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Interviste
La scuola, i giovani, il bullismo: intervista a Michael Lacey Freeman
Autore del libro “Egghead”, è intervenuto all’Istituto Comprensivo di Montegrosso (AT)
Articolo di Ezio Marinoni
Pubblicato in data 16/06/2023

Al termine dell'anno scolastico 2022/2023 riprendiamo una iniziativa che ha conivolto gli studenti dell’Istituto Comprensivo di Montegrosso (AT): nel mese di maggio hanno accolto il docente e scrittore di origine inglese Michael Lacey Freeman nelle loro scuole, insieme alle loro docenti di lingua inglese Rosanna Bruno, Silvia Destefanis, Antonella Fiore e Gabriella Garofano. Sulle note della canzone “Crying”, da lui composta, hanno dialogato con lui sul contenuto del suo libro Egghead. Il professor Freeman lavora nel settore ELT (English Language Teaching) da oltre trent’anni, come docente universitario e come autore di testi; è anche uno storyteller per passione, ama viaggiare per l’Italia per raccogliere materiali per le sue storie.

Bullismo e violenza sono temi di stringente attualità, nelle scuole e nella vita dei giovani, in quanto assistiamo a crescenti episodi di violenza fisica e psicologica, che si fanno strada anche fra le ragazze, un tempo più critiche e lontane da questa non – cultura. Ad un osservatore esterno, dopo questo esperimento di inserimento ed inclusione di uno scrittore nel mondo della scuola, che è avvenuto per il secondo anno, sorgono alcune domande e curiosità, alle quali Freeman si è dichiarato disponibile a rispondere, in collaborazione con la prof. Silvia Destefanis dell’Istituto di Montegrosso e la traduttrice Anne Durkan.

Cosa scrive nelle sue storie, con quale ispirazione e perché ha scelto questo argomento?

Ho scelto questo argomento perché, come molti bambini, sono stato vittima di bullismo quando andavo a scuola. Nel mio caso è stata un’esperienza soffocante e non vedevo vie d’uscita. Credevo che gli insulti dei bulli corrispondessero a verità, al punto che mi ero convinto di essere un buono a nulla, un fenomeno da baraccone, privo di valore, un fallito senza futuro. Ho deciso di re-immergermi nel ragazzino che ero un tempo e raccontare la sua storia nella speranza che potesse essere di aiuto per i ragazzini che stanno soffrendo ora. Nelle prime stesure del libro ho immaginato il protagonista che racconta la sua storia con la testa china, troppo insicuro e fragile per guardare in faccia il lettore. Alla fine della storia, all’ultima riga, guarda finalmente il lettore negli occhi e gli dice: “spero che la storia ti possa aiutare”. Credo che vicende come questa possano essere di aiuto alle vittime, per sentirsi meno sole e più inclini a condividere le loro paure con le persone a cui vogliono bene. Inoltre, per i bambini è molto più facile pensare e parlare di bullismo attraverso gli occhi del personaggio di una storia che parlare in prima persona della loro esperienza personale.

I due plessi di Montegrosso e Mombercelli, facenti parte dello stesso Istituto Comprensivo, si trovano in paesi di media e piccola dimensione, sebbene non lontani da Asti. Nelle sue esperienze ravvisa una differenza fra città e campagna, fra piccole e grandi realtà?

Uno dei grandi vantaggi delle storie è che riescono a trascendere queste differenze. La reazione alla storia e le domande che genera sono le stesse, in diverse regioni d'Italia e in tutto il mondo. Ho parlato della storia, di Egghead e del bullismo a bambini in Giappone, Indonesia, Mongolia, Brasile, Nigeria e Messico e tutti vogliono sapere la stessa cosa, conoscere la risposta alla più magica delle domande: "Cosa succede dopo?" Le storie colmano i divari di luogo, generazione e cultura. Mi ricordo un incontro con i bambini di una scuola media di Ostia, che portarono un pallone in classe perché volevano giocare a calcio con me dopo la scuola. Nella storia, i bulli non permettono al protagonista di giocare a calcio. I bambini hanno portato il pallone perché volevano riparare un torto avvenuto in un altro momento, in un luogo e in una cultura diversi. Ecco quanto sono potenti le storie.

Il ruolo degli insegnanti e della scuola è oggi ancora più importante di un tempo, perché i giovani sono distratti da tante attrazioni che ne possono minare l’attenzione e la concentrazione. Dopo il covid19, che è stato un altro problema per scuola e studenti, come vedrebbe o vorrebbe la scuola italiana e i suoi insegnanti?

