APRI
IL
MENU'
Cultura
L'indifferenza: un atteggiamento colpevole
Un primo atto di denuncia che apre il libro delle umane nefandezze
Articolo di Giancarlo Guerreri
Pubblicato in data 31/03/2023

Tante parole, tante parole sparse al vento. Così tante parole da riempire centinaia di scaffali se non addirittura intere biblioteche.

Siamo bravi a parlare, bravi a scrivere, bravi a stupirci e a lamentarci. Molto meno bravi ad agire.

Quando veniamo a conoscenza di una notizia raccapricciante che riguarda il nostro azzurro pianeta, restiamo basiti. Scandalizzati di scoprire che oltre alle ultime eroiche gesta di qualche imbecille personaggio televisivo, esistono problemi molto seri che non dovrebbero farci dormire la notte.

Eppure l’effetto anestetico dei media, studiato appositamente per obnubilare le coscienze, agisce come una droga, forse meno costosa ma non meno deleteria di quelle vendute dagli spacciatori.

Mi riferisco al valore di certe notizie che vengono regalate al pubblico durante i salotti televisivi che ospitano soggetti strapagati per prendere a calci un pallone, sciampiste aspiranti veline o casalinghe di Voghera che pontificano sulle scelte belliche del nostro Paese. Oppure nei talk show popolati da giornalisti privi di concrete competenze.

Leggiamo, per fare un esempio, che esiste nell’oceano Pacifico un’isola di plastica, il Pacific Trash Vortex, la più antica e la più grande al mondo, grande almeno quanto la Penisola Iberica.

Si avete capito benissimo. Si tratta di una immensa isola galleggiante fatta di monnezza, per lo più composta da plastiche varie, che soggiorna amenamente in mezzo all’oceano.

Il simpatico fenomeno si spiega considerando che ogni anno più di 8 milioni di tonnellate di rifiuti invadono le acque. Grazie a complici correnti vengono a crearsi delle policrome isolette di spazzatura che si vanno ad allocare in precise aree degli oceani: le cosiddette “isole di plastica”.

Potremmo anche pensare a delle simpatiche zone marine da utilizzare a scopo commerciale, con sdraio e cabine… purtroppo per il turismo d’avanguardia si tratta solo di zone non calpestabili più vicine alle zuppe di polistirolo che alle spiagge dei tropici.

Leggiamo nel Web:

“Queste isole sono formate da rifiuti di varie grandezze, ma soprattutto da miliardi di frammenti microscopici di plastica, che si disperdono ovunque: dalla superficie sino al fondo del mare. Questi frammenti piccolissimi e leggerissimi vanno così a mescolarsi e confondersi con il plancton: le particelle elementari da cui si rigenera la vita negli oceani; la base, quindi, di tutta la catena alimentare. Non solo: ogni anno diverse migliaia di animali marini (mammiferi, uccelli e tartarughe), vengono uccisi da oggetti di plastica di cui si nutrono per sbaglio o in cui rimangono intrappolati. 

I rifiuti non si limitano alla superficie, ma si estendono in profondità, fino al fondo del mare, dove il loro deterioramento è ancora più difficile.”

https://www.savetheplanet.green/isole-di-plastica-ecco-le-sei-piu-grandi-al-mondo

Nel medesimo articolo si declina persino un elenco di isole di plastica che descrive accuratamente tutte le aree oceaniche interessate al curioso fenomeno…:

“Nel mondo, le isole di plastica che hanno raggiunto dimensioni allarmanti sono ben sei. Vediamo una classifica a ritroso delle più importanti “Garbage Patch” (chiazza di spazzatura):

6. Artic Garbage Patch

Scoperta nel 2013, si trova nel mare di Barents in prossimità del circolo polare artico. È l’isola di plastica più piccola e più recente. I detriti che la compongono provengono dall’Europa e dalle coste del Nord America.

5. Indian Ocean Garbage Patch

Anche se la sua esistenza era stata ipotizzata fin dal 1988, è stata scoperta nel 2010. Quest’isola si estende per più di 2 km, con una densità di 10 mila detriti per km2.

