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Cronaca
Sul raduno degli Alpini a Udine e le ipotetiche trappole delle femministe
"Il Bacio" Francesco Hayez,(1859), da cui l'ispirazione per il cappello degli alpini.
Riflessioni su un tempo in cui un complimento giocoso diventa un pretesto per un malumore sociale dal volto più vasto
Articolo di Carlo Mariano Sartoris
Pubblicato in data 11/05/2023

A partire da giovedì 11 maggio fino a domenica 14 a Udine si darà convegno la 94ª adunata nazionale degli Alpini, sono previste oltre 90 mila penne nere

Un rendez-vous in una regione storicamente legata al corpo degli Alpini per tanti motivi, dalle memorie della Grande Guerra, alla posizione strategica del Friuli Venezia Giulia ai tempi della guerra fredda, prima difesa dei confini italiani e molto presidiata dagli Alpini, fino a quel terremoto del 1976 che devastò il Friuli, con gli Alpini in prima linea anche nel porre le operazioni di soccorso.

Alla luce di questa premessa l'attenzione si sposta su una domanda: “ in base a quali presupposti perché le donne di Udine dovrebbero armarsi di iPhone, pronte a controbattere la festosa, goliardica esuberanza delle penne nere?”

Domanda che sorge malinconica, eppur spontanea, dopo l'appello lanciato da alcune associazioni femministe che invitano le donne a documentare “molestie” subite durante i giorni del raduno, quasi come fosse cosa fatta.

Un appello che odora di fazioso preconcetto dopo gli ipotetici fatti di Rimini 2022 in occasione della 93º adunata delle penne nere, accolte con poco entusiasmo e salutate con una polemica sui social, imbastita dall'associazione femminista “Non una di meno”, che invitava le donne molestate dagli Alpini, a sporgere denuncia.

Un polverone mediatico fine a se stesso poiché, dopo opportuni accertamenti dell'Ana e in assenza di denuncia pervenute alle forze dell'ordine, la responsabilità di atteggiamenti molesti risultava da attribuire a qualcuno nel gran numero di altri giovani aggregati alla festa. Infatti, è facile per chiunque procurarsi una copia del tipico cappello e imbucarsi nella ricorrenza, pur senza aver nulla a che vedere con lo spirito storico della manifestazione.

Proprio in seguito a questo “nulla di fatto” risulta ancora più fuori luogo la “chiamata alle armi” delle ardite femministe a caccia di Alpini molesti da filmare col telefonino, ma a pensarci meglio, forse non è altro che un nuovo paradosso di questa nostra epoca in cui tutto diventa “social” per trasformarsi in critica ad ogni costo, nel nome di un qualcosa che è distorto dalla bramosia di voler apparire, giustizialisti da iPhone e da tastiera. Un tutti contro tutti che si espande a macchia d'olio in una società insicura e sempre più priva di riferimenti.

Forse è proprio questo vuoto spalancato sul senso di comunione il detonatore di assurdi controsensi e dell'ansia di un qualche simbolo etico da sgretolare. Protagonismi spiccioli da parte di improvvisati sbandieratori d'un "loro" mondo migliore.

Dunque, il nemico diventa un qualcosa di radicato: il professore della scuola, il crocefisso nelle classi, la vetrina da spaccare, l'opera d'arte da sfregiare… gli Alpini che fan festa e così via, sfuggendo emergenze ben più impegnative e svicolando dal quel senso di appartenenza che richiede umiltà e cognizione; due qualità rarefatte in questi tempi di nervosa gente, litigiosa e insofferente.

Pensieri vaganti di un CM alpino del 6º scaglione 1980 rammentano giovani in divisa che fischiavano dai camion della Taurinense, ma non per questo ritenuti molesti, anzi. Ricordo invece fanciulle che rispondevano ai saluti, sorrisi divertiti e anche qualche appuntamento. Le signorine aspettavano l'ora della libera uscita e non si sottraevano a qualche filarino. Nessuno scandalo di cronaca contro il corpo degli Alpini, nessuna denuncia, nessuna femminista sul piede di guerra.

Tradizioni d'altri tempi giunte fino a noi e oggi contestate dalla parte sbagliata, anche se il problema delle molestie e non soltanto, nei confronti della donna, si fa sempre più drammatico.

Se le nuove amazzoni vogliono accendere un faro sulle molestie subite dell'universo femminile, i luoghi ei nemici sono altri e altrove. Le violenze fisiche e gli stupri sono ripugnanti fatti di cronaca sempre più frequenti. Episodi che si consumano nei luoghi degradati delle periferie, nelle grandi stazioni, dentro i treni, nelle case, ovunque. Le donne sono un bersaglio, per lo più da parte di poco riconoscenti genti d'altre etnie; argomento scottante che nessuno osa chiamar per nome, poiché il rischio di sentirsi additare come razzista da altri, faziosi preconcetti, purtroppo è alto.

Gli Alpini appartengo a un “corpo” che ama le donne “per tradizione”, e da sempre sono ben visti e corrisposti. Anziché insistere nell'antipatica, quanto frivola caccia al nemico che non c'è, tutte le donne farebbero bene a stringere un patto di alleanza con le penne nere, sfilando assieme contro le violenze al “corpo” femminile. Nascerebbe  un sodalizio dagli sviluppi interessanti. Gli alpini sono i primi ad accorrere quando il territorio e la gente chiamano soccorso, molestatori invece, mai .

In ogni caso, gli Alpini sono in allerta. Via chat, senza polemizzare, singoli e sezioni sono stati allertati affinché la pacifica invasione di Udine da parte delle penne nere, non si lasci guastare da sciocchi trabocchetti architettati ad arte da parte di donne in cerca di notorietà personale, invitando inoltre a vigilare su eventualità animosità di qualche infiltrato.

Infine, una garanzia di serietà sta in quel numero di una certa importanza: 94 raduni degli Alpini sono un vanto per l'Italia e un motivo ci sarà. È un raduno di uomini su cui si può contare, che si sono battuti, che non si sono mai tirati indietro, dunque, gentili femministe, anziché allarmarsi e vigilare su “molestie preventive” delle penne nere, perché non vi recate in massa… alla stazione di Milano Centrale? C'è molto di terribile ahimé, da verificare in giro per il Bel Paese.

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