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La «Torino noir» vista e narrata da Milo Julini
L’incendio della fabbrica di nastri Remmert, in Borgo Dora (1884)
Articolo di Milo Julini
Pubblicato in data 24/03/2023

Prosegue la nostra ricognizione fra gli Encomi Solenni concessi ad appartenenti all’Arma dei Carabinieri dalla Legione di Torino nell’agosto dell’anno 1884, non collegati a indagini per fatti di sangue, ma a interventi di protezione civile. Consideriamo l’incendio della fabbrica di nastri della ditta Enrico Remmert, posta a fianco del vecchio cimitero di San Pietro in Vincoli in Borgo Dora.

Scrive la Gazzetta Piemontese di martedì 5 agosto 1884:

Stamane correva per la città la notizia che un grande incendio era scoppiato nella regione di San Pietro in Vincoli e che una intera fabbrica fosse andata distrutta. La notizia era vera purtroppo. [...]

Alle ore 1:30 di stanotte una fiamma vivissima, che s’innalzava vorticosa squarciando l’oscurità della notte, venne avvertita da due guardie municipali che erano di servizio nelle vicinanze di Valdocco.

Le guardie ricercarono tosto o vera scoppiato l’incendio e ne diedero avviso alla Sezione Centrale per mezzo della cassetta telefonica stabilita in via Pigna.

Le fiamme avevano fatto accorrere intanto vari abitanti di quelle località, che si portarono tosto sul luogo, pronti a prestare la loro opera.

La fabbrica da nastri, in cui erasi sviluppato l’incendio, si componeva di un grande caseggiato a tre piani posto in mezzo ad un vasto cortile, nel quale s’elevavano pure altre costruzioni secondarie.

La fabbrica, meno che nella parte a nord ove elevarsi una piccola torre, era composta delle quattro mura e di vari impiantiti in legno sopportati da colonne e spranghe di ghisa, in modo da dividerla in tre piani.

Era perciò prevedibile che l’incendio sarebbe stato difficilmente domabile.

Il fuoco si sviluppò in una soffitta a sud est del fabbricato ed in pochissimo tempo si estese a tutto il tetto.

Le due guardie municipali e tre borghesi, [...] arrivati primi sul luogo, corsero a svegliai il portinaio e custode della fabbrica, certo Magnino Giuseppe, il quale dormiva in una camera al primo piano, poscia si occuparono a trarre in salvo registri e carte d’ufficio, nonché la cassa-forte.

Intanto arrivarono sul luogo la compagnia operai d’artiglieria del vicino Arsenale, con alcune pompe e diedero mano alle prime operazioni per estinguere l’incendio.

Poco dopo arrivavano i pompieri dal Palazzo di Città, guidati dal capitano Spezia e dal tenente Asti, con tutte le pompe e gli attrezzi necessari, compresa la pompa a vapore, che per la prima volta venne messa in servizio.

L’acqua, per fortuna, non mancava, correndo in quella località vari canali che danno forza motrice a varie fabbriche, ma malgrado ciò i pompieri si dovettero limitare a tener isolato l’incendio, essendosi perduta ogni speranza di domarlo.

Come già si disse, fu fortuna che la fabbrica fosse isolata, poiché l’intensità delle fiamme avrebbe certamente travolte nell’incendio le case vicine

Per misure di prudenza l’attenzione dei pompieri si rivolse anche ad esse ed al vicino Arsenale di costruzione, e venne così evitato il pericolo che l’incendio si dilatasse maggiormente.

La fabbrica intanto continuava ad ardere e di tempo in tempo si udivano cupi e rimbombi che segnalavano la rovina degli impiantiti e del tetto.

Ad un punto si sparse la voce che nelle cantine vi fossero materie liquide esplodenti destinate alla fabbricazione delle tinte per le sete, e il tenente dei pompieri, e un ufficiale di fanteria, guidati da persona pratica, penetrarono nei sottopiani e fecero portar via una damigiana di acido solforico ed una cassetta di petrolio. Ciò era tutto quanto colà si trovava, essendo da poco stato trasportato il laboratorio della tintoria a Ciriè, ove la stessa ditta tiene in esercizio altra fabbrica dello stesso genere.

A vigilare sul l’ordine e sulla sicurezza pubblica erano sul luogo molte guardie municipali e di P. S. e carabinieri, nonché soldati d’artiglieria e del genio ed un picchetto di fanteria.

Si portarono pure sul luogo il comm Arcozzi Masino, assessore per la polizia, il consigliere comunale Rossi Angelo, il capo dell’Ufficio di polizia cav. Demarchi, il questore con parecchi dei suoi funzionari, il generale comandante la divisione e vari ufficiali superiori e subalterni di tutte le armi.

Alle 5 l’intiera fabbrica dei nastri in San Pietro in Vincoli era completamente distrutta e di essa più non rimanevano in piedi che i quattro muri principali e le colonne in ghisa, che reggevano i travi del soffitto.

Fortunatamente non si ebbe a lamentare alcuna disgrazia alle persone. [...]

All’ora in cui ci siamo recati a visitare il luogo dell’incendio le macerie mandavano ancora fumo.

I pompieri sono tutt’ora intenti a gettare abbasso i travi e le colonne che minacciano di cadere.

Finora non è ben nota la causa originaria dell’incendio.

Il danno è rilevantissimo; però la Ditta è assicurata a due Società contro gli incendi.

Una versione leggermente diversa è quella riportata da Il Carabiniere del 24 gennaio 1885, dove il ruolo preminente nel risvegliare il custode e mettere in salvo la cassaforte e i registri della ditta è attribuito ai militari della caserma di Borgo Dora:

Chi si aggirava in qualche via di Torino la notte del 5 agosto scorso avrà osservato dalla parte di San Pietro in Vincoli splendere l’orizzonte di una luce rossastra come di aurora boreale. E tale l’avranno ritenuta parecchi che passeggiano spensierati nelle notti di estate col solo scopo di respirare l’aria fresca.

Quello splendore non era una meteora luminosa, né fenomeno di elettricità; era un vasto incendio sviluppatosi nello stabilimento di manifatture di nastri di seta e lane della Ditta Remmert e compagni, di cui il sig. Chiampo è il rappresentante.

In breve tempo le fiamme ebbero preso proporzioni gigantesche e quando giunsero colà per i primi con alcuni borghesi il maresciallo Canaparo Angelo, i carabinieri Codeluppi Angelo, Vidusson Vittorio, appuntato Degli Esposti Carlo della stazione di Borgo Dora, il fuoco erasi appiccato ormai al tetto ed il custode dello stabilimento ancora dormiva.

I militari menzionati, animati dal più lodevole zelo, dànno opera immediata al salvataggio; con intelligente previdenza atterrano una porta, penetrano nell’edificio e riescono a trasportare al sicuro la cassa forte, i documenti contabili ed i registri di entrata e di uscita dei capitali.

Per tale importante salvataggio i militari predetti vennero in seguito meritatamente compensati coll’onorifico guiderdone dell’Encomio Solenne all’ordine del giorno del comando della legione.

Questa rievocazione dell’Encomio Solenne ai Carabinieri di Borgo Dora nel 1884 è stata anche l’occasione per ricordare l’incendio della Ditta Remmert, un grave episodio della travagliata vita di questo quartiere torinese.

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