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Politica
Sicilia. Chiesti 20anni di reclusione per il deputato Dem Paolo Ruggirello
Nelle prossime settimane si conoscerà la decisione del Tribunale di Trapani.
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 06/03/2023

Il mainstream dell’informazione in questi giorni non fa altro che parlare di quanto sia rivoluzionaria la vittoria di Elly Schlein alla segreteria del “Partito Democratico” ma si è dimenticato di dire che la Procura della Repubblica di Palermo ha chiesto al Tribunale di Trapani di condannare a vent’anni di reclusione l’ex parlamentare dell’Assemblea Regionale Siciliana, Paolo Ruggirello.

L’accusa rivolta al deputato siciliano PD è quella di associazione mafiosa e a sostenerla c’è il Sostituto Procuratore Gianluca De Leo che, nel suo ruolo da pubblico ministero, porta in aula l’inchiesta coordinata e condotta dal Procuratore Aggiunto di Palermo Paolo Guido.

Il dottor Guido, dopo meticolose ed attente indagini, ha consegnato alle patrie galere un clan di ventotto soggetti che, in diverso modo e a diverso titolo, avevano rapporti con Matteo Messina Denaro.

Il deputato Dem Paolo Ruggirello entra in politica a metà degli anni ’90 ma è nel 2015 che prende la tessera del “Partito Democratico”. Con il partito del Nazareno si candida anche al Senato della Repubblica ma senza esito.

Secondo la Procura della Repubblica di Palermo Ruggirello avrebbe cercato sostegni elettorali dalla “Famiglia mafiosa” di Trapani, avrebbe fatto vincere appalti pubblici alle cosche ed avrebbe avuto diversi incontri con il capo mandamento Piero Virga.

Durante gli interrogatori posti in essere dalla Procura della Repubblica Ruggirello avrebbe – come scrive “BlogSicilia.it” - “ammesso che il boss gli chiese, prima delle regionali del 2017, 50mila euro in cambio di 1.000 voti e di aver accettato soltanto per poter interrompere prima possibile la discussione e andarsene”.

A seguito di questo interrogatorio di garanzia Ruggirello, per mezzo del suo legale, “aveva chiesto al Gip la revoca del carcere e la sostituzione coi domiciliari, ma il giudice aveva respinto l’esitanza, definendo “inverosimili” le spiegazioni fornite”.

Le richieste del Pubblico Ministero De Leo sono chiare e le prove in mano alla Procura sono solide e sostanziose. Nelle prossime settimane sapremo quali conclusioni trarrà il Tribunale di Trapani, titolare del procedimento giudiziario.

Per il momento non ci resta che attendere, nella speranza che la magistratura arrivi a decapitare i rapporti ambigui che, troppo spesso, intercorrono tra politica e associazioni mafiose.

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