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Voci e cose dal Piemonte
Che fine ha fatto la "montagna spugna" che doveva assorbire la CO2 di Torino?
... Fotografia Ivana Motto
Un lungimirante progetto capostipite della “Forestazione Urbana” la nuova sfida per un’urbanistica sostenibile
Articolo di Carlo Mariano Sartoris
Pubblicato in data 07/04/2023

Siccità, bolle di calore, effetto serra, CO2 e i sintomi d'una corretta presa di coscienza da parte di professionisti in linea con i tempi. Segnalato da Progetti per l’Ambiente, nell’ottobre 2018, lo studio dell’architetto Angelo Renna Design, con sede ad Amsterdam, aveva concepito la “Sponge Mountain”, un rilievo artificiale da edificare nella città di Torino, alto 90 m e realizzato recuperando la terra degli scavi per la TAV.

La montagna di spugna, realizzata con 6 milioni di tonnellate di terra, avrebbe dovuto garantire un sensibile miglioramento dell’aria alla città di Torino. Infatti, il materiale degli scavi, anziché rivelarsi un immenso e ingombrante rifiuto, in teoria avrebbe potuto trasformarsi in un intelligente riciclo poiché il terreno di cava possiede una buona capacità di sequestrare CO2 dall’atmosfera.

Torino è una delle città più inquinate d’Europa e l’endemica carenza di pioggia che sta affliggendo il Nord ovest della penisola ormai da anni, ha peggiorato la situazione, superando la media annua di 39 µg per metro cubo già elevata e relativa agli anni del progetto, che aveva concentrato l’attenzione sul terreno proveniente dai 57 km di scavi relativi al tunnel ferroviario Torino-Lione.

Dunque, la montagna di spugna, alta 90 m e con una superficie di 11 ettari, secondo lo studio dell’architetto Angelo Renna, se edificata con un suolo accuratamente studiato a livello ingegneristico, miscelato con sabbia, cemento e altri tipi di terreno specifici avrebbe dovuto garantire la cattura di 85 t di CO2 per ettaro all’anno, un quantitativo triplo rispetto alla foresta pluviale, ma non solo. La montagna di spugna, così come ipotizzata dall’interessante programma denominato “Success Projet”, avrebbe dovuto costituire un nuovo punto di concentrazione di verde urbano, un parco panoramico che, grazie a una calcolata forestazione avrebbe potuto rivelarsi una ulteriore area di assorbimento del carbonio e un luogo di rifugio e conservazione per la biodiversità all’interno dell’area urbana.

Nel 2018 la montagna di spugna poteva apparire come un poetico progetto di un visionario architetto dal cuore ambientalista, ma non è così. Si tratta di uno studio perfettamente inserito nel nuovo metodo di progettazione Green che si sta imponendo, denominato “Forestazione urbana”,  abbinato all'inserimento di fonti energetiche alternative.

Si tratta di una nuova cultura urbanistica basata sull’aumento e lo sviluppo di aree verdi urbane e periurbane, restituendo al paesaggio rurale il compito di interagire con il filtraggio dell’aria, di mediare le temperature al suolo con le superfici cementificate, di attutire la rumorosità, di favorire il drenaggio delle acque e la conservazione della biodiversità.

La progettazione delle foreste urbane da alcuni anni si sta sviluppando in molte metropoli europee, con un sensibile aumento della superficie boschiva tramite la piantumazione in nuovi e vecchi parchi, ma non solo. Gli studi di architettura e pianificazione urbanistica stanno dando vita sempre più ad edifici detti “bosco verticale” che integrano nella struttura ampie porzioni di vegetazione. Abitazioni inserite e mimetizzate in un contesto boschivo che cambia il volto delle città. È già florido il mercato dei nuovi accessori per interni ed esterni: le pareti di muschio, i muri vegetali, i giardini pensili…. Il potenziale è maturo.

Molto di tutto questo si sarebbe potuto fare tempo fa, dunque, onore al merito della montagna di spugna e all’architetto Angelo Renna Design, se si analizza la cementificazione della città metropolitana, l'aumento di temperatura al suolo, e ci si sofferma sul suo livello di inquinamento, la montagna di spugna già ci manca; perché non farla?

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