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Cronaca Torino
Torino - L’Assessore Rosatelli cerca di giocare con la Storia, ma il sindaco Lo Russo lo stoppa
Aveva annunciato la volontà di portare alla modifica dei nomi delle vie o piazze che ricordano il periodo colonialista
Articolo di Francesco Rossa
Pubblicato in data 24/03/2023

Si può essere oppositori o critici nei confronti dell’operato di Stefano Lo Russo, ma dobbiamo riconoscergli che oggi fare il mestiere del sindaco è affare improbo. Saranno poi gli elettori a giudicarlo.

Tra ristrettezze di Bilancio e  difficoltà emergenti, non è facile coordinare le attività degli assessori, smorzando anche le velleità  ideologiche che per alcuni sono prioritarie rispetto al fare. Ma quel che gli è capitato nei giorni scorsi sta facendo il giro l’Italia e non si tratta solamente  della classica pipì uscita dal vaso.

Il lunare assessore Jacopo Rosatelli, che in teoria dovrebbe occuparsi di Politiche Sociali, Stranieri e nomadi, Tutele, Politiche abitative di Edilizia Pubblica e rapporti con ATC, coordinamento delle relazioni con le Aziende Sanitarie e delle attività di indirizzo in capo al Comune verso tali aziende, Atti connessi ai Trattamenti Sanitari Obbligatori, Beni Comuni, bagni pubblici e Pari  opportunità, lascia assai a desiderare nel seguire tematiche sociali anche delicate, come ci è stato riferito ultimamente, ma ha trovato tempo e umore per lanciare come prioritaria l’idea di cancellare dalla toponomastica cittadina tutto ciò che ricorda l’Italia coloniale, che, a dire il vero non ha rappresentato, sullo scacchiere internazionale la pagine opache scritte di Francia e Belgio, tanto per scendere nel concreto.

Così con un tratto di penna, considerato che l’Anagrafe di Torino funziona benissimo, cancellate le piazze  Bengasi e Massaua,  via Tripoli e ogni altro vicolo che ci ricorda l’era coloniale, i Torinesi dovrebbero cimentarsi al cambio di indirizzo su documenti, dichiarazioni ecc.

Il tutto dimenticando che  oggi, a differenza dell’anteguerra , sono molti i torinesi di origine libica ed eritrea che vivono e lavorano nella nostra città.

Non sono mancate le qualificate reazioni alle sortite dell’incauto assessore.

Il Professor Pier Franco Quaglieni, storico e cofondatore del Centro Pannunzio ove il culto della libertà e la siderale distanza dai regimi totalitari sono di casa, così ha bollato l’uscita del piccolo assessore:

Cambiare il nome delle vie crea un grave disagio ai cittadini perché implica il cambio di tutti i documenti, ma censurare la storia come vorrebbero fare a Torino, è atto di faziosità piuttosto cretina“.

Entrando poi nel merito in un articolo pubblicato ieri su un giornale cittadino, a un eventuale cambio di denominazioni dice no il vicepresidente vicario della Sala Rossa, Domenico Garcea (Forza Italia):

"Rosatelli non ha alcuna delega riconducibile alla toponomastica - osserva - e lo inviterei a una maggior prudenza nelle dichiarazioni: la memoria è nelle culture del passato, che segnano la genesi del nostro Stato unitario, che non possono essere cancellate con un colpo di spugna"

dice Garcea sollevando anche

"le conseguenze burocratiche che ricadrebbero in modo ingiustificabile sui cittadini residenti in queste vie o piazze, ad esempio piazza Bengasi o via Tripoli".

Il passato non si cancella” tuona Pino Iannò, leader del movimento “Libero pensiero” in consiglio comunale. In una nota documentata, Iannò  esordisce, riferendosi alle sortire di Rosatelli che “La misura è colma.”

Entrando nel merito, giustamente depreca come

l’Assessore alle politiche sociali, stranieri e nomadi che dovrebbe occuparsi dei veri e seri problemi della Città, ad iniziare dalla gestione dei senza tetto ai Servizi sociali, che sono totalmente allo sbando, pur di apparire sui giornali, ne ha sparata un’altra”.

Al contrario - prosegue Iannò - delle sparate da intellettuale o presunto tale, tutto ciò che è stato nel passato, non va demonizzato o cancellato, è storia. Di questo passo non vorrei o in nome di chissà quale ideologia, che qualcuno proponesse di mettere al rogo opere artistiche di qualche artista oppure decidesse di abbattere qualche palazzo o monumento appartenente all’architettura del ventennio “.

Senza contare - conclude il leader di Libero Pensiero - che la toponomastica di Torino, è stata lottizzata dedicando strade e vie a capi politici di ogni partito. Si ricordi, che per tutelare storia e identità ci sono modi più seri ed efficaci e qui non si tratta di essere di destra o di sinistra, ma di ricordare ciò che è stato, evitando di rifare ciò che vogliamo dimenticare, chiaro il concetto?”

Le sparate di Rosatelli hanno anche infastidito settori della maggioranza e del M5S. I Moderati hanno preso posizione come l’on. Gariglio del PD che così commenta:

Questa cancel culture mi sembra eccessiva. Non si può riscrivere la storia, nel bene e nel male

Chiude al momento la bagarre il sindaco Stefano Lo Russo che ieri sui social ha scritto: 

"Tranquillizzo tutti, nessuno a Torino cambierà nessun nome a nessuna via".

Per il primo cittadino

"il razzismo, che c’è e non va sottovalutato, non si combatte con la toponomastica, ma con lo studio e la diffusione della cultura”.

Lo Russo si era già smarcato in passato,dal suo assessore di “Sinistra italiana” in materia di ordine pubblico.

La questione è stata anche discussa da Giuseppe Cruciani e David Parenzo durante la 'Zanzara' in onda su Radio24.

Speriamo si torni a parlare della nostra città per iniziative utili e ammirevoli e lo pseudo storico Rosatelli torni in naftalina.

 

 

 

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