Quanto segue si riferisce all’incontro n° 74 del 08.02.2022 che è stato suddiviso in 7 articoli. Questo è il n°6.1
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Bisognerebbe poter uscire da questo mondo!
Certamente! L’espressione è giusta anche se nella pratica non serve uscirne fisicamente come crediamo di poter e dover fare. Basta fare solo quello che serve nel modo in cui ho appena accennato in precedenza ed anche se continuiamo a stare fisicamente in questo mondo è come se fossimo distaccati in un mondo parallelo, che poi è il vero mondo. Un mondo completamente diverso in cui vedremmo le cose in modo completamente diverso, ovvero esattamente come sono e non come le interpretiamo. Vedendole interagire con ognuno di noi in modo completamente diverso. Ed anche la nostra risposta sarebbe completamente diversa. Saremmo come alieni nel vero senso della parola. Saremmo altro!
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E potremmo fare ugualmente le stesse cose, ma con significati e risposte completamente diverse! Tempo fa durante incontri come questi ci fu una signora che riportò la sua esperienza ai presenti rispetto al fatto che quando le persone che conosceva le chiedevano quali fossero le ragioni del suo evidente cambiamento, rispondeva che la causa fosse da ricercare nel continuo chiedersi ogni volta se quello che stava per fare le servisse, le servisse veramente, e nel caso in cui così non fosse evitare di farla. Agli occhi degli altri, questa semplice azione cosciente, aveva prodotto un cambiamento così evidente da farla apparire come fosse diventata un’altra persona. Basta una domanda! Basta volerlo veramente! Per poter intraprendere un cammino che porterà altrove e su quel cammino si incontrerà tutto, ma proprio tutto, quello che serve per percorrere quel cammino. Al punto tale che lo capiremo da noi stessi e non ci importerà più che qualcuno giustifichi o sostenga quello che noi sperimentiamo direttamente. Perché ciò che noi sperimenteremo direttamente sarà per noi una acquisizione talmente profonda da modificare non solo noi stessi ma l’intero universo. Poiché la nostra interazione con l’universo avrà la stessa dignità e forza di ciò che all’origine ha determinato il divenire delle cose e delle creature di cui anche noi facciamo parte.
Io penso che ci arriveremo, con fatica, però ci arriveremo. Sono speranzosa nel profondo del mio cuore. Ci riusciremo. Ad essere “a sua immagine e somiglianza”.
Hai ragione! È esattamente così, solamente che quella frase è stata così a lungo abusata all’interno di una religione da diventare un mantra vuoto di significato; ma è proprio così! Ad immagine e somiglianza della nostra essenza più profonda e originale che è della stessa sostanza dell’origine dell’origine.
Sì, sì. Non lo so, ma è una sensazione che provo dentro di me, una sensazione fisica.
Certamente anche fisica e nel fisico.
E infatti in questo momento attuale, nella situazione in cui mi trovo a vivere, sono sospesa da settembre, la sto vivendo come se fosse vissuta non solo dentro di me, ma anche fuori di me, ma come se il male che c’è intorno non dovesse entrare dentro di me. Non so se è giusto o meno. Ma non voglio farmi coinvolgere più di tanto da tutto questo. Da questa situazione, ecco.
Ciò che stiamo osservando fuori è esattamente come quello che abbiamo dentro.
Una tempesta!?
Oggi stiamo osservando quasi esclusivamente la parte che ci dà fastidio, la parte che dobbiamo pagare, quella che non avremmo mai voluto pagare, ma dentro di noi c’è già manifestata quella parte di cui abbiamo goduto, stiamo godendo e godremo senza quasi rendercene conto. I tempi e i modi di entrambe sono in stretta relazione con quella azione che ho citato prima, quella che parte da noi quando iniziamo ad entrare in relazione con noi stessi per conoscerci davvero. Succederà che, dopo tutta la sofferenza che questo periodo porta con sé, improvvisamente tutto ciò cesserà per trasformarsi nel suo contrario per tutto il tempo necessario a rendere chiara la cosa nella sua totalità. Allora qualcuno si dimenticherà o avrà già nuovamente dimenticato che per avere quelle cose buone si è dovuto prima passare di qua, da queste cose apparentemente cattive o percepite tali. Non solo, ma chi avrà fatto tesoro di tutto ciò, accettandolo totalmente senza riserve, quindi schifezze comprese, potrà goderne integralmente, mentre coloro che lo avranno sempre respinto, pur trovandosi nelle condizioni di poter godere di tali situazioni o cose, non potranno comprendere e si troveranno sempre e solo in una delle sue parti, prigionieri di essa, nel bene o nel male. Come succede ad un elefante che, abituato a essere tenuto al palo con una corda, anche se liberato da essa continua a stare sul posto come se fosse ancora legato. Ad uno stato simile ci conduce anche la meditazione quanto non se ne comprende il vero senso. Per questo mettevo sull’avviso: occhio alla meditazione! Ma anche ad altre tecniche di altro genere che sviluppano stati di coscienza simili. Specialmente quelle tecniche che vanno ad indagare, in modo forzato, che cosa è ciascuno di noi, poiché vanno a leggere nella memoria del sangue e in tutto quello che sta intorno a noi, cose che non devono essere toccate perché sono in stretta relazione con altro e la sintesi che se ne estrae è quella che ci permette di funzionare e fare quello che stiamo facendo ora. Nel momento in cui, toccandole, rompessimo in quel modo forzato l’equilibrio tra tali parti, l’unico risultato certo è un ulteriore frazionamento e distorsione dello stato “di salute” dell’intero nostro sistema (coinvolgendo così anche l’universo di cui facciamo parte), facendolo esplodere in parti difficilmente recuperabili.
Tipo “costellazioni famigliari” o roba del genere.
Certamente! Andare a lavorare sui chakras, andare a vedere come si può migliorare la propria situazione energetica o quella di tizio, caio o sempronio, insomma tutte quelle tecniche che sappiamo bene che funzionano, nessuna esclusa (anche un semplice abbraccio è una tecnica di quel genere), sarebbero cose da evitare pur sapendo bene che non possiamo privarcene completamente.
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Prosegue nei prossimi articoli
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