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Cronaca Nazionale
L'EDITORIALE DELLA DOMENICA DI CIVICO20NEWS - Giancarlo Guerreri: Vaghe stelle dell'Orsa…
Una tragedia evitabile?
Articolo di L'Editoriale
Pubblicato in data 30/04/2023

Giacomo Leopardi alza gli occhi a contemplare il cielo.

 

Lassù tra le molte costellazioni osserva il Carro dell’Orsa Maggiore, tremolante ma riconoscibile senza alcun dubbio. Inizia con questo verso una delle più commuoventi liriche del Poeta di Recanati, dove i ricordi si fondono con il dolore delle illusioni e dei sogni traditi, cifre di un’infanzia e di un’adolescenza che traghettano una lacerante sofferenza fino all’età adulta.

 

Tuttavia in questa sede non parleremo di astronomia, di poesia e nemmeno di Leopardi, ci limiteremo ad offrire qualche pacata riflessione su di un fatto di cronaca, noto sicuramente a tutti i Lettori: la sorte e le vicende che hanno interessato un’orsa in carne ed ossa, chiamata con un’algida sigla: JJ4.

Come credo ormai tutti sappiano il 5 aprile scorso una grande orsa di 17 anni, conosciuta come JJ4 ha aggredito ed ucciso Andrea Papi, un giovane runner di 26 anni.

Il giovane venne aggredito da una mamma che impaurita dal potenziale pericolo che avrebbe potuto coinvolgere i suoi tre cuccioli ha reagito provocando così una tragedia.

Il dramma è avvenuto in Trentino, nei pressi del monte Peller, in Val di Sole.

Successivamente il 17 aprile l’orsa venne catturata con una trappola insieme a due cuccioli.

Incerte le sorti dell’animale e molto accese le discussioni sulle soluzioni da adottare.

In altre parole ora si tratta di decidere come comportarsi e che tipo di scelte effettuare. Le possibilità comprendono la liberazione dell’orsa in un altro territorio, la cattività in qualche struttura appositamente dedicata o la soppressione.

La storia di JJ4 è molto simile a quella di altri ursidi. L’orsa è figlia di Joze e Jurka, due animali che appartengono ad un gruppo di capostipiti del Progetto Life Ursus. La coppia catturata in Slovenia è stata portata con altri animali in Trentino tra il 2000 e il 2001.

Joze e Jurka hanno avuto 20 cuccioli, di alcuni dei quali narreremo le vicende.

JJ1, primogenito nato nel 2004 venne soprannominato Bruno, un maschio che si distinse per il suo comportamento difficile e problematico. Bruno sconfinò dal Trentino all’Austria, quindi giunse in Germania dove dimostrò di possedere un carattere difficile. Iniziò a distruggere alveari, a predare pecore e galline, tanto da essere considerato pericoloso per l’incolumità pubblica. Venne abbattuto il 26 giugno 2006 e ora è impagliato ed esposto in un museo di Monaco.

Una storia molto simile è stata vissuta da un altro figlio della coppia Joze e Jurka: JJ3.

Il 14 aprile 2008 l’animale venne abbattuto in territorio svizzero perché considerato troppo pericoloso per l’incolumità pubblica.

Un terzo fratello di JJ4, JJ2, detto Lumpaz è scomparso in Svizzera nel 2005. Con ogni probabilità è stato preda di bracconieri.

Jurka, la madre di questa problematica stirpe nel 2010 venne catturata e trasferita nel parco alternativo per orsi e lupi nella Foresta Nera.

L’orso bruno, verso la fine degli anni ’90, era praticamente scomparso dalle nostre montagne, nel 2010 venne stilato il Pacobace (Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno nelle Alpi centro-orientali), un documento ufficiale realizzato dal Parco Naturale Adamello Brenta in collaborazione con Provincia Autonoma di Trento e ISPRA (allora INFS), per favorire una reintroduzione dell’orso bruno, co-finanziata dall’Unione Europea.

Il Pacobace prende anche in considerazione le varie tipologie di comportamento degli orsi, inserendole in una scala di pericolosità per l’uomo e le sue attività e descrive minuziosamente, nelle sue 162 pagine di testo, le tecniche e le strategie per catturare, trasferire e tutelare le specie a forte rischio d’estinzione, definendo anche i punti che comprendono l’eventuale abbattimento.