La pandemia ci ha dimostrato quanto sia importante il ruolo di un insegnante nella nostra società, che si trova sempre in prima linea. Una delle grandi sfide di oggi è motivare i nostri studenti. A marzo sono stato coinvolto in un tour di conferenze di dieci giorni in Italia, organizzato dalla Oxford University Press, in cui ho parlato di questo argomento. Uno degli elementi chiave della motivazione è l'attenzione: gli insegnanti sono attrezzati per attirare l'attenzione dei loro studenti perché li conoscono bene e sono consapevoli di quali pulsanti devono premere per riportare la loro mente in classe. Dovremmo, tuttavia, stare attenti a non richiedere troppa concentrazione ai nostri studenti. La concentrazione in classe è importante, ma anche prima della pandemia non era desiderabile o realistico che fosse costante. Se prendi la sezione centrale della parola, concentrazione, hai quasi un'altra parola, "centro" e gli insegnanti sanno che l'apprendimento non consiste solo nel portare gli studenti a concentrarsi sul centro, perché l'apprendimento avviene anche ai margini. Per esempio, quando un bambino legge o ascolta una storia, non ascolta o legge solo quelle parole, ma fa riferimento alla propria esperienza e riempie i buchi con pezzi della sua vita. L'apprendimento può essere diretto, indiretto o addirittura incidentale; in una classe questi tre canali sono sempre aperti. Le storie sono cruciali perché ci costringono a chiederci cosa accadrà dopo. Questa domanda ci rende umani, ci spinge a saperne di più, a imparare, ampliare e migliorare, per questo è un elemento chiave in classe mentre cerchiamo di uscire dalla pandemia.

Quali sono e sue impressioni sugli incontri svolti in Piemonte, a circa un anno di distanza dai precedenti? Ha riscontrato impatti o cambiamenti prodotti dalla pandemia sulla scuola e sugli studenti?

Questa volta è stato bello parlare agli studenti senza la mascherina e sicuramente ha reso più facile per loro porre domande. In entrambi gli incontri la loro creatività è emersa. Nel 2022 mi hanno accolto per la prima volta con tante domande. Quest’anno, nel nostro secondo incontro, molti degli studenti volevano mostrarmi o raccontarmi i racconti che avevano scritto. Sono rimasto molto colpito da questo aspetto: la storia ha provocato una reazione che a sua volta ha portato alla creazione. Non a caso, in lingua inglese “creazione” è anagramma di “reazione”. Dietro tutto questo ci sono alcuni insegnanti estremamente talentuosi e appassionati al loro lavoro che rendono possibile tutto questo.

Ha intenzione di dare un seguito, in futuro, a questi incontri?

Sicuramente tornerò. Spero di visitare di nuovo la scuola nei prossimi anni per presentare il sequel di Egghead. Gli studenti di Montegrosso D'Asti e Mombercelli saranno i primi in Italia a leggerlo.

Da ultimo, una indiscrezione: i suoi programmi di scrittura prevedono qualcosa in cantiere, su questo o su altri temi?

Come ho detto prima, il sequel di Egghead uscirà presto, ho già preparato materiale per una "maratona di lettura" in Mongolia. L’obiettivo di un evento del genere, assai diffuso in Asia, è di promuovere la lettura. Per questa particolare maratona ho scritto 21 racconti brevi. I partecipanti devono leggere una storia ogni giorno per 21 giorni. Andrò in Mongolia negli ultimi giorni dell'evento per annunciare il sequel del mio primo libro e per incontrare i partecipanti alla maratona. Più avanti nel corso dell'anno, visiterò il Vietnam e l'Indonesia per parlare di Egghead e del racconto in generale. Ho completato un'altra storia intitolata “Boloroo's Big Question”, “La grande domanda di Boloroo”, che narra di una ragazza mongola, curiosa della vita, che vive in Italia con la sua famiglia e fa domande in continuazione. “Perché il cielo è azzurro?”; “Qualcuno vive sulla luna?”; “Perché dobbiamo mangiare la verdura?”; “Cosa sono le stelle?”. E c'è una grande domanda a cui Boloroo non riesce a trovare una risposta… Sono queste le domande che rendono le storie importanti ed essenziali per l'apprendimento. Non dico qual è la domanda di Boloroo, perché ci costringerebbe a porre di nuovo l’altra domanda: “cosa succede dopo”?

Al termine dell’intervista si scopre di aver incontrato un docente che racconta storia di vita oggi assai importanti, che partono da un vissuto personale per trasferirsi a quello di tanti giovani; a mezz’aria, non detto, rimane e aleggia il fascino e il potere della parola, che può suscitare emozioni e creare altri pensieri fino a farli diventare nuove storie da raccontare.

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