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Cronaca Internazionale
Russia e Cina si ricompattano
L'America si trova sempre più ad avere ben due nemici anziché uno.
Articolo di Luca Fiore Veneziano
Pubblicato in data 24/03/2023

“Se piace a Putin come può essere una pace giusta?” Così commentava giorni fa il presidente degli Stati Uniti Joe Biden rinunciando ad ogni possibilità di pace.

Mentre il presidente pronunciava queste parole dal forte connotato ideologico e russofobico molti esseri umani continuavano a morire al fronte.

In Ucraina si muore ogni giorno, col benestare di Washington, Kiev e Bruxelles. Oramai un unico asse votato alla distruzione dell’Umanità.

La Polonia si sta rafforzando a livello militare, candidandosi a potenza militare leader dell’Europa. Insieme alla Romania e ai Paesi baltici, costituisce un autentico scudo contro la minaccia russa all’egemonia statunitense in Europa.

Nel frattempo, mentre il Regno Unito annunciava l’invio di armi tossiche sul suolo ucraino, Mosca consolida l’asse strategico con Pechino.

In questi giorni, infatti, ci sono stati colloqui decisivi fra i leader più importanti della nostra epoca: Putin e Xi.

Entrambi provengono dalle fila dei rispettivi partiti comunisti. Il presidente russo fece carriera nei servizi segreti, l’altro all’interno del partito. Sono animali politici, usciti vincitori in mezzo a molti rivali. Difficile scalzarli con un golpe interno come spera qualcuno alle nostre latitudini.

“Nessun Paese ha il diritto di dettare un ordine mondiale e il conflitto finirà solo se le parti seguiranno il concetto di sicurezza collettiva”, ha affermato il presidente cinese durante i colloqui.

Il capo del Cremlino ha sostenuto che: “Russia e Cina stanno combattendo minacce comuni, apprezzo il ruolo costruttivo di Pechino nella soluzione della crisi ucraina”. Domenica scorsa Putin ha visitato Mariupol, recandosi per la prima volta nel Donbass dall'inizio della guerra e dopo il mandato di arresto del Tribunale Internazionale. Tribunale che, lo ricordiamo, non è riconosciuto nemmeno dagli Stati Uniti e dall’Ucraina.

Fino ad ora gli Usa sono riusciti a scongiurare la presa di Kiev, facendo arretrare i russi con i propri aiuti nel sud e nell’est del Paese.

Tuttavia, il controllo russo della costa ucraina  non è meno importante del Donbass, se dovesse cadere Odessa l’Ucraina rimarrebbe completamente scollegata dalle sue regioni più ricche.

Il Pentagono vorrebbe portare la Russia ad un proprio ridimensionamento nel Continente, spingendo Mosca ad una resa con Kiev più realistica di quanto non si aspetti lo stesso Zelensky (il quale si auspica invece una riconquista).

Questo scontro però inizia a turbare non poco gli americani, sempre più impazienti di finire il conflitto per procura in Ucraina, per dedicarsi nello scenario realmente decisivo per il proprio futuro: l’Indopacifico.

Se gli Usa in Europa possono contare su Polonia e Romania come maggiori partner di contenimento antirusso, nel Pacifico un ruolo analogo anticinese ce l’avranno sempre di più l’Australia e il Giappone. Questi ultimi stanno vedendo le proprie spese militari aumentare a dismisura.

L’intento del Pentagono è quello di continuare a contenere le due grandi potenze militari rivali, Russia e Cina.

Tuttavia, a differenza di quanto fece Kissinger durante la Guerra Fredda, questa volta gli Stati Uniti hanno deciso di sfidare apertamente entrambe le potenze rivali, anziché avvicinarsi alla potenza minore fra le due (all’epoca era la Cina, oggi potrebbe essere la Russia).

Ignorando la linea che prima di Kissinger fu di Machiavelli, oggi l’America si ritrova ad avere ben due rivali anziché uno. Un rivale commerciale ed uno militare. Il contenimento di queste potenze inizia a costare, e non solo in termini monetari. Le società e i popoli occidentali si stanno sfaldando al loro interno. Stanchi di una sudditanza da Washington che non garantisce più nemmeno benessere, la libertà invece, l’abbiamo persa da un pezzo.

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