Chi lo desideri potrà leggere il testo completo nel Link sottostante:

https://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/quaderni/conservazione-natura/files/Qua_CN__32_10_PACOBACE.pdf

Abbiamo estratto alcuni frammenti dall’introduzione del documento:

“…Tuttavia l’efficacia dei piani d’azione si è spesso rivelata limitata, in particolare a causa della mancata realizzazione delle azioni previste da questi strumenti. Il rischio che le indicazioni dei piani d’azione rimangano in una più o meno ampia misura inapplicate risulta particolarmente rilevante nel nostro Paese, il cui quadro legislativo non assegna un esplicito valore giuridico ai piani d’azione – a differenza ad esempio degli Stati Uniti, dove vige l’Endangered Species Act che impone misure di tutela automatiche per le specie inserite in programmi di conservazione…

…Le difficoltà di attivare politiche gestionali coordinate e coerenti appaiono particolarmente evidenti nel caso della conservazione dell’Orso bruno, sia perché questo grande carnivoro si muove su aree molto estese, imponendo quindi un coordinamento di scala sovra regionale, sia perché le interazioni dell’Orso con le diverse attività dell’uomo – dalla zootecnia all’agricoltura, dal turismo fino alla sicurezza pubblica - impongono il coinvolgimento di settori molto diversi delle amministrazioni pubbliche nella stesura di piani d’azione…

…Alla luce del complesso lavoro tecnico ed istituzionale sopra descritto, il presente Piano d’Azione rappresenta il documento di riferimento dello Stato Italiano e delle Regioni e delle Province Autonome in materia di gestione e conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi”.

Il documento, sicuramente molto complesso ed articolato prende in considerazione un indice di pericolosità così declinato:

La convivenza tra esseri umani e animali selvatici potenzialmente pericolosi si ripropone ogni volta ch si verificano incidenti di varia gravità.

Nel caso dell’orsa JJ4 si tratta di un attacco che ha determinato la morte di un giovane, primo caso avvenuto in Italia. Comprensibili le reazioni emotive scatenate da fatti di cronaca così gravi, tuttavia per affrontare problemi di qualsivoglia natura è sempre meglio affidarci alla ragione piuttosto che alla semplice emotività.

La madre dell’orsa è stata catturata insieme al suo compagno in Slovenia dove, ci risulta, vivessero senza creare alcun problema. La coppia si è riprodotta in Trentino mettendo alla luce, come si è detto, una progenie piuttosto problematica.

Dal momento che risulta essere alquanto difficile prevedere il carattere di un orso, le misure da adottare per una condivisibile soluzione del problema dovranno essere collegate ai rischi potenziali e al solito “umano buon senso” che sembra essere merce sempre più rara.

Non dovremmo neppure stupirci più di tanto se in taluni casi una madre attacca l’uomo per difendere i suoi cuccioli o per difendere una preda faticosamente cacciata.

Orsi e lupi sono animali selvatici potenzialmente pericolosi perché considerano la presenza di attività umane una comoda fonte di cibo.

Lo stesso discorso vale per i cinghiali che si sono abituati a considerare i luoghi abitati una fonte di provviste che non presentano grandi difficoltà di approvvigionamento.

Lupi e orsi non hanno nemici naturali ed essendo specie protette, in teoria, non dovrebbero neppure temere l’uomo.

Il loro numero, come quello dei cinghiali e dei daini, è destinato a crescere e sono destinati a crescere anche le occasioni di interazioni con l’uomo.