4. South Atlantic Garbage Patch

Da poco documentata, si trova tra l’America del Sud e l’Africa meridionale. Si estende per oltre 1 milione di km2 e viene mossa dalla corrente oceanica sud atlantica.

3. North Atlantic Garbage Patch

Scoperta nel 1972, è la seconda isola più grande per estensione, (stimata sui 4 milioni di km2). È però famosa per l’alta densità di rifiuti: ben 200 mila detriti per km2. Viene mossa dalla corrente oceanica nord atlantica.

2. South Pacific Garbage Patch

Scoperta recentemente al largo del Cile e del Perù, è grande 8 volte l’Italia. Ha una superficie che si aggira intorno ai 2,6 milioni di km2 e contiene prevalentemente microframmenti di materie plastiche.

Stiamo facendo qualcosa per questo problema?

1. Great Pacific Garbage Patch

Sul podio troviamo la più tristemente famosa: la Great Pacific Garbage Patch, chiamata anche “Pacific Trash Vortex”.

La sua esistenza è nota già dagli anni ’80, ma la sua scoperta risale al 1997, quando il velista Charles Moore si trovò circondato da milioni di pezzi di plastica, durante una gara in barca dalle Hawaii alla California.

Si trova nell’oceano Pacifico, tra la California e l’Arcipelago Hawaiano, e si sposta seguendo la corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico. Ha un’età di oltre 60 anni ed è l’isola di spazzatura più grande al mondo. Le sue dimensioni sono immense: si stima che potrebbe occupare dai 700 mila km2 fino ai 10 milioni di km2. In pratica quanto la Penisola Iberica, o gli Stati Uniti d’America. La concentrazione massima raggiunge un milione di rifiuti per km2, per un totale di immondizia che oscilla tra i 3 e i 100 milioni di tonnellate di rifiuti complessivi.

Questa grande chiazza è composta prevalentemente da plastica, metalli leggeri e residui organici in decomposizione. Ma la plastica è l’elemento predominante.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), l’isola di rifiuti del Pacifico, starebbe crescendo molto in fretta, alimentata da circa una tonnellata di rifiuti al giorno, tanto che presto potrebbe essere visibile anche dallo spazio.”

Mi rendo conto che di fronte a notizie di questo tipo sia difficile esprimere qualsiasi commento o ipotizzare delle soluzioni. Potremmo forse accontentarci di ricevere le informazioni, di stupirci, di scandalizzarci, di arrabbiarci e molto, consapevoli del fatto che anche facendo una accurata raccolta differenziata non riusciremmo a risolvere il problema.

L’unica cosa che non sembra accettabile è l’indifferenza.

Indifferenza dovuta al fatto che tutta quella monnezza non rischia, ancora, di entrarci in casa e non offende la vista … dal momento che è lontana, per ora.

Abbiamo imparato l’arte di sentire senza ascoltare, di guardare senza vedere o di leggere senza capire esattamente quanto sia scritto.

Stiamo, come Umanità, assumendo il detestabile comportamento degli Ignavi di dantesca memoria, costretti a seguire un vessillo senza insegne:

…E io: «Maestro, che è tanto greve

a lor che lamentar li fa sì forte?».

Rispuose: «Dicerolti molto breve.

 

Questi non hanno speranza di morte,

e la lor cieca vita è tanto bassa,

che 'nvidïosi son d'ogne altra sorte.

 

Fama di loro il mondo esser non lassa;

misericordia e giustizia li sdegna:

non ragioniam di lor, ma guarda e passa».

 

E io, che riguardai, vidi una 'nsegna

che girando correva tanto ratta,

che d'ogne posa mi parea indegna;

 

e dietro le venìa sì lunga tratta

di gente, ch'i' non averei creduto

che morte tanta n'avesse disfatta.

 

Inferno (Antinferno) Canto III 43-57

 

Cosa potremo mai fare?

Indignarci, per esempio, parlarne, diffondere i problemi, eliminare dai nostri volti la maschera dell’indifferenza.

La Terra è casa nostra ed è assediata continuamente da ladri, usurpatori e delinquenti…

La questione più rilevante non è risolvere i problemi: è vederli!

 

Altre notizie di
Cultura