effetti i ricercatori puntano il dito anche su questa categoria con affermazione del tipo:  “Anche i pazienti pediatrici e i giovani” specie se in condizioni di patologie croniche “possono essere a rischio di sviluppo di miocardite, poiché i casi di miocardite non sono rari nei giovani”.

Al termine della disamina i tre ricercatori cercano di fare una riflessione scientificamente ed eticamente corretta. “La comunità scientifica deve essere consapevole e discutere se l'uso degli attuali vaccini genetici COVID-19, che era giustificato al tempo delle precedenti varianti mortali del coronavirus, debba essere ancora incoraggiato al tempo delle varianti Omicron”.

Alla luce di quanto esposto, una domanda può, sorgere spontanea: perché tanto accanimento su uno studio che chiede semplicemente di utilizzare la parte più scientificamente sensibile appartenente all’essere umano? E mi riferisco al sano e sempre valido antidoto contro ogni situazione: il buon senso. Allora mi domando, perché?

 

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