Leggiamo sul Corriere della Sera una dichiarazione dell’onorevole Michela Vittoria Brambilla,  deputata animalista e presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e fondatrice della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente (Leidaa), che si è recata al Casteller di Trento dove è rinchiusa l’orsa JJ4:

«Sono arrivata alle 9.30 di questa mattina e sono rimasta fino alle 12.30 per monitorare la situazione: in questa struttura, infatti, si trova anche M49 — soprannominato «Papillon» — che tanti hanno dimenticato. Lui sta bene: era sdraiato in mezzo al boschetto, nella zona esterna della sua “tana”, e ha a disposizione un ampio spazio in cui muoversi in un territorio di circa 5mila metri quadrati. Non può ovviamente scappare, perché le pareti della zona esterna sono molto alte e sono costituite da un materiale che non permette di arrampicarsi. Non può — fortunatamente — farsi del male perché non c’è corrente elettrica. Si è mostrato tranquillo e non ha dato segnali di aggressività. JJ4, invece, è posizionata in un’area più piccola, in attesa che si abitui alla cattività: nella tana, buia e nascosta, si sente più sicura, ma non può comunque accedere alla parte esterna. Già dal primo giorno in cui è stata catturata si è nutrita e ha un vasca a disposizione per fare il bagno».


Se la convivenza tra uomo e animali potenzialmente pericolosi diventa insostenibile e mette a rischio la sicurezza di coloro che hanno l’abitudine di passeggiare nei boschi, si dovranno trovare delle soluzioni ragionevoli e accettabili.

Alcuni propongono l’istituzione di grandi aree riservate e delimitate ove trasferire animali potenzialmente pericolosi, lasciandoli vivere in totale libertà.

Soluzioni del genere sono presenti in altre Nazioni, come la Germania, dove è stato istituito un parco nella Foresta Nera nel quale vivono animali selvatici di varie specie. Un esempio sicuramente encomiabile è quello del parco di https://www.schwarzwaldportal.com/it/

Il parco si trova nel Baden-Württemberg occidentale e si estende su di una superficie di 10.000 ettari, pari a circa 10.000 campi di calcio.

Come indica il sito web, l'area è circondata dal Parco Naturale Centrale/Nord della Foresta Nera e offre una zona di protezione totale sullo 0,7% della superficie forestale dello stato del Baden-Württemberg.

L'intera area è divisa in tre zone. La Zona centrale è quella più fortemente protetta e gli interventi in natura non sono ammessi. I tre quarti della superficie totale del parco nazionale appartengono a questa zona. I visitatori possono entrare in quest’area seguendo unicamente percorsi segnalati. E’ presente un team di tecnici qualificati che possono intervenire in modo attento e indiretto per sostenere la protezione delle specie custodite.

Si tratta di un’area riservata e controllata da personale esperto e preparato in grado di offrire una soluzione ottimale, che potrebbe diventare un modello virtuoso per le nostre Istituzioni. Ovviamente si dovrebbero affrontare costi e problemi gestionali, ma si offrirebbero nuove opportunità di lavoro e occasioni per incrementare il turismo e le attività culturali, che sono notoriamente veicoli utili ad incrementare lo sviluppo delle aree interessate.

Nel caso dell’Italia vi è una zona come il Parco Naturale d’Abruzzo-Lazio-Molise che si sviluppa su di una superficie totale di quasi 50.000 ettari e che rappresenta una delle rare zone dell'Europa Occidentale dove, nelle vaste foreste di faggio che ammantano i monti o nelle alte praterie rupestri è ancora possibile imbattersi in animali come l'Orso marsicano, il Camoscio d'Abruzzo, il Lupo, il Cervo, il Capriolo e l'Aquila ...Il suo simbolo è proprio un orso, l’Orso bruno marsicano: una sottospecie differenziata geneticamente dagli orsi delle Alpi e che rappresenta un endemismo esclusivo dell'Italia centrale.

Come si legge sul Web, negli ultimi 10 anni la presenza dell’orso marsicano è aumentata e si è stabilizzata, e nel 1939 è stata istituita una legge per la loro tutela. Per migliorare la coesistenza uomo-orso, evitare uccisioni e pratiche di bracconaggio, l’Unione Europea ha messo in campo il progetto Arcprom nel parco della Maiella in Italia e in tre parchi Nazionali in Grecia.

Un protocollo molto ben strutturato insegna ad adottare il comportamento più adatto a garantire una pacifica convivenza con gli orsi ed ad evitare alcune pratiche che possano far avvicinare l’animale alle abitazioni, come lasciare la spazzatura in giro o il cibo dei cani all’aperto. Vengono forniti recinti elettrificati o porte in ferro per poter proteggere orti, frutteti, pollai o arnie.

