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Politica Internazionale
A proposito dell'attentato a Vladimir Putin
L'Ucraina avrebbe cercato di colpire il complesso del Cremlino mediante l’utilizzo di droni. Per Peskov non ci sono dubbi.
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 04/05/2023

Ieri pomeriggio tutte le agenzie di stampa del mondo battevano la notizia di un attentato al Presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, fortunatamente sventato dall’ottimo servizio di difesa del Cremlino.

Negli stessi momenti dall’Associazione “Radicali Cuneo – Gianfranco Donadei” ricevevamo un comunicato stampa in cui si diceva che “grazie all’invio di armi da parte dell’Occidente, la Resistenza ucraina è riuscita a liberare importanti città e territori dall’invasore russo”.

Parole assolutamente arbitrarie e discutibili soprattutto se si pensa che la maggioranza dei cittadini italiani è contraria al foraggiamento di Zelensky e dei suoi guerriglieri che, più che un esercito serio, formato ed organizzato, sembrano “la corazzata Potëmkin”.

Ma non basta perché Filippo Blengino, Segretario politico di “Radicali Cuneo”, insiste nel dire che “aiutare chi esercita il proprio diritto alla legittima difesa, riconosciuto dal Diritto internazionale, significa non voltarsi dall’altra parte e difendere le vittime di questa guerra”.

A Blengino ci piacerebbe ricordare che la legittima difesa impone che uno si difenda a casa sua da un eventuale invasore. Lanciare dei droni esplosivi sul palazzo presidenziale di Mosca non configura legittima difesa ma, bensì, illegittima offesa.

I colleghi di “RaiNews” hanno immediatamente diramato le parole di Dmitrij Peskov, Vice capo di Stato Maggiore dell’Amministrazione presidenziale della Federazione Russa, Segretario di Stampa presidenziale, che ha immediatamente reagito all’attentato dicendo: “il Presidente Russo non era al Cremlino nel momento dell’attacco dei droni. Mosca adotterà misure di ritorsione contro Kiev” che, a detta del mainstream dell’informazione filo-ucraino, “smentisce qualsiasi coinvolgimento”.

L’attacco sferrato ad un Capo di Stato è un atto molto grave che denota assoluta involontarietà di perseguire un percorso di pacificazione e di fine delle ostilità. L’Ucraina di Zelensky, se fosse riuscita nell’intento, avrebbe portato alla morte di un uomo politico che – ad oggi – non è mai stato davvero messo in condizioni di trattare la sua posizione e di negoziare sul piano strategico-militare.

Gli Stati Uniti d’America del guerrafondaio Joe Biden e l’Unione Europea, con la complicità della NATO, stanno attuando una politica assolutamente deprecabile nei confronti della Federazione Russa che, lo ricordiamo, è alleata di potenze nucleari quali la Cina, la Corea del Nord e l’India.

Questo atteggiamento di sfida continua ad un Paese sovrano e militarmente avanzato non fa che alzare la temperatura dello scontro e – se si continuerà su questa linea – potrebbe condurre alla Terza Guerra Mondiale. Ciò nonostante all’Occidente pare non interessare assolutamente la via della diplomazia.

Domenica 7 maggio, in molte località italiane, fra cui Cuneo, vi sarà una staffetta per chiedere lo stop di invio di armi all’Ucraina. Un gesto importante compiuto da milioni di italiani che hanno il solo desiderio della pace e del ristabilimento dei rapporti pacifici e cordiali con la Federazione Russa.

La speranza è che, dopo il gravissimo atto terroristico compiuto ai danni di Vladimir Putin, l’Occidente prenda sinceramente coscienza del rischio di un’imminente guerra nucleare e inizi a ragionare con il cervello più che con la pancia.

E’ ben chiaro a tutti, o perlomeno a quanti si pongono delle legittime domande, che l’Ucraina di Zelensky è una nazione che cerca lo scontro e che non si pone alcuno scrupolo nel mettere a rischio i Paesi che la stanno sostenendo.

La domanda legittima che in molti ci poniamo da ormai 424 giorni è: “quanti italiani sono davvero pronti a sostenere l’Ucraina e ad entrare in un’eventuale guerra atomica che porterebbe a milioni di morti se non, addirittura, alla distruzione del pianeta?”.

Seguiremo senz’altro l’evolversi della questione con la speranza che qualcuno distolga gli Stati Uniti dall’odio accecante che li sta animando contro il loro nemico di sempre, la Russia.

#Federazione Russa
#Vladimir Putin
#Joe Biden
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