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Perché di notte il cielo è buio?
Spesso le domande più banali non richiedono sempre ovvie risposte...
Articolo di Giancarlo Guerreri
Pubblicato in data 15/04/2023

Non è un'abitudine corrente porsi delle domande, molto spesso la curiosità si manifesta solo di fronte alle novità ipertecnologiche o alle più svariate forme di gossip. Eppure la Natura ci offre innumerevoli occasioni per sollecitare quesiti più o meno profondi, quesiti che in moltissimi casi ci appaiono banali se non addirittura inutili.

Proponiamo, in questo articolo, una breve serie di considerazioni legate al cielo notturno...

Come sappiamo la Terra ruota insieme ad altri 200 miliardi di stelle intorno al centro della nostra Galassia, chiamata Via Lattea. In questo centro vi è un immenso buco nero, che, secondo le stime, ha un diametro superiore a 44 milioni di km e ha una massa pari a quattro milioni di volte quella del Sole.

Sappiamo anche che nell’Universo ci sono più di 200 miliardi di galassie, sarebbe quindi logico pensare che anche di notte il cielo dovrebbe essere estremamente luminoso… evidentemente non è così.

Sebbene moltissimi studiosi si siano posti il problema nel corso degli anni, con le spiegazioni più improbabili e strampalate, dovremo attendere il 1826 per trovare una risposta convincente.

L'astronomo tedesco Heinric Wilheim Olbers, propose, nel 1826, una considerazione alquanto singolare, oggi nota come il Paradosso di Olbers.

Paradosso che sembrava impossibile da comprendere perché alcuni presupposti, proposti a quel tempo, erano errati.

Infatti Olbers dava per certo che:

 

Oggi le ipotesi più accreditate prevedono che:

La prima ipotesi (l'universo esiste da un tempo finito) presuppone che nell’Universo vi siano innumerevoli stelle talmente lontane dalla Terra, la cui luce non è ancora giunta a noi. Quindi visto che l’Universo ha un’età di circa 13,8 miliardi di anni, ed è in espansione, è possibile che la luce delle lontanissime stelle/galassie non sia ancora giunta fino a noi.

Nella seconda ipotesi (l’universo è in continua espansione), le stelle si allontanano dalla Terra sempre di più e la luce da loro emessa nel visibile si sposta nell'infrarosso, come dimostra il redshift cosmologico, e quindi la condizione del paradosso non si verificherà mai.

Questa seconda ipotesi prende in considerazione il fatto che l’occhio umano riesce a vedere solo una piccolissima parte dello spettro luminoso, quindi se l’espansione dell’universo allunga le lunghezze d’onda emesse dalle stelle nella zona dell’infrarosso, oltre i limiti del visibile, la luce di quelle stelle non sarà percepita dai nostri occhi.

Fu l’astronomo americano Edwin Hubble che nel 1929 dimostrò l’espansione dell’Universo, quindi confermò che il cielo ci appare nero di notte, perché la radiazione visibile emessa dalle stelle, viaggiando in uno spaziotempo che si espande, diventa infrarossa per effetto del redshift.

Naturalmente qualcuno si domanderà come sia possibile vedere circa un migliaio di stelle a occhio nudo se l'universo espandendosi modifica lo spettro visibile... la spiegazione è dovuta al fatto che noi vediamo le stelle che appartengono alla nostra galassia, la Via Lattea. Infatti le stelle della nostra galassia non si allontanano tra di loro perchè la Forza di Gravità le tiene unite. Lo stesso discorso vale per la Galassia di Andromeda, che si può vedere tra le stelle della Costellazione di Andromeda. Questa galassia si sta avvicinando alla Via Lattea  e tra qualche miliardo di anni i due corpi celesti finiranno per entrare in contatto.

 

 

Didascalie delle immagini:

Vincent Van Gogh notte stellata

Disegno di Ales Tososki - opera propria

Ritratto di Hedwin Hubble

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