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Cronaca
La famiglia oggi e domani: riflessioni a margine dell'evento
A Cavallermaggiore una tavola rotonda sul tema della Famiglia.
Articolo di Andrea Elia Rovera
Pubblicato in data 29/05/2023

Venerdì 26 scorso, come vi avevamo annunciato, abbiamo partecipato alla tavola rotonda “La famiglia oggi e domani. Aspettando la festa delle famiglie di settembre” tenutasi nel Teatro “San Giorgio” di Cavallermaggiore (Cuneo).

Ad introdurre la serata Davide Sannazzaro, Sindaco di Cavallermaggiore e Consigliere Provinciale in area PD, che ha detto: “Il Comune di Cavallermaggiore, su iniziativa del gruppo famiglie di Cavallermaggiore, organizza la festa delle famiglie. La serata di stasera nasce dalla volontà di fare il punto sulla famiglia nel 2023. All’interno del nostro gruppo abbiamo cominciato a trattare questo argomento. C’erano tante idee, tanto confronto, e quindi abbiamo pensato di fare una serata proprio per riuscire a raccontare quello che era la famiglia nel 2023 e sentire voci molto diverse – anche estreme – per raccontarsi e per conoscersi”.

Sin qui nulla di strano anche se la sala era mezza vuota e la prima fila era completamente occupata dal mondo LGBT convenuto alla serata per sostenere Valentina Carcione, attivista di “Famiglie Arcobaleno e Rete Genitori Rainbow”. Il “Gruppo Famiglie di Cavallermaggiore”, citato dal Sindaco, non sembrava essere presente, oppure, lo era solo in parte. Nessun membro dell’opposizione della Giunta Sannazzaro che, come abbiamo riportato, ha dissentito completamente dall’evento e dalla sua tematica molto, troppo, vicina alla Lobby LGBT.

Presenti sul palco Annalisa Coppola, avvocato che si occupa di Diritto di Famiglia, Tania Parisi, Sociologa dell’Università di Torino e docente di Scienze dell’Educazione, Silvio Ribero, “Famiglia 6 Granda”, Valentina Carcione, “Famiglie Arcobaleno e Rete Genitori Rainbow”, don Piero Gallo, Sacerdote dell’Arcidiocesi di Torino e Presidente dell’Associazione “San Pietro”.

I cinque relatori hanno avuto il compito di raccontare la famiglia dal punto di vista proprio e del loro stato di vita umana e professionale.

L’avvocato Coppola, in un intervento piuttosto tecnico ha spiegato come il concetto di famiglia sia stato affrontato dai legislatori nel corso dei decenni, a partire dal 1942. Ha espresso il fatto che per le coppie omogenitoriali – i cosiddetti “Cirinnati” – non vi siano gli stessi diritti delle coppie eterosessuali, regolarmente coniugate, perché non viene loro concesso di riconoscere, in via automatica, il figlio “del compagno o della compagna” come proprio.

La dottoressa Parisi, da buona sociologa, ha snocciolato una serie di dati e statistiche che servivano a supportare la tesi per la quale la Famiglia Tradizionale, così come l’abbiamo sempre conosciuta, non sia più l’esempio da seguire e non sia, comunque, più la forma maggioritaria. Per sostenere questa tesi ha detto: “Io quando faccio lezione e parlo di famiglia ai miei studenti, chiedo sempre di dire chi, secondo loro, fa parte della loro famiglia. I confini delle famiglie che emergono da questa semplice domanda si basano non tanto su un’attribuzione legale di famiglia ma ci sono all’interno anche i vicini di casa, gli amici, i cugini, il cane e il gatto”.

Questo tentativo di rendere famiglia ciò che famiglia non è viene utilizzato, soprattutto nel mondo della psicologia e delle scienze umane, come metodo per scardinare i valori sovrumani dell’istituzione famigliare. Come dice spesso Mario Adinolfi, Fondatore del “Popolo della Famiglia”, quando tutto è famiglia, niente è più famiglia!

Don Piero Gallo (nella foto a destra), già missionario in Kenya e parroco di Barriera di Milano e San Salvario a Torino, ha ribadito come “il matrimonio debba essere fondato sulla fedeltà perché una coppia stabile dà più affidamento agli occhi dello Stato” che, infatti, cita questo assunto nel suo ordinamento giuridico. Sempre attenendosi alle nostre leggi, don Gallo ha continuato dicendo: “La Costituzione Italiana, che evidentemente nel nostro Paese è quella che al momento ci fa tenere la barra in una certa direzione, all’articolo 29 dice: ‘la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio’. Il matrimonio è uno, indissolubile e fecondo”.

Di particolare pregio la domanda aperta che il sacerdote cavallermaggiorese ha posto agli astanti, senza tuttavia ottenere risposta, che recita così: “Qui si discute della genitorialità come di un diritto. Io non ho scoperto che i genitori, questi adulti, abbiano diritto a diventare genitori. Se voi me lo spiegate sono contento”.

Valentina Carcione, genitore arcobaleno, ha detto: “io nella famiglia ci ho creduto talmente tanto che, quando ho conosciuto mia moglie, che all’epoca aveva già due figli, ci siamo innamorate talmente tanto dell’idea della famiglia che di figlia ne abbiamo fatta un’altra. Amiamo profondamente i nostri figli e io non li ho cercati, c’erano già. Abbiamo sentito l’esigenza di dimostrare al mondo che siamo brave persone e ci siamo rese conto che potevamo essere delle buone mamme. Non so se questo mi dia il diritto di essere madre ma so che mi fa assumere, con gioia, ogni giorno, le mie responsabilità che, a volte, sono un peso enorme perché essere genitori non è una passeggiata”.

Ha concluso il giro d’interventi Silvio Ribero che, da padre di cinque figli, di cui uno diversamente abile, ha parlato della famiglia dicendo: “Parlare di famiglia non è poi così semplice. Prima di tutto la differenza non la fa la legge, non la fanno le regole che ci vengono dettate o imposte, ma prima di tutto la facciamo noi. Nascono tanti bambini fuori dal matrimonio perché non ci si sposa più. Viviamo in una società dei paradossi. Da un lato vorremmo sicurezza ma noi non siamo più capaci di essere certezza per l’altro. Siamo noi che diamo l’esempio. I giovani forse non credono più nella famiglia, non credono più nel matrimonio, perché hanno visto che le famiglie si distruggono per un nonnulla. Perché forse abbiamo messo davanti a noi i nostri diritti, la mia persona. Sono dentro ad associazioni di disabili ma sono quasi tutti separati. La difficoltà, anziché unire, ci ha fatti tirare indietro. Ma come è possibile?”.

Al termine di questi interventi c’è stato un breve scambio di opinioni con il pubblico presente che ha detto la propria e poi l’assemblea si è sciolta.

Per noi che eravamo lì, è stato chiaro come la tavola rotonda fosse esageratamente spostata verso il mondo LGBT ed è stato chiaro l’intento delle tre donne sedute sul palco di “normalizzare” ciò che normale non è. La Famiglia è e resta quella tradizionale, formata da un uomo, una donna e i loro bambini.

Le realtà omogenitoriali, fondate sull’unione civile, non sono Famiglia e, i bambini presenti nei loro nuclei, il più delle volte ci sono dopo che queste hanno fatto ricorso alla discutibile e illegale pratica dell’Utero in Affitto.

Torneremo senz’altro sul tema visto che il Governo Meloni sta alacremente lavorando per rendere l’Utero in Affitto un reato universale da condannare senza “se” e senza “ma”.

 

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