Come si vede con intelligenza e soprattutto buona volontà è possibile convivere pacificamente anche con animali potenzialmente pericolosi.

La cosa più difficile è quella di smettere di considerare la Natura e i suoi figli delle creature da sottomettere all’uomo.

Non sappiamo ancora quali decisioni verranno prese nei confronti di JJ4, in questo momento stanno lavorando numerosi tavoli di discussione per trovare una soluzione accettabile:

Il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, appellandosi ad una clausola prevista dal Pacobace, propone l’abbattimento dell’orsa, indicando la soluzione che per troppi versi sembra rappresentare la peggiore risposta a questo tipo di problema.

Massimo Vitturi, della Lega Anti Vivisezione, a Trento ha dichiarato durante una conferenza stampa:

“… uccidere a ogni costo gli orsi, nonostante ci siano rifugi-santuari pronti ad accogliere i plantigradi, è reato.   

In questo momento JJ4 è imprigionata al Casteller di Trento, allontanata con la forza dai suoi cuccioli, strappata a quello che era il suo diritto a vivere e a essere mamma.

Noi, di fronte a questa ingiustizia, di fronte a questa mamma privata del suo diritto di accudire i propri cuccioli e alla luce delle mancate risposte del Presidente Fugatti, rispondiamo con un messaggio chiaro: abbiamo individuato due santuari-rifugi pronti ad accogliere immediatamente gli orsi condannati a morte e considerati “problematici”, per salvarli dalla crudeltà e dalla vendetta dell’uomo.

Si tratta di Gnadenhof für Bären, in Germania, e di Al Ma'wa for Nature and Wildlife, in Giordania, realizzato da Princess Alia Foundation e da Four Paws, due luoghi verificati da LAV, adeguati ad accogliere gli orsi rispettando le loro caratteristiche etologiche.

Si conferma quindi pleonastico il provvedimento di uccisione degli animali: una soluzione che prevede solo inutile violenza o sete di vendetta. Infatti alla luce della riforma della Costituzione, leggiamo che l’art. 9 prevede espressamente “la tutela degli animali e della biodiversità”. Recentemente anche l’ordine dei Veterinari di Trento si è espresso a favore della vita di JJ4 in quanto “non si rilevano al momento pericoli per la popolazione in quanto JJ4 è stata catturata” e soprattutto perché l’orso “è una specie protetta tutelata con legge dallo Stato”.

In questo momento ribadiamo e chiediamo alla Provincia di Trento di accettare la nostra proposta e di affidarci la custodia di JJ4, MJ5 e M62, così da poter procedere con il loro trasferimento, poiché una volta catturati, la loro uccisione aggiunge nulla alla paventata sicurezza dei trentini.

Non credo che uccidere JJ4 sia né utile né sensato. Senza nulla togliere alla gravità della morte del giovane Andrea Papi, la vendetta, che è un sentimento tutto umano, nulla risolverebbe e non potrebbe ridurre il dolore dei suoi famigliari.

Se volessimo trovare delle autentiche responsabilità dovremmo cercarle tra coloro che hanno deciso di introdurre animali potenzialmente pericolosi senza le necessarie misure di sicurezza, indispensabili per evitare prevedibili tragedie.

Sappiamo che esistono delle realtà virtuose dove è possibile rendere compatibili le esigenze degli uomini con la presenza di predatori. Evidentemente non tutti sono sufficientemente preparati per gestire animali dal carattere imprevedibile, soprattutto in un momento difficile come questo, dove alle inaspettate variabili comportamentali, si associa una grave crisi ambientale che riduce la disponibilità di acqua e cibo.

Non si tratta né di ricorrere alla inutile vendetta, né di perdonare in modo generico o buonista, fingendo che non sia accaduta una autentica sciagura.

Si tratta di considerare, con la massima onestà intellettuale, la reazione di un animale che istintivamente ha visto nell’ uomo una potenziale minaccia per i propri piccoli.

Questo nulla tolga alla gravità del fatto di cronaca, alla sofferenza per la perdita di una vita umana, o al dolore dei familiari di Andrea Papi che dobbiamo comprendere e rispettare.

       

      Civico20News

  Giancarlo Guerreri

        Editorialista

                               

                                        
 


     

 


                 

 

 

 

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